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Sassari Oltre duemila focolai attivi di blue tongue, 742 di una variante per la quale ancora non sono a disposizione i vaccini, 69mila pecore malate sulle 809mila presenti nelle aree di contagio, 9700 capi morti dallo scorso luglio: sono i numeri di un’emergenza che sta mettendo in ginocchio decine di aziende zootecniche della Sardegna.
Quella che si è verificata a partire da giugno è una “tempesta perfetta”: campagna vaccinale per il sierotipo 8 partita in ritardo, malattia che si è manifestata un mese e mezzo in anticipo rispetto agli altri anni, arrivo di un nuovo sierotipo, il 3, per il quale ancora non è disponibile il vaccino (e non arriverà prima della prossima primavera), e un clima caldo e umido che favorisce la proliferazione degli insetti vettore che diffondono la malattia.
Al momento, secondo i dati diffusi dall’Istituto Zooprofilattico della Sardegna, il sierotipo 3 si sta diffondendo nel centro sud Sardegna: 295 focolai nelle aree di competenza delle Asl di Cagliari, 165 nel Sulcis, 174 nel Medio Campidano, 87 a Oristano, 13 in Ogliastra, 1 a Nuoro e 7 a Sassari (zona di Olmedo). Ci sono però 902 focolai dei quali non è ancora noto il sierotipo (i risultati delle analisi arrivano dopo una decina di giorni dal laboratorio di Teramo): 147 a Sassari, 46 in Gallura, 289 a Nuoro, 27 in Ogliastra, 361 a Oristano, 12 nel Sulcis e 20 a Cagliari. Del sierotipo 4 ci sono 13 focolai (1 Sassari, 12 Ogliastra) e del sierotipo 8 sono attivi 480 focolai così distribuiti: 277 Sassari, 88 Gallura, 90 Nuoro, 25 Ogliastra.
«Di questa situazione c’è un unico responsabile: il cambiamento climatico – afferma Franco Sgarangella, direttore del dipartimento di prevenzione veterinaria del Nord Sardegna –. Le popolazioni europee di animali e uomini dai primi anni 2000 possono essere colpite dalle malattie esotiche proprio per via dei cambiamenti climatici. Malattie che hanno superato il 40° parallelo e stanno interessando non solo l’Italia ma anche il Nord Europa. Sono malattie caratterizzate dalla presenza di un insetto vettore, il Culicoides imicola, che è il responsabile della diffusione dell’epidemia. Fondamentale è controllare questo insetto vettore, che è quello che alla fine determina il diffondersi dei virus».
Esistono 27 diverse sottospecie del virus della lingua blu e in Sardegna se ne sono diffuse tre. «Per ogni sierotipo devi avere un vaccino specifico, che però non si trova sul mercato. Di volta in volta i vaccini vengono prodotti dalle multinazionali solo su richiesta del singolo Stato o Regione. Devi affidare la produzione per le dosi che ti servono e loro impiegano circa quattro mesi per la consegna. Fino al 2004 usavamo vaccini “vivi” che davano una immunità più forte e duratura, ma avevano anche numerosi effetti collaterali. Da allora usiamo solo vaccini inattivati, che non provocano effetti indesiderati, possono essere usati anche durante l’epidemia, come vaccino di emergenza. Questi sieri danno una immunità leggermente inferiore e hanno bisogno di continui richiami».
Ormai l’unico modo per limitare i danni e arginare la diffusione del nuovo sierotipo è la prevenzione. «Raccomandiamo agli allevatori lo smaltimento del letame, il ricovero notturno al chiuso del bestiame e la riduzione dei ristagni d’acqua dove si possono sviluppare le larve. Stiamo raccomandando di continuare a vaccinare i capi per il sierotipo 8, ma resta fondamentale l’uso degli insetto repellenti. Ossia gli spray che tengono lontani gli insetti ed evitano che le pecore vengano punte. I dati dicono che la malattia è in evoluzione e la situazione meteoclimatica è ancora favorevole per lo sviluppo dell’insetto vettore, attendiamo quindi di valutare quando arriveremo al picco epidemico».
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