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Con 41 milioni di ettolitri di vino, l’Italia è di nuovo primo produttore. Cotarella: “Una delle vendemmie più impegnative della mia carriera” #finsubito prestito immediato


«La 2024 è stata una delle vendemmie più impegnative che ricordi nella mia ormai lunga esperienza di enologo». Parola del presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella che da Siracusa – dove la sua associazione ha presentato le stime vendemmiali insieme a Ismea e a Unione italiana vini – fa il punto su un’annata caratterizzata da un quadro meteorologico estremo. Quantitativi attesi? 41 milioni di ettolitri, in linea con quanto aveva pronosticato Coldiretti la settimana scorsa.

Incremento del 7% ma ben sotto la media quinquennale

Pur registrando un +7% sui valori del 2023 (quando l’annata era stata ultra-ligt), il raccolto 2024 rimane distante (-12,8%) dalla media produttiva dell’ultimo quinquennio, mancando l’obiettivo ottimale stimato dalle imprese del vino tra i 43-45 milioni di ettolitri. A contenere il potenziale produttivo, l’ormai consueto impatto di fenomeni climatici estremi, dalle piogge eccessive al Centro-Nord alla siccità nel Sud. Nel complesso un’annata contenuta nella quantità ma di qualità buona, con diverse punte ottime.

L’Italia torna prima in classifica. La Spagna supera la Francia

L’indagine vendemmiale, rispetto allo scorso anno, fotografa una sostanziale tenuta al Nord (+0,6% la performance della macroregione), accompagnata da una ripresa importante nel Centro (+29,1%) e da un incremento contenuto nel Sud (+15,5%) che, tuttavia, non bastano a riportare la produzione sui livelli di medio-periodo. Mentre Nord e Centro si discostano dalle medie quinquennali (2019-2023) rispettivamente del 5,3% e 5,4%, la performance dei vigneti di Sud e Isole si conferma in forte flessione, a -25,7%. Nello scenario globale, la drastica contrazione della Francia (-18% sui valori 2023) riconsegna all’Italia il primato produttivo mondiale.

A illustrare l’andamento negli altri paesi è Gaya Ducceschi, head of wine&society and communication del Ceev: «La Francia perde il titolo di primo produttore al mondo con un calo notevole del 18% e 39,3 milioni di ettolitri. Sorpasso della Spagna che, con incremento del 20%, si porta in seconda posizione e a 39,7 milioni di ettolitri. Vanno giù Germania e Portogallo. Nel resto del mondo, la situazione appare più rosea: crescono Argentina (+27%), Australia (+21%) e Sud Africa (+1%), mentre registrano segni meno Cile e Nuova Zelanda».

 

Frescobaldi e il vigneto a fisarmonica

Torna a parlare di strategie a lungo termine il presidente Uiv Lamberto Frescobaldi: «Abbiamo bisogno di un vigneto Italia “a fisarmonica” reso più gestibile e flessibile da strumenti di intervento in grado di tamponare il tema delle eccedenze e, per quanto possibile, di rendere meno traumatiche le annate scarse». Quindi, attenzione alle rese nelle annate ricche e scelte oculate sull’utilizzo dell’1% delle autorizzazioni d’impianto Ue. Ma da Divinazione Expo ribadisce il suo no agli estirpi, già adottati in Francia: «Per comprenderne gli effetti basta ricordare quanto accaduto 13 anni fa, quando, a fronte di una spesa pubblica di circa 300 milioni di euro e 30 mila ettari espiantati soprattutto in collina e in aree Doc, ci siamo ritrovati due anni dopo con una vendemmia record da 53 milioni di ettolitri».

Boom dell’Abruzzo, giù Lombardia e Sardegna

Con 11 milioni di ettolitri e una quota pari al 27% del raccolto Made in Italy, il Veneto si conferma la principale regione produttiva italiana, seguita da Emilia-Romagna e Puglia, in sostanziale pari merito con circa il 17%. Seguono nella top5 Piemonte e Sicilia, tallonata dalla Toscana.
Nel Nord Ovest è il Piemonte la regione che cresce di più (+10%), mentre vanno giù Lombardia (-30%), Valle d’Aosta (-20%) e Liguria (-3%). Variegata la situazione nel Nord-Est dove, a una crescita moderata in Emilia-Romagna (+7%), si sommano la flessione del Trentino-Alto Adige (-12,4%) e la stabilità di Veneto e Friuli-Venezia Giulia. Al Centro si registrano vari recuperi in doppia cifra rispetto alla scarsa produzione 2023, con Marche a +25% e Toscana, Umbria e Lazio a +30%. Al Sud, dopo il flagello della peronospora dello scorso anno, Abruzzo e Molise fanno rispettivamente +85% e +100%, seguiti da Basilicata e Campania (entrambe a +30%), Puglia (+18%) e Calabria (+10%). Segno meno nelle isole, a causa della siccità: Sicilia a -16% e Sardegna a -20%.




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