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Il sostegno alle famiglie tra contributi economici e offerta di servizi #finsubito prestito immediato

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Il sostegno alla famiglia � una delle annunciate priorit� a cui il governo sta lavorando in vista della prossima Legge di Bilancio. Si cercano soluzioni di carattere economico, dal potenziamento dell’Assegno Unico Universale alla (re)introduzione delle detrazioni per figli a carico sotto i 21 anni, lasciando in secondo piano gli strumenti a supporto della conciliazione vita-lavoro

Michaela Camilleri

Il sostegno alla famiglia � una delle annunciate priorit� a cui il governo sta lavorando in vista della predisposizione della prossima Legge di Bilancio. Allo studio ci sono diverse ipotesi: dal potenziamento dell’Assegno Unico Universale alla (re)introduzione delle detrazioni per figli a carico sotto i 21 anni di et�, fino all’estensione della decontribuzione per le lavoratrici madri. L’esecutivo sembrerebbe, dunque, concentrarsi sul rafforzamento di misure di carattere economico gi� esistenti con l’obiettivo di sostenere le famiglie,�lasciando per� in secondo piano la sfera dei servizi e degli strumenti a supporto della conciliazione vita-lavoro, altrettanto importanti anche nell’ottica di favorire una maggiore occupazione, soprattutto femminile.

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I contributi economici a sostegno delle famiglie

Introdotto a decorrere dall’1 marzo 2022 con lo scopo di razionalizzare le previgenti misure di sostegno alla natalit�, l’Assegno Unico Universale (AUU) � rivolto ai nuclei familiari con figli a carico fino ai 21 anni, oltre che figli disabili senza limiti di et�; per i nuovi nati l’assegno decorre a partire dal settimo mese di gravidanza. L’importo spettante varia in base all’ISEE, all’et� e al numero dei figli e alle eventuali situazioni di disabilit� dei figli. In particolare, � prevista una quota variabile progressiva da un massimo di 199,4 euro per ciascun figlio minore con ISEE fino a 17.090,61 euro a un minimo di 57 euro per ciascun figlio minore in assenza di ISEE o con ISEE pari o superiore a 45.574,96 euro. L’importo base pu� essere poi integrato da alcune maggiorazioni specifiche legate alla dimensione del nucleo familiare, alla presenza di figli disabili e di altre caratteristiche familiari, quali l’et� della madre e la presenza di entrambi i genitori percettori di reddito da lavoro.�

Secondo gli ultimi dati INPS,oltre 6 milioni di nuclei familiari beneficiano dell’AUU per un totale di 9,8 milioni di figli e una spesa pari a 9,86 miliardi nei primi 6 mesi del 2024�(18 miliardi di euro nel 2023 e 12,3 miliardi nel 2022).�

Se l’Assegno�� definito unico perch� ha semplificato e potenziato i precedenti interventi a sostegno della genitorialit�(dal premio alla nascita, agli assegni familiari, dal bonus beb� alle detrazioni fiscali per figli fino a 21 anni)�e universale perch� corrisposto a tutte le famiglie con figli a carico anche in assenza di ISEE, il Bonus Asilo Nido – unica misura non assorbita dall’AUU – si configura come�uncontributo specifico per il pagamento di retta per la frequenza di asilo nido o forme di supporto presso la propria abitazione. Il trattamento economico spetta alle famiglie con figli di et� inferiore a 3 anni (o che compiano tre anni nell’anno solare) e che frequentano un asilo nido pubblico o uno privato autorizzato o affetti da gravi patologie croniche certificate. Gli importi massimi concessi variano da: 3.000 euro annui�per i nuclei familiari con un�ISEE fino a 25.000 euro; 2.500 euro annui�per i nuclei familiari con un�ISEE da 25.001 euro fino a 40.000 euro; 1.500 euro annui�per i nuclei familiari con un�ISEE superiore a 40.000 euro.

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La Legge di Bilancio per il 2024 ha poi previsto un aumento dell’importo massimo erogabile esclusivamente per i nuovi nati�a decorrere dall’1 gennaio 2024 e in presenza di�almeno un figlio di et� inferiore ai 10 anni�e un ISEE minorenni regolare fino a 40mila euro. Il contributo per il pagamento di rette relative alla frequenza di asili nido pubblici e privati, che per l’utilizzo di forme di supporto presso la propria abitazione, � elevato di un importo pari a 2.100 euro e si hanno, pertanto, i seguenti importi massimi: 3.600 euro con ISEE minorenni in corso di validit� fino a 40mila euro; 1.500 euro con ISEE minorenni superiore a 40mila euro. Stando a quanto comunicato dall’INPS a maggio 2024, per il Bonus Asilo Nido sono state presentate�315.967 domande e ulteriori 20.800 sono in fase di acquisizione, per una spesa di 34,7 milioni di euro su un budget stanziato di 815 milioni di euro.

La Legge di Bilancio per il 2024 ha poi introdotto un’ulteriore misura economica di sostegno alle famiglie, ovvero ladecontribuzione a favore delle lavoratrici madri: dall’1 gennaio 2024 al 31 dicembre 2026, � previsto un esonero del 100% della quota dei contributi previdenziali, nel limite massimo di 3.000 euro annui, a carico delle lavoratrici madri di tre o pi� figli, con rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato, fino alla maggiore et� del figlio pi� piccolo. Il medesimo esonero � riconosciuto, in via sperimentale, dall’1 gennaio 2024 al 31 dicembre 2024, anche alle lavoratrici madri di due figli, con rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato, fino ai 10 anni di et� del figlio pi� piccolo.

In vista della manovra finanziaria, si discute di un possibile potenziamento di citate misure: l’AUU potrebbe essere escluso dal calcolo dell’ISEE almeno per le famiglie numerose; le detrazioni per figli a carico sotto i 21 anni di et� potrebbero essere reintrodotte e la decontribuzione per le lavoratrici mamme con due figli prorogata anche per il prossimo anno ed estesa alle professioniste. Se, da un lato, il contributo economico da parte dello Stato a supporto delle famiglie con figli a carico � senza dubbio importante, dall’altro�migliorare l’offerta di servizi volti a favorire la conciliazione tra vita privata e lavoro,�� altrettanto indispensabile per favorire una maggiore occupazione, soprattutto femminile.�

L’offerta di servizi a supporto della conciliazione vita-lavoro

Secondo gli�ultimi dati Istat riferiti all’anno educativo 2021/2022, sul territorio nazionale sono presenti 13.518 nidi e servizi integrativi per la prima infanzia e sono autorizzati circa 350mila posti, poco meno della met� a titolarit� pubblica (il 48,8%).�

Figura 1 – Posti pubblici e privati disponibili nei servizi educativi per l’infanzia per 100 bambini di 0-2 anni

Figura 1 – Posti pubblici e privati disponibili nei servizi educativi per l’infanzia per 100 bambini di 0-2 anni

Fonte: Report Istat “Offerta di nidi e servizi integrativi per la prima infanzia”

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In rapporto alla popolazione target, la dotazione complessiva � al di sotto del 33% fissato dall’Unione Europea per il 2010 e decisamente lontano dal nuovo obiettivo del 45% entro il 2030: pur tenendo conto del caso dei bambini anticipatari nelle scuole di infanzia,�fa comunque riflettere che i posti disponibili corrispondano al 28% dei bambini residenti sotto i 3 anni di et�. La situazione sul territorio � molto eterogenea: basti pensare che, a livello regionale, la disponibilit� di servizi varia da un minimo dell’11,7% dei posti sul potenziale bacino di utenza in Campania a un massimo del 43,7% in Umbria.�

Il potenziamento dell’offerta di nidi e servizi integrativi per la prima infanzia�� solo un esempio di come potrebbe essere affrontata la pi� complessa e articolata questione della conciliazione vita-lavoro.�Si potrebbe parlare di�smart working, orari flessibili o agevolati, solo per citare alcuni strumenti essenziali per creare un contesto socio-economico nel quale le donne non debbano vivere la scelta maternit� come oppositiva a quella di avere un impiego o costruirsi una carriera. D’altronde, i numeri�dell’occupazione femminile parlano chiaro.�Secondo dati Eurostat, in Italia, nel 2023 il tasso di occupazione delle donne di et� compresa tra i 20 e i 64 anni � stato pari al 56,5%, il valore pi� basso tra i 27 Paesi membri, contro una media UE al 70,2%.

Figura 2 – Tasso di occupazione femminile (20-64 anni)

Figura 2 – Tasso di occupazione femminile (20-64 anni)

Fonte: Elaborazioni Itinerari Previdenziali su dati Eurostat

A ci� si aggiunga che,�secondo un’indagine INAPP-PLUS, 1 donna su 5 fuoriesce dal mercato del lavoro a seguito della maternit� e la decisione di lasciare � determinata per oltre la met�, il 52%, da esigenze di conciliazione e per il 19% da considerazioni economiche.�

Anche il Rapporto ISTAT SDGs 2023�evidenzia come la distribuzione del carico di lavoro per le cure familiari tra uomini e donne risulti sbilanciata e l’istruzione si confermi come fattore protettivo per l’occupazione delle donne con figli piccoli. Nel 2022,�il tasso di occupazione delle donne di et� compresa tra 25 e 49 anni con figli di et� inferiore ai 6 anni � pari a 55,5%, mentre quello delle donne della stessa et� senza figli � del 76,6%. La differenza occupazionale tra lo status di madre e non madre � molto bassa in presenza di un livello di istruzione pi� elevato, con un valore dell’indicatore pari a 91,5%. Dati dai quali scaturiscono almeno due importanti riflessioni: la prima riguarda il fatto che, considerata la limitata disponibilit� di risorse finanziarie e il livello attuale del debito pubblico, lo Stato deve fissare delle priorit� in merito agli strumenti a sostegno delle famiglie, che per� non possono essere solo misure di natura economica; la seconda implica la necessit� di continuare a costruire sinergie efficaci con il privato, ancor di pi� in un ambito nel quale il pubblico non riesce a soddisfare autonomamente le esigenze dei cittadini.�

Scelte magari meno premianti in termini di popolarit� e pi� complesse da mettere a terra rispetto all’erogazione di un sussidio economico, ma forse maggiormente efficaci.

Michaela Camilleri, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

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