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Già non è che l’Italia brilli per investimenti in startup. Se poi le fai penare per ottenere gli aiuti pubblici che hai promesso, c’è da poco da lamentarsi che il Belpaese fatichi a consolidare le proprie aziende innovative e diventare un polo attrattivo. È quello che sta succedendo con il Fondo per lo sviluppo delle tecnologie e delle applicazioni di intelligenza artificiale, blockchain e internet of things di Infratel, società in house del ministero delle Imprese e del made in Italy (Mimit).
Il fondo, istituito nel 2019, ha l’obiettivo di finanziare l’applicazione di nuove tecnologie in settori industriali “tradizionali”, dalla manifattura alla sanità, dalla logistica all’agroalimentare, sostenendo progetti industriali di innovazione con 45 milioni di fondi pubblici. Non ancora erogati, alla data di pubblicazione di questo articolo. Chi li aspetta, spera che sia la volta buona. Chi li deve distribuire, assicura che finalmente si parte.
Il fondo voluto da Di Maio
Ma andiamo con ordine. E riavvolgiamo il nastro. È il 30 dicembre 2018, viene approvata la legge di bilancio 2019. Governa l’alleanza giallo-verde tra Movimento 5 Stelle e Lega Nord. Al comma 226 l’allora ministero per lo Sviluppo economico (Mise), guidato da Luigi Di Maio, istituisce un fondo “per interventi volti a favorire lo sviluppo delle tecnologie e delle applicazioni di intelligenza artificiale, blockchain e internet of things”. Obiettivo: “Perseguire gli obiettivi di politica economica e industriale, connessi anche al programma Industria 4.0, nonché per accrescere la competitività e la produttività“. Sul piatto 15 milioni all’anno per il 2019, il 2020 e il 2021. In tutto, 45 milioni.
In quegli anni è il Movimento 5 Stelle il partito che vuole intestarsi il primato in campo tech. Di Maio raduna anche 60 esperti e crea due commissioni, una per l’AI e una per la blockchain, per farsi indicare una strategia di sviluppo nazionale. Mai attuata. Nel frattempo, nella prima legge di bilancio del governo Conte I c’è l’assist finanziario. Serve, però, chi si occupi di gestire il fondo. E si rimanda l’individuazione a un regolamento ad hoc. Che arriva il 5 novembre 2021.
A firmarlo è Giancarlo Giorgetti, che a febbraio ha giurato come ministro dello Sviluppo economico nel governo guidato dall’ex presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi. Nel mezzo c’è stata l’emergenza Covid-19, il governo Conte II e il fondo per le nuove tecnologie è stato accantonato. Il politico leghista affida la pratica a Infratel, una società pubblica sotto l’ombrello del Mise, istituita per sovrintendere al settore delle telecomunicazioni e ai piani nazionali per la banda larga.
Come si vincono i fondi
Il 24 giugno 2022 il direttore generale della in-house, Giuseppe Bronzino, pubblica il regolamento che spiega come funziona il fondo. Con due novità. Primo: i 45 milioni vengono stanziati in un’unica soluzione, non ha più senso replicare la scansione di tranche annuali del 2019. Secondo, la ripartizione è per settori: 25 milioni ai progetti di AI, 10 a quelli di blockchain e altrettanti per l’Iot.
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