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Sul palco dell’Agorà del meridionalismo, a Castelmezzano, nelle Dolomiti lucane, davanti allo scenario magico delle casette costruite a terrazzamenti sotto le rocce, la voce del pentito di ‘ndrangheta crotonese stona un po’. Luigi Bonaventura, coppola e mascherina per nascondersi (anche se poi mangerà una pizza comodamente all’aperto seduto al tavolino nelle viuzze del paesino) è l’ex boss della ndrangheta della famiglia Vrenna, ora collaboratore di giustizia impegnato nel sociale con l’ associazione antimafia “Sostenitori dei Collaboratori e Testimoni di Giustizia”. Si confronta con l’ex Procuratore Generale di Catanzaro, Otello Lupacchini, che ha offerto una visione critica del sistema giudiziario attuale nel panel “Le nuove mafie e il cortocircuito dell’antimafia”.
«Lo sviluppo del Sud viene bloccato dalla pessima fama dal punto di vista criminale sia dal punto di vista economico e imprenditoriale. Le mafie drogano la politica – ha detto Lupacchini – la incongrua fama delle mafie finisce col bloccare lo sviluppo».
Ma è il collaboratore di Giustizia che, raccontando l’epopea della sua storia criminale, dell’affiliazione ricevuta dal padre ancora minorenne, ripropone una delle frasi più famose del repertorio wiki ’ndrangheta. «Il mondo si divide in due: esiste la Calabria e ciò che lo diventerà», ripete davanti a un pubblico poco abituato a questo lessico (la Basilicata è sostanzialmente mafia free). Si tratta della famosa intercettazione di un boss della ‘ndrangheta che avrebbe, a pensarci bene e a sbizzarrire la fantasia, tutti i requisiti comunicativi per diventare una straordinaria e sovversiva campagna di comunicazione pro Calabria. Rovesciando il pregiudizio e la mala reputazione, non sarebbe male giocare sui limiti storici della storia calabrese per riaccreditarla in positivo. I sequestri della Locride che diventano un rapimento di bellezza, le coppole uno stile come le giacche per uomo a Napoli, il finale d’Italia, giù a Reggio, l’apertura verso un mondo – ha ricordato sullo stesso palco Lucia Annunziata – carico di opportunità più a Sud.
In fondo è vero, perché no?, esiste la Calabria e ciò che lo diventerà. Il delirio di onnipotenza di due criminali intercettato e diventato espressione “politica” del progetto imperiale del business della ‘ndrine può essere la coraggiosa e anche divertente sfida al luogo comune.
Per tornare al talk dell’Agorà di Castelmezzano (è il paesino del Volo dell’Angelo, un gande attrattore turistico) che ha visto succedersi in tre giorni storici, sociologi, politici, manager per fare il punto sul Mezzogiorno, il focus sulle mafie, riconoscendo la centralità della Calabria e delle cosche calabresi nella geografia criminale internazionale, non ha lesinato critiche alla deriva di certa antimafia di professione, esposta mediaticamente, molto concentrata sull’autopromozione.
E poiché ogni confronto, pur grave e importante, si ferma davanti alla più grande febbre italiana, il calcio, device e telefonini aperti sulle partite hanno chiuso ogni discussione. (redazione@corrierecal.it)
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