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I fatti risalgono al lontano 2016 quando i due si erano conosciuti tra le strade del centro di Alghero e avevano consumato un rapporto occasionale. Lei poi si era svegliata a casa senza ricordare nulla ma con un biglietto lasciato dall’uomo e ha temuto di essere stata stordita e violentata. Per i giudici “il fatto non sussiste”.
Un uomo accusato di violenza sessuale su una donna, che aveva conosciuto durante una serata tra i locali di Alghero, è stato assolto oggi in Tribunale a 8 anni dai fatti e con formula piena “perché il fatto non sussiste”. Secondo il collegio dei giudici del Tribunale di Sassari, presieduto da Monia Adami, sia l’imputato che la donna che lo accusava erano ubriachi al momento del rapporto sessuale e l’uomo non avrebbe tenuto alcun comportamento che testimonierebbe lo stupro.
I fatti risalgono al lontano 2016 quando i due si erano conosciuti tra le strade del centro della cittadina sarda. Dopo una notte di bagordi, la donna si era risvegliata in stato confusionale a casa sua con accanto un biglietto lasciato dalla persona con cui aveva trascorso l’ultima parte della serata, un 33enne algherese. La donna non ricordava nulla e si è convinta che l’uomo si fosse approfittato di lei violentandola e che addirittura le avesse somministrato a sua insaputa la cosiddetta droga dello stupro per stordirla.
L’uomo, chiamato attraverso quel biglietto che lui stesso aveva lasciato, aveva ammesso il rapporto avvenuto in un locale e di averla accompagnata a casa ma sin dal primo momento ha negato ogni addebito sulla violenza. La denuncia però ha fatto scattare le indagini a suo carico e poi il processo. Inizialmente in realtà le analisi effettuate in ospedale sulla donna avevano escluso l’assunzione di droghe ma un successivo esame del capello aveva individuato tracce della droga dello stupro.
Il 33enne così è finito a processo anche se lo stesso pm che sosteneva l’accusa aveva evidenziato in Tribunale che i due erano alquanto alticci e che si erano scambiati effusioni in pubblico, nei vari locali dove si erano fermati durante la serata, prima di consumare il rapporto. L’accusa quindi aveva chiesto la condanna più mite prevista dal codice penale per il reato di violenza sessuale, riconoscendo all’imputato le circostanze attenuanti.
Il fatto però è che la donna, prima di incontrare l’indagato, era stata in altri locali e con altre persone tra cui le amiche, consumando molto alcol. Inoltre la sostanza stordente era in quantità minima. Infine l’imputato, dopo il rapporto sessuale, l’aveva accompagnata a casa e le aveva lasciato anche il suo recapito. Elementi che hanno spinto i giudici ad assolverlo perché il fatto non sussiste.
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