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Stellantis paga il prezzo della crisi negli Stati Uniti #finsubito prestito immediato

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L’annuncio di minori profitti nel 2024 e di un cash flow negativo fanno crollare il titolo in Borsa (-14,7 per cento). Il peggioramento della congiuntura globale e la concorrenza cinese completano il quadro negativo. Più delicata la posizione del CEO Tavares

Stellantis taglia le stime sui profitti 2024 e la Borsa la punisce duramente: le azioni hanno perso ieri il 14,7 per cento in Borsa a Milano. Dal massimo di sei mesi fa il valore si è più che dimezzato.

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Stellantis ha avvertito che il margine di profitto del 2024 non sarà più di “almeno il 10 per cento”, ma “tra il 5,5 e il 7 per cento”. Gli utili del secondo semestre potrebbero quindi scendere, nell’ipotesi più pessimistica, a poco più di zero rispetto agli oltre 10 miliardi di euro dello stesso periodo del 2023. Il flusso di cassa industriale del secondo semestre, che doveva essere “positivo”, sarà “negativo tra i 5 e i 10 miliardi di euro”.

Tagli americani

Che la situazione del gruppo automobilistico fosse difficile, specialmente sul mercato Usa, era noto da parecchi mesi, e l’allarme utili era atteso, ma la sua dimensione ha sorpreso gli analisti. Secondo Stephen Reitman, analista di Bernstein, «l’entità dell’impatto sui profitti è molto superiore alle nostre previsioni, nonostante avessimo già ridotto le stime».

Cosa è successo? La causa principale è il piano di risanamento delle attività in Nord America, mercato che nel 2023 ha prodotto oltre metà degli utili del gruppo. Per ridurre gli stock eccessivi di auto sui piazzali Stellantis taglierà ora la produzione e aumenterà gli incentivi alle vendite. Sono previsti inoltre nuovi tagli ai costi e una riduzione della capacità produttiva. Stellantis cita poi anche «il deterioramento nelle condizioni globali del settore», e prevede «vendite inferiori alle attese nel secondo semestre in diverse regioni». La frenata peserà sui profitti anche per «l’accresciuta concorrenza cinese».

Per il taglio di ieri alle stime, la poltrona del ceo Carlos Tavares diventa ancora più calda. Il suo contratto scadrà nella primavera del 2026. L’azienda ha confermato nelle scorse settimane che il processo di selezione del successore è partito ma ha smentito l’intenzione di anticipare i tempi. Tavares ha passato in estate parecchio tempo negli Usa per ovviare ai problemi di quel mercato, ma è impopolare in Nord America.

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I concessionari Usa gli hanno scritto una lettera aperta affermando che “le sue decisioni volte al breve periodo” per massimizzare i profitti del 2023 hanno provocato un “rapido degrado” di marchi come Jeep, Ram e Dodge e potrebbero rivelarsi “un disastro nel lungo periodo”. Va ricordato che i compensi di Tavares, che per il 2023 hanno toccato la cifra record di 36,5 milioni di euro, erano legati in parte proprio ai due risultati oggetto dell’allarme utili di ieri: utile operativo e flusso di cassa industriale.

Quest’anno le vendite Stellantis negli Usa sono scese di oltre il 20 per cento nel secondo trimestre, e i dati del terzo, che verranno comunicati oggi, potrebbero rivelarsi altrettanto negativi.

Il sindacato americano Uaw, dal canto suo, accusa Tavares di non rispettare gli impegni assunti in occasione dell’ultimo rinnovo contrattuale. La vertenza riguarda in particolare un impianto fermo in Illinois, che Stellantis aveva allora promesso di rilanciare con nuovi prodotti. Anche i fornitori sono sul piede di guerra dopo il tentativo di Stellantis di imporre condizioni per loro più svantaggiose.

Le voci su Renault

Alcuni dei fattori congiunturali citati da Stellantis sono comuni a tutto il settore auto. L’allarme utili di Stellantis arriva dopo quelli di rivali come Volkswagen, Bmw e Mercedes. Sui tedeschi pesano però soprattutto le loro difficoltà sul loro mercato chiave, quello cinese.

Il mercato europeo resta per ora in lieve crescita quest’anno (+1,4 per cento a fine agosto) anche se gli ultimi mesi hanno visto un’inversione di tendenza. Il problema per i costruttori locali è che le vendite di automobili sono molto inferiori agli anni prima del Covid, e a contendersi una torta più piccola arrivano ora i pericolosi concorrenti cinesi.

Le attività italiane sono da tempo in crisi: quasi tutti gli stabilimenti sono sottoposti a periodi più o meno lunghi di cassa integrazione, e i sindacati metalmeccanici hanno proclamato uno sciopero generale del settore per il prossimo 18 ottobre. Le difficoltà finanziarie e congiunturali del gruppo aggiungono ora un macigno al percorso che governo e sindacati hanno chiesto a Stellantis per rilanciare la produzione.

Difficile invece immaginare che le voci di fusione tra Stellantis e Renault, circolate all’inizio dell’anno e riprese la settimana scorsa dai media italiani senza citare fonti, possano avere sviluppi concreti in tempi brevi. La palla è comunque nel campo francese, con il governo di Parigi che è azionista di entrambi i gruppi.

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