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Approvato al Senato l’emendamento 2.0.3 al DL 113/2024 – cosiddetto Decreto Omnibus – nel quale è stato inserito il nuovo condono 2025 – che il Governo chiama ravvedimento operoso.
Il provvedimento dovrebbe essere convertito in legge entro l’8 ottobre 2024 e permetterebbe a 2,7 milioni di partite IVA e autonomi di sanare la propria posizione con il fisco attraverso l’applicazione di un’imposta sostitutiva.
La rottamazione per gli anni di imposta 2018-2022 sarebbe prevista per chi decide di aderire al concordato preventivo biennale (Cpb), la novità fiscale più importante del 2024, della quale non sono ancora del tutto chiari i vantaggi per i contribuenti che decidono di aderire.
Vediamo cosa potrebbe succedere analizzando in primo luogo in cosa consiste il concordato preventivo biennale e quali sono i contribuenti che avrebbero accesso al nuovo condono 2025.
Cos’è il concordato preventivo biennale
Il concordato preventivo biennale è un accordo, della durata di due anni, con il quale è possibile determinare in anticipo il reddito che si produrrà – in relazione al reddito dichiarato negli anni precedenti e alle aspettative di guadagno future – e, dunque, anche la relativa tassazione.
Previsto dal decreto legislativo 108 del 2024, prevede che possano accedervi i contribuenti che, con riferimento al periodo d’imposta precedente a quelli cui si riferisce la proposta, non hanno debiti per tributi amministrati dall’Agenzia delle entrate o debiti contributivi.
Possono comunque accedervi soltanto i contribuenti esercenti attività d’impresa, arti o professioni ai quali siano applicati gli indici sintetici di affidabilità, cosiddetti ISA.
Si tratta di tabelle, elaborate dall’Agenzia delle entrate e dal ministero dell’Economia, attraverso le quali vengono attribuiti dei punteggi da 1 a 10 che consentono di distinguere tra i contribuenti che hanno versato correttamente le tasse, con punteggio superiore a 8, da quelli insolventi, che hanno punteggi più bassi.
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Perché il concordato preventivo non funziona
La decisione del Governo è stata quella di prevedere la possibilità del concordato anche per i contribuenti con punteggi ISA bassi, al fine di contenere l’evasione fiscale. Il vantaggio dovrebbe essere il seguente: qualora il reddito prodotto fosse superiore a quello stimato, si pagherebbero comunque le imposte che erano state concordate.
Tuttavia, molti titolari di partita IVA si sono resi conto che il reddito proposto dal Fisco è più alto rispetto a quello dichiarato negli anni precedenti. In particolare, lo scostamento è maggiore nei casi in cui il punteggio ISA sia basso.
Il Governo ha quindi previsto una prima agevolazione fiscale che permette ai contribuenti che hanno scelto di aderire al concordato di pagare un’aliquota agevolata. Sulla differenza tra il reddito prodotto negli anni precedenti e quello concordato per il 2025 e 2026, si applica infatti una flat tax al 15% – che per i forfettari si riduce al 12% o al 4% nel caso in cui sia applicato il regime agevolato per startup.
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Nuovo condono 2025: cosa prevede
Al fine di spingere un numero maggiore di persone ad aderire al concordato preventivo entro il 31 ottobre 2024, il Governo ha deciso di introdurre una piccola sanatoria. Chi vi aderisce, avrà la possibilità di sanare i redditi prodotti nel quadriennio 2018-2022, con un occhio di riguardo a quelli relativi al periodo covid (2020-2021).
Il contribuente potrà così evitare i controlli fiscali relativi a quel periodo, dichiarare le imposte non versate, dunque evase, e versare un’imposta sostitutiva estremamente vantaggiosa.
La percentuale di rivalutazione cresce al diminuire del punteggio ISA, mentre l’aliquota dell’imposta sostitutiva diminuisce al crescere del punteggio. L’imposta sostitutiva Ires sarà quindi pari al:
- 10% per chi ha un punteggio ISA pari o superiore a 8, con un incremento dell’imponibile del 5% se il punteggio è 10 o del 10% per indice compreso tra 8 e 10;
- 12% per chi ha uno score ISA compreso tra 6 e inferiore a 8, con incremento della base imponibile del 20%;
- 15%, se il punteggio è inferiore a 6, con incremento della base imponibile del 30% se il punteggio è compreso tra 4 e 6 e del 40% per punteggio inferiore a 4;
- se il punteggio è inferiore a 3, invece, l’aliquota applicata sarà pari al 15% della cifra non dichiarata, aumentata del 50%.
L’aliquota Irap sarà invece sempre pari al 3,9%. Per i periodi di imposta 2020-2021, l’imposta dovuta in base al metodo di calcolo sopra indicato subisce una riduzione del 30%.
Le imposte sostitutive così calcolate potranno essere pagate nell’arco di due anni, a partire dal 2025. Chi, invece, sceglie di non aderire al concordato preventivo, andrà incontro ai controlli fiscali proprio negli anni di imposta relativi al periodo 2018-2022.
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