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La riforma del catasto era nell’aria da anni, ma il ministro all’Economia, Giancarlo Giorgetti l’annuncia nell’audizione alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato: una sorta di stangata sulla casa che arriverà con l’aggiornamento delle rendite catastali che saliranno per chi ha ristrutturato.
La riforma, in ballo ormai dal 2022, prevede “Principi e criteri direttivi per la modernizzazione degli strumenti di mappatura degli immobili e la revisione del catasto dei fabbricati”.
Il problema principale del catasto italiano è che è fermo a oltre 30 anni fa: le rendite catastali degli immobili non sono mai state aggiornate ai valori di mercato e inoltre molti edifici non risultano censiti. Quali novità in arrivo?
Riforma del catasto, stangata per chi ha ristrutturato
Con l’aggiornamento delle rendite catastali, che la riforma inevitabilmente porterà, Giorgetti annuncia anche un’altra novità: un aumento delle stesse per gli immobili che hanno beneficiato delle super detrazioni fiscali per ristrutturazione e miglioramento dell’efficienza energetica.
In sostanza chi ha utilizzato bonus statali per migliorare casa vedrà le rendite catastali dell’immobile aumentare di più. Si tratta di una vera stangata visto che, poi, sulle rendite catastali si basa il calcolo dell’Imu e delle tasse sulla casa in fase di compravendita.
La tassazione maggiore dovrebbe riguardare solo chi ha utilizzato il superbonus, accollando, di fatto, tutte le spese degli interventi allo Stato. Già è stata prevista una maggiore tassazione per chi aveva fruito della detrazione al 110% in caso di cessione a titolo oneroso (vendita) dell’immobile migliorato nei 10 anni successivi alla fine dei lavori. C’è, quindi, una ferma intenzione da parte dell’esecutivo di recuperare, laddove possibile, i costi del superbonus che ha provocato enormi buchi nei conti pubblici.
In ogni caso l’aumento della rendita catastale è anche giustificato dalle migliorie apportate all’immobile che, di fatto, dopo la ristrutturazione ha visto aumentare il valore di mercato.
Cosa altro prevede la riforma del Catasto?
Attesa per il 2026, la riforma del catasto comporterà una rivoluzione anche nel sistema di tassazione degli immobili. L’obiettivo principale dell’intervento è quello di rendere il catasto più equo e più trasparente, ma per farlo è necessario aggiornarlo portando le rendite catastali degli immobili (ferme da oltre un trentennio) al reale valore di mercato attraverso l’utilizzo di valori aggiornati e omogenei.
Oltre all’aggiornamento delle rendite catastali dovrà essere creata una nuova base di dati che dovrebbe contenere informazioni più precise e dettagliate sull’immobile (superficie, categorie e destinazione d’uso, tra le altre). La riforma, in ogni caso, potrebbe portare anche a una revisione delle categorie catastali e portare all’introduzione di nuove o alla modifica di quelle esistenti.
Tutto questo, ovviamente, avrà un impatto sull’imposizione che si ha sulla casa: cambia, quindi, anche l’Imu che dovrà essere calcolata in base alle rendite catastali aggiornate e al coefficiente comunale.
Si tratta di tutta una serie di interventi, che comprende anche il censire quelli che oggi sono definiti “Immobili fantasma” che renda il Catasto una banca dati quanto più veritiera possibile sul parco immobiliare italiano.
Ovviamente le modifiche non saranno indolori e per alcuni potrebbero comportare una maggiore imposizione (chi ha immobili di lusso, ad esempio, potrebbe vedere aumentare l’Imu visto che in questi casi le rendite catastali potrebbero subire un incremento significativo). Al contempo, però, introducendo nuovi criteri di calcolo che tengono conto anche della posizione geografica dell’immobile, chi vive in una zona svantaggiata potrebbe veder diminuire l’Imu che versa.
Si tratterà, quindi, di una revisione che tenderà a rendere la tassazione sugli immobili quanto più equa possibile equiparando, appunto, quanto si deve versare al reale valore di mercato dell’immobile.
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