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GRUPPO AGRICOLTORI TRENTINI * CONSORZIO VINI TRENTINO: «SIANO INCLUSI NEL CDA GLI AGRICOLTORI ATTIVI (E CON ESPERIENZA SUL CAMPO)» #finsubito prestito immediato

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21.14 – domenica 13 ottobre 2024

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Gentilissimo Direttore,

 

da viticoltori abbiamo seguito con grande interesse l’intervento del direttore del Consorzio Vini del Trentino, Molon, al Salone della Csr e dell’Innovazione Sociale, e vorremmo condividere con lei alcune riflessioni. Sarebbe logico avviare un dialogo costruttivo con i diretti interessati, ma le esperienze passate ci portano a ritenere che questo obiettivo sia, purtroppo, difficile da raggiungere.

Uno dei punti critici emersi dalle dichiarazioni di Molon riguarda la mancanza di una vera relazione tra la governance del Consorzio Vini e chi, come noi, lavora ogni giorno nei vigneti. Questa distanza tra chi gestisce e chi opera sul campo ricorda ciò che Antonio Gramsci definiva “cadornismo”: l’incapacità di chi comanda di comprendere la realtà concreta, prendendo decisioni rigide e spesso fallimentari.

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Nella governance del Consorzio siedono persone che, pur essendo degni rappresentanti, non hanno una conoscenza diretta e approfondita del lavoro agricolo, spesso perché svolgono attività diverse. Di conseguenza, le decisioni prese non rispecchiano le reali esigenze dei viticoltori, generando inefficienza e disagio.

Un altro problema rilevante è la mancanza di una cultura della meritorietà all’interno della cooperazione agricola trentina. Chi porta innovazione, adotta pratiche sostenibili o contribuisce in modo significativo alla crescita della cooperativa non viene adeguatamente valorizzato. Oltre a ciò, l’assenza di percorsi di formazione continua penalizza ulteriormente il settore, limitando l’aggiornamento e lo sviluppo delle competenze. Questa mancanza di riconoscimento e di formazione soffoca l’innovazione e limita la crescita del settore.

Inoltre, alcune affermazioni di Molon ci sono apparse particolarmente superficiali. Innanzitutto, va chiarito che la certificazione Sqpni adottata in Trentino è molto più restrittiva di quella nazionale, che di fatto è stata spogliata di decine di principi attivi.

Molon poi ha affermato che la certificazione consentirebbe ai viticoltori di ottenere prezzi più alti, la realtà dei fatti però è ben diversa: i dati del portale Rica del Crea mostrano chiaramente che i viticoltori trentini sono sotto del 62% rispetto ai colleghi altoatesini, in quanto i trentini sono allineati ai prezzi delle uve del Veneto ma con costi di gestione molto più elevati, che arrivano a superare i 22.000 € per ettaro (fonte Beratunsring). Questi costi elevati sono dovuti principalmente alle lavorazioni condotte esclusivamente in modo manuale, che gravano ulteriormente sulle spese operative dei viticoltori trentini.

Anche la questione dell’eliminazione di alcune sostanze che ridurrebbero il lavoro in vigna, ma che vengono eliminate per un ‘fine più alto’, come sostenuto da Molon (evidente il riferimento al Glifosate), ci appare scollegata dalla realtà.
La sostenibilità economica, come già accennato, è fortemente compromessa, e come ha sottolineato la dott.ssa Laura Mugnai durante un convegno alla Fondazione Mach, le lavorazioni meccaniche alternative al diserbo sono uno dei principali vettori delle malattie del legno della vite.

E non è solo una questione di riduzione delle ore di lavoro in vigna: l’eliminazione di queste sostanze ha già causato gravi danni. Un esempio evidente è la gestione della Flavescenza dorata da parte del Consorzio Vini, che ha vietato l’uso di un prodotto consentito dalla certificazione nazionale, salvo poi doverlo reintrodurre due anni dopo. Nel frattempo però, la Pat ha dovuto indennizzare i contadini con i vigneti colpiti dal fitoplasma con fondi pubblici. Non vorremmo assistere a un caso simile per il Mal dell’esca, dato che il modus operandi del Consorzio Vini sembra essere sempre lo stesso: vietare e poi scaricare sugli altri il costo dei danni.

In questo contesto, ci chiediamo perché non vengano considerate le viti tolleranti, che ridurrebbero drasticamente la necessità di trattamenti chimici? Queste varietà rappresenterebbero una soluzione efficace per diminuire l’impatto economico e ambientale delle lavorazioni in vigna, eppure sembrano non ricevere l’attenzione dovuta.

Questo evidenzia ulteriormente la disconnessione tra la governance e le reali esigenze degli stakeholder del settore.

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Per questo motivo, ci permettiamo di avanzare alcune semplici proposte:

Comunicazione diretta e trasparente:
È essenziale instaurare un canale di comunicazione diretto tra il Consorzio Vini e i viticoltori. Siamo ormai nella quarta rivoluzione industriale, e il taylorismo è un modello superato. Per lavorare in sinergia e raggiungere obiettivi comuni, abbiamo bisogno di essere costantemente informati sulle scelte strategiche e sugli obiettivi del Consorzio.

Inclusione di agricoltori attivi nella governance:
Chiediamo che agricoltori attivi e con esperienza sul campo siano inclusi nel consiglio di amministrazione del Consorzio e nelle commissioni tecniche, per garantire che le decisioni siano prese da chi affronta quotidianamente le sfide della viticoltura.

Proponiamo poi l’introduzione di un sistema di riconoscimento che premi chi adotta pratiche innovative e sostenibili, non solo chi ottiene risultati economici. A questo si potrebbe affiancare un percorso di formazione continua, volto a supportare e incentivare l’acquisizione di competenze avanzate nel settore. Valorizzare l’innovazione, la qualità e la crescita professionale darebbe nuova linfa al settore, incentivando una crescita più sostenibile e virtuosa.

Siamo convinti che queste proposte rappresentino un passo avanti per rafforzare il legame tra il Consorzio e chi, come noi, lavora direttamente sul campo.

*
Giuliano Preghenella, Lucio Caldera, Luigi Raffaelli, Enrico Dalpiaz, Alessandro Enderle, Siro Coveli, Giorgio Sandrinelli, Matteo Penner, Frapporti Mariano, Alessio Scrinzi, Dalprà Settimo, Roberto Delaiti, Sergio Baroni, Marco Cappelletti, Bruno Dalpiaz, Matteo Fiorini, Stefano Scrinzi, Raffaele Rossi, Osvaldo Parisi, Paolo Raffaelli, Simone Brugna.



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