Torino e la crisi dell’auto. Venerdì 16 il Comune scende in piazza #finsubito prestito immediato

Stefano Lo Russo questa volta non ci sarà in piazza a sfilare con il Gonfalone tra le mani. Il sindaco di Torino, che il 12 aprile scorso pur di partecipare al corteo dei lavoratori aveva sfidato anche le contestazioni degli operai, arrabbiati per quel selfie scattato con il ceo di Stellantis Carlos Tavares, in questi giorni è in Messico per impegni istituzionali con il Bloomberg City Lab. Ma venerdì a Roma, giorno dello sciopero nazionale dell’auto, non mancherà il supporto di Palazzo Civico. In piazza ci sarà la vicesindaca Michela Favaro, accompagnata da Pierino Crema, presidente della commissione Lavoro del Comune di Torino.

La presenza torinese al grande corteo per l’auto sarà piuttosto nutrita. La Fiom Cgil ha organizzato una decina di pullman che partiranno domani notte da Torino per portare operai e delegati in piazza. La Fim Cisl ne riempirà 5 mentre la Uilm ha organizzato un treno speciale diretto verso la Capitale. Gli altri sindacati, come i quadri Fiat di Aqfcr, Fismic e Ugl, invece manifesteranno a Torino in piazza Castello a partire dalle 9 di mattina, visto che l’unitarietà sindacale ritrovata in città per salvare Mirafiori il 12 aprile non ha trovato replica né intese a livello nazionale.

Una prima tappa del grande sciopero dell’auto sarà proprio Mirafiori, lo storico stabilimento Fiat precipitato nell’inattività per produzione di vetture da un anno a questa parte. Domattina, 16 ottobre, alle 10 i lavoratori in cassa integrazione delle Carrozzerie, quasi 3 mila persone, si ritroveranno davanti alla Porta 5 di corso Agnelli per un’assemblea pubblica. La fabbrica è chiusa fino al 4 novembre, «l’assemblea in strada è quindi obbligatoria», spiegano gli organizzatori dell’iniziativa, Fim, Fiom e Uilm, «perché Mirafiori non sta producendo più automobili». E non si sa quando si tornerà al lavoro in linea. Zero 500 elettriche, zero Maserati. 

Con una stima della produzione per il 2024 sotto le 30 mila vetture. E all’orizzonte c’è solo la speranza per il lancio della Fiat 500 ibrida, anticipata a novembre 2025 dal ceo Carlo Tavares, la cui produzione dovrebbe aggirarsi attorno a 80-100 mila vetture l’anno. Una boccata d’ossigeno per una fabbrica che oggi lavora solo sui cambi ibridi e sul recupero di auto esauste, l’Hub di Economia Circolare.

Megafoni, discorsi dei segretari, le voci degli operai. All’assemblea di domattina davanti alla Palazzina Agnelli parteciperanno le istituzioni locali e i politici. Ci sarà l’assessore alle Attività produttive Andrea Tronzano. Non mancherà la consigliera regionale M5S Sarah Di Sabato. E soprattutto ci saranno i lavoratori dell’indotto in crisi nera, perché se Mirafiori si ferma, vanno in letargo i fornitori della filiera automotive.

E così dilaga la cassa integrazione in tutto il territorio. Tanto che Torino nel giro di pochi mesi è tornata la capitale italiana degli ammortizzatori sociali. Cig che tra l’altro è agli sgoccioli in tanti stabilimenti piemontesi. A gennaio il territorio rischia di doversi confrontare on una crisi sociale fatta di esuberi e licenziamenti, se non chiusure di fabbriche. 

Del resto il mercato dell’auto è finito nel congelatore in tutti quei paesi dove sono terminati gli incentivi per l’acquisto di vetture elettriche. Secondo gli ultimi dati dell’Acea, l’associazione europea dei produttori di auto, ad agosto le immatricolazioni in Unione Europea sono state il 18 per cento in meno rispetto ad agosto del 2023. In Italia il mercato va peggio che altrove. Nel nostro Paese la riduzione del mercato è stata consistente, del 41 per cento. Nel mese di settembre sono state immatricolate in Italia 121.666 auto con un calo del 10,7% su settembre 2023. Stellantis fa più fatica degli altri, che ha venduto a settembre in Italia 29.375 auto, il 33,9% in meno dello stesso mese del 2023.

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