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C’è un parco d’affaccio nel destino del fiume Almone. Ma ci sono anche decine di iniziative, richieste da enti locali ed associazioni, per garantire il rilancio del secondo corso d’acqua della città. E sono contenute tutte nel contratto di fiume che, la Città metropolitana recentemente e prima ancora il comune di Roma, hanno sottoscritto.
Partito nel 2022, oltre al comune il contratto prevede la partecipazione di 4 municipi perché al II, III e IV si è aggiunto anche l’ente governato da Mauro Caliste che dopo l’acquisizione di Casal Caletto nel proprio territorio, amministra un’area attraversata dalla riserva dell’Aniene. Il contratto di fiume, è stato ricordato nel corso di una recente commissione ambiente di Roma Capitale, prevede 4 obiettivi principali.
La mitigazione e l’adattamento ai rischi idrogeologici sono tra le finalità prioritarie da conseguire. Il miglioramento ambientale è un altro obiettivo, che si affianca all’uso sostenibile delle risrose ambientali ed alla valorizzazione turistico ricreativa del fiume. Queste finalità generali vengono declinate attraverso attività specifiche che, se messe in pratica, consentono di raggiungere l’obiettivo. Affinché ciò avvenga, nel contratto di fiume. È indicato sia qual è il soggetto proponente, sia quali sono i soggetti da coinvolgere.
La riforestazione ripariale
Gli interventi di “riforestazione ripariale e urbana” lungo la riserva dell’Aniene sono uno delle decine di azioni contemplate nel piano. Proposta dall’ente regionale RomaNatura, prevede il coinvolgimento di autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale, della Regione Lazio, dei 4 municipi, di Acea e dell’associazione “Insieme per l’Aniene Onlus”. Ad oggi la fascia ripariale è scarsamente presente e, nel migliore dei casi quando non è infestata da piante aliene, è ridotta da unico esemplare ogni 20/30 metri di distanza. Per questo “occorre mettere a dimora alberi secondo criteri adeguati di ecologia del paesaggio”. I vantaggi di una tale operazione, riportati tra le motivazioni dell’intervento, avrebbe l’effetto di “mitigazione delle ondate di calore estive, aumento della valenza ecologica, difesa dagli incendi, assorbimento dell’anidride carbonica”. Per realizzare questi obiettivi occorre sono previste quattro attività: un tavolo di concertazione con gli enti competenti e le associazioni interessate; uno studio di fattibilità e di progettazione per stralci; la realizzazione degli interventi, anche con manifestazioni d’interesse; il monitoraggio e la valutazione degli interventi, oltre loro comunicazione pubblica.
La diga acchiappa plastica
L’esempio citato per la riforestazione ripariale costituisce solo uno dei 93 interventi che, con il contratto di fiume, si intende mettere in campo. Tra questi figura anche “il proseguimento e lo sviluppo tecnologico dell’azione di rimozione di rifiuti flottanti con barriera mobile” sul basso corso dell’Aniene. Si tratta di riprendere, e implementare, la felice sperimentazione della diga “anti plastica” che dopo il Tevere era stata posizionata anche sul secondo fiume della Capitale. Un’operazione, finalizzata al perseguimento dell’ obiettivo del “miglioramento ambientale”, che precede il coinvolgimento di Corepla , di RomaNatura e della regione Lazio. Un’operazione, questa, il cui costo è stimato sui 100mila euro.
Barriere acchiappa rifiuti: ecco come funzionano le “dighe” sistemate sui fiumi
“I tanti interventi previsti nel contratto di fiume, alcuni dei quali già partiti, sono la testimonianza del lavoro che si sta facendo per ricostruire il rapporto della nostra città con i suoi corsi d’acqua – ha commentato il presidente della commissione ambiente Giammarco Palmieri – non ci sono soltanto eventi come il Tevere Day, appena concluso e l’avvio dei cantieri per i parchi d’affaccio. Stiamo cercando di tessere una relazione, tra la città ed i suoi fiumi, che si era sfilacciato e che aveva portato i corsi d’acqua ad essere considerati una barriera fisica o un luogo deputato a raccogliere i nostri rifiuti”.
I materiali che galleggiando a pelo d’acqua, vengono trasportati dall’Almone al Tevere e da quest’ultimo al mare, dimostrano che c’è ancora un po’ di strada da fare. Il contratto di fiume, con le azioni che mira a mettere in campo nei prossimi 5 anni, contribuisce alla ricostruzione di questo rapporto in un tempo più contenuto. A condizione che, gli attori preposti a realizzarli, collaborino alla realizzazione degli ambiziosi obiettivi.
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