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Trent’anni di sostanziale “assenza” di politiche della casa, un dato sulla povertà che continua a crescere e mettere in difficoltà sempre più persone e famiglie e, ultimo aspetto in ordine di tempo, la cancellazione del fondo nazionale per il sostegno all’affitto, si sono tradotti in “emergenza abitativa” che in Abruzzo vede proprio Pescara città e la sua provincia, indossare la maglia nera con i dati sugli sfratti certificati dal ministero dell’Interno che dal 2020 al 2023 hanno registrato una crescita costante per fronteggiare la quale non sarebbe stato fatto sostanzialmente nulla. E ora un intervento lo si chiede non solo al governo nazionale, ma anche al Comune.
La denuncia arriva dal Sunia Abruzzo-Molise e la segreteria provinciale della Cgil che per tramite del segretario provinciale Cgil Luca Ondifero, il segretario del Sunia Giuseppe “Geppino” Oleandro e la segretaria della camera del lavoro della Cgil Pescara Alessandra Genco, tornano a ribadire e dettagliare i dati forniti qualche giorno fa. Dei 4mila 113 provvedimenti di sfratto emessi in tutta la regione, ben 2mila 271 riguardano il Pescarese (1.650 la città capoluogo e 937 i comuni della provincia). La gran parte di questi sono il frutto della cosidetta morosità incolpevole che si traduce in 1.815 richieste di esecuzione e 1.120 sfratti eseguiti. Guardando ai dati annuali degli anni considerati l’impennata è evidente: nel 2020 i provvedimenti di sfratto per morosità erano 208 e 149 quelli nel resto della provincia per un totale di 357 provvedimenti, mentre nel 2023 sono passati rispettivamente a 450 e 318 (il totale è di 768 provvedimenti per morosità). L’annus horribilis per Pescara città è stato il 2022 quando le persone e le famiglie che si sono viste notificare il provvedimento sono state ben 707.
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Le istituzioni di fronte a questa situazione, sottolineano i referenti di Cgil e Sunia, non possono rimanere indifferenti ed è per questo che chiedono l’apertura di un tavolo in prefettura cui far sedere tutti: dal Comune all’Ater per valutare insieme le giuste soluzioni che diano modo alle persone di trovare una risposta immediata al problema quando questo si presenza. E si presenta, come detto, sempre più spesso.
Oleandro lo rimarca, i provvedimenti di sfratto che interessano la provincia di Pescara e la città in particolare, rappresentano il 70 per cento di quelli di tutto l’Abruzzo e di questi l’80 per cento è stato emesso per “morosità incolpevole e cioè riguarda quelle famiglie che non riescono più a pagare l’affitto”. Numeri che “devono interrogare la politica e le istituzioni: bisogna mettere in camp provvedimenti adeguati ad alleggerire il peso e l’incidenza del caro affitti sulle famiglie”, rimarca chiedendo l’apertura del tavolo.
L’effetto “povertà” è evidente rimarca Genco. “Prima c’era un fondo nazionale, ora il sostegno è stato eliminato e le famiglie si trovano ad affrontare una inflazione sempre crescente e una situazione lavorativa sempre molto più precaria” cui si aggiunge appunto il problema del caro affitti che diventa impossibile da affrontare. “La situazione ci preoccupa moltissimo. E’ una situazione che dovrebbe essere indagata quella della ricchezza dei cittadini e le cittadine della nostra provincia”.
Sunia e Cgil chiedono quindi non solo il ripristino del fondo nazionale, ma anche a livello locale “l’istituzione di un fondo di garanzia così che in caso si sfratto una famiglia possa vivere un passaggio ‘morbido’ da casa a casa con una garanzia pubblica. Speriamo di essere ascoltati – rimarca – e che questo tavolo si apra al più presto”.
“La città di Pescara – denuncia quindi Oleandro – non si è dotata di strumenti idonei per affrontare l’emergenza” che si sarebbe aggravata ulteriormente quando è stato tolto il reddito di cittadinanza: “molti hanno deciso di non locare più. Ater e Comune che gestiscono diversi appartamenti in città e sul territorio dovrebbero metterli a disposizione in caso di situazioni particolarmente critiche. La legge regionale – precisa – prevede la possibilità delle assegnazioni emergenziali e cioè al di fuori dei bandi, ma il Comune ha deciso di non praticare questa scelta”.
Altra cosa che si chiede al Comune, oltre al farsi da garante nel passaggio da casa a casa istituendo quel fondo di garanzia che consenta di pagare l’affitto, è quella di sistemare le case di proprietà murate, conclude Ondifero, “Si potrebbero dare risposte a molte famiglie”, dichiara auspicando anche “un monitoraggio del territorio per capire quante ne sono così da incrociare domande e offerta. E’ lo schema – conclude è ribadisce – che va cambiato”.
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