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Come nel più classico dei gialli, alla fine il colpevole era il maggiordomo. Perché le indagini dei carabinieri dopo la denuncia di furto da parte dei padroni di casa non avevano evidenziato particolari anomalie. Nessuna effrazione a porte o finestre, nessuna traccia di rilievo. L’unico elemento di “novità” era la colf, appena assunta. Referenziatissima, ma sospetta.
Gli accertamenti dei militari della stazione di Collescipoli che avevano ricevuto la denuncia da parte di una coppia di professionisti ternani sono dunque partite da qui. E sono passate per una serie di verifiche nei compro oro della città, perché il bottino – da oltre diecimila euro – era composto per lo più da oggetti in oro. Gli indizi raccolti hanno confermato i sospetti e infatti dai registri delle attività commerciali è spuntato il “passaggio” della colf, che aveva venduto il materiale, ma ancora in attesa di essere ceduto.
Il passaggio successivo è stato quello di provare la proprietà degli oggetti preziosi, emersa chiaramente da alcune fotografie prodotte dalla vittima del furto, tra le quali anche una del matrimonio in cui si vedeva il luccicante anello donato dal marito.
A questo punto è scattata la denuncia a piede libero per la colf, 56enne di origini asiatiche, ritenuta responsabile del colpo. Finito male.
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