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Conclusa dai Carabinieri di Sala Baganza un’articolata indagine a seguito della quale un 60enne ed un 45enne, italiani, sono stati denunciati alla Procura di Parma per il reato di truffa.
I fatti risalgono al mese di luglio ed hanno visto suo malgrado, sfortunata protagonista, una 50enne residente in un comune della fascia pedemontana che, vistasi rifiutare un prestito richiesto tramite i canali tradizionali, ha intercettato, su di un popolare social network un annuncio che offriva un prestito di denaro on-line senza che fossero richieste particolari credenziali e garanzie.
Un’inserzione che aveva catturato l’interesse della donna la quale dopo aver lasciato il proprio recapito, è stata subito contattata dallo pseudo “finanziatore” per discutere ed eventualmente finalizzare il contratto di prestito per un importo di 4.000 euro.
La pratica era proseguita con lo scambio di alcune e-mail e contatti WhatsApp con la richiesta alla donna, affinché il prestito venisse erogato, di effettuare alcuni bonifici di importi differenti attraverso circuiti di pagamento online.
Una situazione piuttosto bizzarra che però non è bastata a mettere in guardia la vittima. La donna ha chiesto un prestito in quanto bisognosa di liquidità ma i presunti finanziatori prima di erogare il finanziamento hanno chiesto a loro volta dei pagamenti ragguardevoli per istruire la pratica, da effettuare in più tranche, per un importo complessivo di oltre 1000 euro, con la rassicurazione che a seguito dei versamenti il prestito le sarebbe stato concesso.
La 50enne ad un certo punto ha cominciato a nutrire un qualche sospetto perché non si è vista accreditare l’importo del finanziamento e da qua la denunci ai Carabinieri della Stazione di Sala Baganza.
I militari hanno immediatamente dato inizio alle indagini e attraverso la minuziosa analisi della documentazione acquisita, hanno d’dapprima individuato i conti correnti sui quali la vittima aveva fatto i bonifici e successivamente il loro utilizzatori.
I militari hanno poi incrociato i risultati acquisiti dell’analisi bancaria, con quelli emersi dell’analisi dei tabulati telefonici, ottenendo nei confronti dei due italiani un robusto quadro probatorio.
Al termine dell’attività investigativa per entrambi gli indagati, è scattata la denuncia all’A.G. parmigiana perché ritenuti presunti responsabili del reato di truffa.
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