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Pensioni anticipate per meno lavoratori. Calo legato al ricalcolo con il contributivo e alle finestre allungate #finsubito prestito immediato


La sterzata del governo sulle pensioni, una volta accantonata l’idea di cancellare la legge Fornero, ha due piste. La prima è l’introduzione, con la legge di Bilancio appena messa nero su bianco, di meccanismi di incentivazione per la permanenza sul lavoro (su base volontaria) oltre i termini normativi.

La seconda pista, già intrapresa con la precedente manovra, è la stretta ai requisiti necessari per le uscite anticipate. Che infatti, nei primi 9 mesi dell’anno, sono crollate del 17 per cento. Dunque il giro di vite al prepensionamento con Quota 103 con il ricalcolo contributivo e l’allungamento delle finestre funziona: secondo quanto rileva il monitoraggio Inps sui flussi sono state liquidate 150 mila nuove pensioni anticipate con un calo, appunto, del 16,47% sullo stesso periodo del 2023. Il calo ha raggiunto il 23,8% tra i commercianti mentre ha sfiorato il 16% per i dipendenti pubblici e il 14,8% per i dipendenti privati. Le pensioni anticipate rispetto a quelle di vecchiaia sono passate da 100 a 89.

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OPZIONE DONNA

Ancora più marcata la fuga da Opzione Donna. Da gennaio a settembre sono state liquidate appena 2.749 pensioni attraverso la misura che consente di andare in pensione anticipata con il ricalcolo dell’assegno interamente con il metodo contributivo. La stretta sui requisiti introdotta negli ultimi due anni, prima sul fronte della situazione di difficoltà della lavoratrice (invalidità, cura familiare o crisi aziendale) e poi dell’età, hanno comportato un crollo rispetto alle 11.594 pensioni liquidate nell’intero 2023. Per 2.213 pensioni, nonostante i 35 anni di contributi richiesti per accedere alla misura, l’assegno è inferiore a 1.500 euro al mese. Per oltre la metà di questi (1.185) non arriva a mille. Le statistiche Inps attestano che chi è andato in pensione anticipata, nel corso del 2024, lo ha fatto prima dei 62 anni: per i dipendenti privati l’uscita in anticipo dal lavoro è stata in media a 61,2 anni (77 mila pensioni anticipate sulle 150 mila liquidate nel complesso). Per i dipendenti pubblici l’età media di uscita nel 2024 si è ridotta a 62,1 anni rispetto ai 62,3 del 2023, grazie alla riduzione dei pensionamenti con Quota 103 e alla maggiore incidenza delle uscite con 42 anni e 10 mesi di contributi. A livello generale le nuove pensioni maturate nei primi 9 mesi di quest’anno sono state 577 mila, con un importo medio di 1.228 euro e una differenza significativa tra i 1.442 euro medi degli uomini e i 1.048 medi delle donne (+37% per le prime).

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I VINCOLI
Occorre ricordare che, in tema di pensioni anticipate, il governo ha confermato, per il 2025, l’impianto di quest’anno: proroga di Quota 103 contributiva. Potranno, dunque, conseguire la prestazione tutti i lavoratori dipendenti ed autonomi che raggiungono 62 anni e 41 anni di contributi entro il 31 dicembre 2025. Al fine del raggiungimento dei 41 anni di contributi si contano, come noto, tutte le contribuzioni non sovrapposte temporalmente presenti nelle gestioni previdenziali Inps con esclusione delle Casse Professionali.

Il calcolo della pensione avverrà con il sistema contributivo e la misura dell’assegno così calcolato non potrà eccedere le quattro volte il trattamento minimo Inps (cioè 2.394,44€ lordi al mese da rivalutare per il 2025) sino al raggiungimento dell’età di 67 anni.

Superata questa età viene messa in pagamento anche la quota eccedente il tetto. Confermate le finestre mobili: 7 mesi dalla maturazione dei requisiti per il settore privato; nove mesi per il settore pubblico. Opzione Donna viene confermata con le restrizioni attuali (cioè solo caregivers, invalidi 74% e disoccupate) a condizione che siano stati raggiunti 61 anni e 35 anni di contributi al 31 dicembre 2024.

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