Pesaro, 28 ottobre 2024 – Non c’è solo Amat che organizza e gestisce spettacoli teatrali a Pesaro ricevendo dal Comune un milione di euro l’anno. Spiccano altre associazioni che chiedono e ricevono finanziamenti. Come l’Ente concerti, storica associazione privata che organizza eventi musicali. Leggendo i dati pubblicati dal proprio sito, si vede che nel 2023 ha incassato 157.370,86 euro di contributi pubblici (78.870,86 dal Ministero dei Beni culturali, 46.500 dalla Regione Marche, 30mila dal Comune di Pesaro e 2mila dal Comune di Urbania).
A questi si aggiungono 38.700 euro in versamenti figurativi per l’utilizzo gratuito di sale e teatri. L’associazione ha scelto di non rendere noti i bilanci (cioè entrate, uscite e quali spese ha sostenuto) perché non si è iscritta al registro unico del terzo settore.
Il Runts (questo l’anagramma del registro pubblico) prevede l’obbligo di trasparenza per le associazioni che decidono di iscriversi come, ad esempio, la pubblicazione dei bilanci, dello statuto e dell’atto costitutivo. Per chi non si iscrive invece, un velo copre tutto.
Per questo, ci siamo rivolti alla presidente dell’Ente concerti Marta Mancini. L’abbiamo raggiunta al telefono mentre si trovava a casa.
Presidente, l’ente concerti non risulta iscritto al registro unico delle associazioni. Per questo non si vedono i vostri bilanci. E’ informata di questo?
“E’ vero, l’associazione non è iscritta al registro e per questo non pubblichiamo i bilanci”
Perché, pur ricevendo ogni anno soldi pubblici, non rendete noto come li spendete?
“Ce l’ha sconsigliato il nostro commercialista. Magari in futuro lo faremo”.,
E perché gliel’ha sconsigliato?
“Guardate, non me lo chiedete perché sono questioni formali delle quali io mi occupo poco. Mi concentro sulla parte artistica. Ce l’ha sconsigliato sicuramente per qualche ragione, non lo so”.
I contributi pubblici che riceve sono pubblicati sul vostro sito. Ricevete ogni anno oltre 100mila euro, è corretto?
“Otteniamo questi contributi da vecchissima data, sono più di trent’anni. E il contributo ministeriale che riceviamo, peraltro, è anche calato. Anni addietro era molto più alto. Poi, con i tagli, si è un po’ assottigliato”.
Ma come ottenete questi fondi, in maniera automatica?
“Presentiamo il nostro progetto e il consuntivo delle nostre spese. I fondi che ci riceviamo vengono investiti nell’attività che facciamo”.
E il bilancio a chi lo sottoponete?
“Lo vediamo noi presentandolo all’assemblea dei soci, che abbiamo appena fatto. Il nostro commercialista ce lo predispone e noi ne prendiamo atto”.
Il vostro sito specifica che la sede dell’ente concerti è a Palazzo Gradari, stessa sede dell’assessorato alla Cultura. E’ ancora così?
“Non più. Ora siamo stati sfrattati e andremo in una sede molto più modesta, nella chiesa di San Cassiano. Il Comune ci considera, ma poi alla fine… Non facciamo parte di alcun cerchio magico, questo ve lo voglio dire. Avevamo la sede lì a Palazzo Gradari da trenta e più anni e ora il Comune ha detto che gli servivano i locali perché nella sede di Palazzo Mosca devono fare dei lavori. E allora ci hanno annunciato che sposteranno tutti gli uffici. Ma ora sono con delle persone, preferisco rispondere di tutto in un altro momento”.
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