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Investimenti verdi ed economia circolare. Casi di successo e strategie di miglioramento #finsubito prestito immediato


Come si può rendere la sostenibilità più sostenibile? Su questo (solo apparente) gioco di parole ha ruotato il terzo appuntamento dei Green & Net Zero Talk organizzati da RCS Academy dal titolo “Investimenti Verdi e Economia Circolare” che ha fatto il punto sulle politiche e le strategie di investimento da adottare a livello internazionale per la sostenibilità economica, ambientale e sociale insieme a progetti di innovazione e investimenti in economia circolare.

Gli investimenti verdi per accelerare la competitività dell’industria italiana

Il difficile equilibrio tra decarbonizzazione e competitività aziendale è da analizzare attentamente per evitare il rischio di avere anziché un’industria a zero emissioni, una zero industria, cioè una perdita di competitività delle imprese europee e italiane con conseguenti ricadute sociali, ha messo in luce nel suo intervento Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy, ricordando che il Green Deal europeo è stato elaborato in un mondo che non aveva ancora vissuto la pandemia e i conflitti geopolitici che hanno rotto le catene energetiche e di approvvigionamento delle materie per le industrie fino ad allora imperanti. Per questo gran parte delle risorse europee destinate al nostro paese è stata indirizzata per favorire l’innovazione delle imprese. Coniugare la transizione digitale e verde con quella geopolitica è una tappa importante di questo percorso. Le materie prime critiche, in particolare, sono oggetto di un bando della Commissione europea che vede in lizza 10 progetti che riguardano l’Italia, ha sottolineato Urso.

L’economia circolare come politica industriale per la sostenibilità. Il ruolo della normativa

Per Marco Ravazzolo, Direttore Politiche per l’Ambiente, l’Energia e la Mobilità Confindustria insieme agli obiettivi il tema da mettere al centro dell’attenzione è la modalità con cui si intende raggiungerli, che deve tener conto di tre elementi: ambiente, competitività e sicurezza dei paesi europei, temi su cui andrebbe rivisto il Green Deal in modo da accelerare l’innovazione. In Italia la sostenibilità ha contribuito a indirizzare la politica industriale, soprattutto in materia di economia circolare. Un ambito nel quale è impegnata da tempo anche ENEA ha affermato Claudia Brunori, Direttrice Dipartimento Sostenibilità, Circolarità e Adattamento al Cambiamento Climatico dei Sistemi Produttivi e Territoriali (SSPT) ENEA. Molti i campi di sperimentazione e il design rappresenta un’attività chiave per la circolarità dell’economia. Per questo servono investimenti e impianti di riciclo ad hoc. Secondo i dati Ispra una percentuale altissima di rifiuti speciali non è pericolosa e potrebbe essere reimmessa nei cicli produttivi, se non fosse ostacolata dall’assenza di un quadro normativo abilitante.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Stefano Soro, Head of Unit Net Zero Industries, Sustainable and Circular Products European Commission che ha ribadito la necessità di utilizzare di più le risorse presenti in Europa e scongiurare il rischio di deindustrializzare il vecchio Continente, che porterebbe ad un impoverimento senza produrre benefici per il pianeta. Non si parla di autarchia per quello che è il più grande mercato aperto del mondo, ma di fare scelte oculate che tengano conto delle turbolenze globali. 

Il rapporto tra finanza sostenibile e transizione ecologica dell’industria

Jörg Eigendorf, Chief Sustainability Officer Deutsche Bank ha evidenziato le opportunità di business della finanza sostenibile per le quali il suo istituto ha fissato un target di investimento di 500 miliardi per il 2025. Alessandro Montevecchi – Loan Officer European Investment Bank (BEI) ha illustrato gli obiettivi strategici che mettono al primo posto il cambiamento climatico e con 100 milioni di euro è il principale emittente di green bond al mondo. 

Il ruolo degli istituti di credito è fondamentale per guidare la transizione delle imprese, un percorso difficile per le aziende di minori dimensioni e ancor più per quelle che non fanno parte di filiere produttive riconducibili a grandi imprese. Per questi bisogni intervengono realtà come ICCREA, ha dichiarato Carlo Napoleoni, Responsabile Divisione Impresa Gruppo BCC Iccrea, che erogano oltre alle risorse finanziarie anche attività di consulenza e di info-formazione. 

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Attenzione alla sostenibilità e al sostegno al Green New Deal guidano l’attività di Sace, società di servizi assicurativo-finanziari per operare sui mercati internazionali. Lavinia Lenti, Head of Net Impact & Metrics SACE ha fatto notare come le aziende che investono in innovazione migliorino la capacità di export (+15%) e la produttività (ROI +8%).

Il valore strategico della risorsa acqua e la produzione di nuova energia

La disponibilità dell’acqua è spesso data per scontata e illimitata. In realtà i problemi per la gestione di questo bene prezioso, ha sostenuto Francesco Buresti – Responsabile BU Acqua Acea, sono vari e influenzati innanzitutto dalla imprevedibilità conseguente ai cambiamenti climatici che alternano periodi di siccità e alluvione. La domanda cresce anche per i bisogni delle imprese che producono energia e che necessitano di raffreddare gli impianti. Come stoccare questo bene? Oggi in Italia si conserva solo l’11% delle acque piovane ma la realizzazione di vasche di raccolta si scontra spesso con le realtà locali. Inoltre le dighe hanno più di 70 anni e sono piene di detriti, la rete distributiva perde più del 40% dell’acqua e la depurazione degli scarichi industriali è carente. La frammentazione degli operatori poi, circa 2mila, spesso senza capacità di effettuare investimenti, aumenta il costo delle bollette e rende difficile aumentare l’efficienza del sistema. Infine pesano i comportamenti non corretti (il consumo di acqua pro capite in Italia è di 170 litri al giorno contro i 120 medi europei) con tariffe non allineate al resto d’Europa.

Nuovi modelli di business tra circolarità e decarbonizzazione

Un esempio di strategia di sviluppo che coniuga competitività industriale con decarbonizzazione e circolarità è quello di Iris Ceramiche che ha realizzato uno stabilimento in cui raccoglie le acque piovane per alimentare l’elettrolizzatore e produrre idrogeno verde grazie al fotovoltaico, ha raccontato Federica Minozzi, CEO Iris Ceramica Group. Altro esempio è il riciclo del legno dai mobili dismessi effettuato dal gruppo Saviola sin dagli anni ’90 e illustrato da Marco Volpi, Head of Energy e Componente del Comitato ESG Gruppo Saviola che recupera circa 1-1,2 milioni di tonnellate di legno all’anno.

L’intera transizione industriale, non solo energetica richiederà circa 280 trilioni di dollari nei prossimi 30 anni, pari a circa 9 trilioni di dollari all’anno. Una cifra apparentemente enorme ha commentato Francesco Starace, Partner EQT, ma rapportabile ai circa 8 trilioni di dollari che si spendono all’anno per comprare combustibili fossili. Per farvi fronte occorre una combinazione di fondi pubblici e privati, con un aumento di questi ultimi per accelerare la transizione.

A proposito dell’idrogeno, in Puglia si sta sviluppando una hydrogen valley con 160 MW di elettrolizzatori ha affermato Giovanni Brianza, amministratore delegato di Edison Next, un progetto che ha ottenuto circa 370 milioni di fondi IPCEI (Importanti Progetti di Interesse Comune Europeo). Da evitare gli errori commessi nel settore fotovoltaico con la mancata costruzione di una filiera a monte.

Da rifiuti a risorse: l’utilizzo responsabileGli imballaggi sono stati il primo settore di applicazione dell’economia circolare e CONAI, il consorzio nazionale imballaggi, oggi ricicla in Italia più del 75% degli imballaggi, pari a oltre 10 milioni di tonnellate di materiali che hanno trovato una seconda vita, raggiungendo di fatto gli obiettivi europei al 2030, ha spiegato Simona Fontana, Direttore Generale Conai. Per migliorare occorre una progettazione sempre più attenta degli imballaggi e un maggiore coinvolgimento dei consumatori.
Infine Marcello Milani, Amministratore Delegato Amsa ha messo in risalto il 62% di raccolta differenziata di Milano, che la pone tra le grandi città europee più virtuose, evidenziando la necessità di migliorare non solo la quantità ma anche la qualità della raccolta, sia con il comportamento dei consumatori (che devono usare meglio i cestini pubblici quando sono fuori casa) che con impianti di riciclo sempre più innovativi.



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