L’omicidio del giovane pizzaiolo, vittima innocente. La corte d’Appello ha ridotto la condanna da 6 a 4 anni di carcere. La pistola usata per uccidere il 18enne agli chalet di Mergellina non è stata mai trovata
Da sei a quattro anni di carcere e 9mila euro di multa. Così, in Appello, è stata rideterminata la condanna per Rocco Sorrentino, il giovane che, per gli inquirenti, sarebbe stato il custode della pistola utilizzata nella rissa scoppiata davanti agli chalet di Mergellina, a Napoli, nella tra il 19 e il 20 marzo 2023. Un proiettile esploso da quell’arma costò la vita a Francesco Pio Maimone, l’aspirante pizzaiolo morto da innocente per essersi trovato sulla traiettoria della pallottola che lo centrò in pieno petto. La condanna in primo grado per Sorrentino risale al 18 marzo 2023 e venne emessa dal gup Chiara Bardi. Rocco Sorrentino (difeso dall’avvocato Antonio Usiello) quella notte era presente sulla scena dell’omicidio. A collocarlo lì furono le telecamere dei sistemi di videosorveglianza della zona. Era con Francesco Pio Valda, ritenuto il responsabile dell’omicidio.
Le fasi di quel delitto sono state ricostruite anche dai testimoni. La descrizione degli amici che erano con Pio fu dettagliata: «Erano le 2:20 circa; ero con i miei amici e mangiavamo noccioline appoggiati sui tavoli posizioni vicini al pontile dietro Io chalet a Mergellina. Quando, all’improvviso, ho sentito un colpo di pistola e poi ho visto un fuggi fuggi generale e, nel contempo, ho visto Francesco Pio chiamare portando le mani al petto per poi accasciarsi a terra. Io mi sono girato e ho visto un ragazzo con corporatura grossa che calzava un cappellino baseball scuro, che ha alzato la mano destra e impugnando una pistola e ha iniziato a sparare dai tre ai cinque colpi in aria, nello stesso momento ho sentito gridare “è a salve, è a salve”. Impaurito sono scappato in direzione della sbarra che racchiude il pontile». Ma quell’arma, per altro mai trovata, non era a salve. Quell’arma sparò e uccise il 18enne. Non solo Francesco Pio Valda è finito in carcere per la vicenda, ma anche quelli che lo hanno aiutato a nascondersi, a trovare un alibi o ad avere appoggio. Tra questi anche i familiari più stretti, come la nonna e la sorella.
La lite che portò alla morte dell’innocente Francesco Pio Maimone non si è fermata con l’omicidio, ma è proseguita sui social a colpi di post al vetriolo. «Mergellina zona rossa per tutti voi di Barra», riportarono alcuni post, «non fatevi trovare voi di Barra… vi tagliano la testa». Senza contare post con aforismi ad effetto corredati dalla foto di Al Pacino mentre interpreta Scarface. Facebook, TikTok, il territorio di scontro è stato per mesi il più vario.
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