Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#adessonews
Affitto Immobili
Agevolazioni - Finanziamenti
Aste Abruzzo
Aste Basilicata
Aste Calabria
Aste Campania
Aste Emilia Romagna
Aste Friuli Venezia Giulia
Aste Italia
Aste Lazio
Aste Liguria
Aste Lombardia
Aste Marche
Aste Molise
Aste Piemonte
Aste Puglia
Aste Sardegna
Aste Sicilia
Aste Toscana
Aste Trentino Alto Adige
Aste Umbria
Aste Valle d'Aosta
Aste Veneto
Auto - Moto
bed & breakfast
Immobili
quei conti che non tornano #finsubito prestito immediato


Il 75,80% degli italiani dichiara redditi fino a 29mila euro, corrispondendo solo il 24,43% di tutta l’IRPEF, un’imposta neppure sufficiente a coprire la spesa per sanit� e assistenza. I numeri migliorano ma meno di quanto crescita del PIL e dell’occupazione lascerebbero auspicare e, soprattutto, meno di quanto richiederebbe la sostenibilit� del nostro welfare

Mara Guarino

Il totale dei redditi prodotti nel 2022 e dichiarati nel 2023 ai fini IRPEF � ammontato a 970 miliardi,�per un gettito IRPEF generato��- al netto di TIR e detrazioni – di 189,31 miliardi�(di cui 169,59 miliardi,�l’89,59%, di IRPEF ordinaria): valore in aumento del 6,3% rispetto allo scorso anno ma inferiore alla crescita del PIL nominale (+7,7%).�Crescono sia i dichiaranti�(42.026.960, numero addirittura superiore a quello record del 2008)�sia i contribuenti/versanti,�vale a dire coloro che versano almeno 1 euro di IRPEF, che toccano quota�32.373.363. Mentre salgono sia i contribuenti con redditi compresi tra i 20 e i 29mila euro (9,5 milioni) sia quelli con redditi medio-alti dai 29mila euro in su, diminuiscono i dichiaranti per tutte le fasce di reddito fino a 20mila euro, che calano da 23,133 a 22,356 milioni.�

Sicuramente condizionato dalla ripresa COVID-19,�quello che emerge dall’ultimo Osservatorio sulla spesa pubblica e sulle entrate Itinerari Previdenziali�sembrerebbe un quadro in apparenza positivo�se non fosse che, dati alla mano, resta sostanzialmente invariata la quota di contribuenti che effettivamente sostiene il Paese con tasse e contributi, e di contro troppo alta quella di cittadini totalmente o parzialmente a carico della collettivit�:�malgrado il miglioramento PIL e occupazione,�il 45,16% degli italianinon ha redditi e di conseguenza vive a carico di qualcuno.�Su 42 milioni di dichiaranti, poi, il 75,57% dell’intera IRPEF � pagato da circa 10 milioni di milioni di contribuenti, mentre i restanti 32 ne pagano solo il 24,43%.�

Figura1–�Percentuale di imposte pagate�per�i 2 principali raggruppamenti�di�reddito�

Figura 1 – Percentuale di imposte pagate per i 2 principali raggruppamenti di reddito

Fonte: Osservatorio sulla spesa pubblica e sulle entrate 2024, Itinerari Previdenziali

Mutuo asta 100%

Assistenza consulenza acquisto in asta

Il difficile finanziamento del�welfare�italiano

Come rilevato dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali,�nel 2022 sono statati necessari 131 miliardi per la spesa sanitaria, oltre�157�per l’assistenza sociale e altri circa 13 miliardi��per il�welfare�degli enti locali.�Un conto totale che supera i 300 miliardi�che, in assenza di tasse di scopo (come, ad esempio, accade per le pensioni che sono in attivo al netto dell’IRPEF),�viene finanziato attingendo fiscalit� generale:�a queste sole 3 voci di spesa sono state dunque destinate nell’ultimo anno di rilevazione�pressoch�tutte le imposte dirette IRPEF, addizionali, IRES, IRAP e ISOST e anche 23,77 miliardi di imposte indirette,in primis�l’IVA.

Negli ultimi 15 anni i redditi dichiarati sono aumentati�del 21,44%, mentre la spesa per il welfare � cresciuta di circa il 38%, trainata soprattutto da quella assistenziale, il cui valore tende ormai ad avvicinarsi pericolosamente al�gettito dell’IRPEF ordinaria.�Basta questo semplice confronto per capire come si sia davanti a un�onere, gi� oggi e ancora di pi� in futuro, molto gravoso da sostenere�e che lascia ad altre funzioni statali, indispensabili allo sviluppo del Paese (come scuola, infrastrutture, investimenti in capitale e cos� via), solo le residuali imposte indirette, le accise e la strada del debito. Debito�che, secondo il Prof. Brambilla, curatore del volume insieme a Paolo Novati, ogni anno aumenta spaventosamente nella totale indifferenza generale, tantoche l’Italia � fanalino di coda in Europa per occupazione e produttivit�.�

Redditi dichiarati e tipologie di contribuenti: un Paese di poveri?

Su una popolazione di 59.030.133 cittadini residenti sono 42.026.960�quanti hanno presentato una dichiarazione dei redditi nel 2023 (con riferimento all’anno di imposta precedente). A versare almeno 1 euro di IRPEF solo�32.373.363�residenti, vale a dire poco pi� della met� degli italiani:�a ogni contribuente corrispondono quindi 1,405 abitanti.�

Nel dettaglio, fino a 7.500 euro lordi si collocano 9.330.900 soggetti, il 22,20% del totale, che pagano in media 20 euro di IRPEF l’anno (14 se rapportati ai cittadini). I contribuenti che dichiarano redditi tra i 7.500 e i 15.000 euro lordi l’anno sono 7.626.579: in questo caso, al netto del TIR, l’IRPEF media annua pagata per contribuente � di 294 euro (209 euro per abitante), a fronte – a titolo esemplificativo – di una spesa sanitaria pro capite pari di circa 2.221 euro. Tra 15.000 e 20.000 euro di reddito lordo dichiarato si trovano 5,4 milioni di contribuenti, che pagano un’imposta media annua di 1.761 euro, che si riduce a 1.254 euro per singolo abitante; seguono da 20.001 a 29.000 euro 9,5 milioni di contribuenti, con un’imposta media di 3.612 euro che si scende a 2.571 se rapportata al totale degli abitanti: un importo che, come per la fascia successiva, basterebbe di per s� a coprire i costi della sanit�, ma che resterebbe comunque insufficiente guardando alle altre principali funzioni di�welfare�non coperte da contributi di scopo, tra cui appunto l’assistenza.�Seguono quindi i redditi tra 29.001 e 35mila euro, fascia in cui si collocano 3.754.371�contribuenti pari a�5.273.306�abitanti:�questi contribuenti, l’8,93%,�pagano�un’imposta�media�di�6.138 euro l’anno,�4.370�euro�per�abitante, e versano complessivamente il 12,17% delle imposte.�

Figura 2 – Percentuale di imposte pagate per scaglione di contribuenti

Figura 2 – Percentuale di imposte pagate per scaglione di contribuenti

Fonte: Osservatorio sulla spesa pubblica e sulle entrate 2024, Itinerari Previdenziali

Consulenza fiscale

Consulenza del lavoro

Sommando�tutte le fasce di reddito fino a 29mila euro, si evidenzia dunque che il 75,80% dei contribuenti italiani versa soltanto il 24,43%: di tutta l’IRPEF:�una fotografia�pi� vicina a quella di un Paese povero che di uno Stato membro del G7�e che parrebbe oltretutto poco veritiera guardando a consumi e abitudini di spesa degli italiani.�

A salire, la scomposizione mostra invece�quei poco pi� di 6 milioni di versanti con redditi superiori ai 35mila euro�che, nella sostanza, si fanno carico del finanziamento del nostro�welfare state.�Pi� precisamente, esaminando le dichiarazioni relative agli scaglioni di reddito pi� elevato,�sopra i 100mila euro, l’Osservatorio individua solo l’1,56% dei contribuenti�(poco pi� di 650mila persone)�che, tuttavia, versano il 23,59% del totale IRPEF.�Sommando loro anche i titolari di redditi lordi da 55.000 a 100mila euro (che sono 1.635.728, il 3,89% del totale, e pagano il 18,11% del totale delle imposte), si ottiene che il 5,45% paga il 41,69% dell’IRPEF. Includendo dunque anche i redditi dai 35.000 ai 55mila euro lordi,�risulta pertanto che il 15,26% paga il 63,39% dell’imposta sui redditi delle persone fisiche.��Ricomprendendo infine anche lo scaglione 29mila-35mila euro, “autosufficiente” su quasi tutte le funzioni di welfare salvo una quota di assistenza, si ottiene che il 24,20% dei contribuenti corrisponde il 75,57% dell’IRPEF complessiva e, si suppone, una quota altrettanto rilevante delle altre imposte.�

La redistribuzione della ricchezza e le proposte di riforma fiscale

Sintetizzando, dall’Osservatorio emerge s� una riduzione dei dichiaranti con redditi bassi in favore di quelli medio-alti ma, anche per effetto di bonus e detrazioni,�non ci sono invece variazioni sostanziali nella ripartizione del carico fiscale�che pesa sulle spalle di uno sparuto ceto medio, escluso invece dalla maggior parte delle agevolazioni.�Giusto aiutare chi ha bisogno, cos� come garantire a tutti diritti primari come quello alla salute, ma – come rileva la pubblicazione stessa –�i nostri decisori politici tendono spesso a trascurare come�queste percentuali dipendano anche da economia sommersa ed evasione fiscale�per le quali primeggiamo in Europa.�

Tra i falsi miti sfatati dal documento c’� di riflesso quello dell’oppressione fiscale,�che vuole (tutti) i cittadini tartassati dal fisco e penalizzati delle eccessive imposte.�Solo per pagare la spesa sanitaria, per i primi 2�scaglioni di reddito fino a 15mila euro, la differenza tra l’IRPEF versata e il costo della sanit� supera i 50 miliardi; la differenza sale a 57,8 miliardi sommando i redditi da 15 a 20mila euro. Considerando anche spesa assistenziale e�welfare�degli enti locali,�la redistribuzione totale � pari a 240,56 miliardi su circa 661 di entrate,�al netto dei contributi sociali.In pratica, viene redistribuito l’86,33% di tutte le imposte dirette (circa 278 miliardi)�a beneficio soprattutto del 53,19% degli italiani delle prime tre fasce fino 20mila euro e, in parte, al restante 22,61% corrispondente ai dichiaranti tra i 20 e 29mila euro.�Un costante trasferimento di ricchezza, sotto forma di servizi gratuiti�di cui quest’enorme platea di beneficiari non sembra rendersi neppure conto anche a causa delle ripetute promesse di nuove elargizioni da parte della politica, cui fa contraltare la continua minaccia di abolizione delle�tax expenditures�per i redditi da 35mila euro in su. Redditi, peraltro lordi, che scontano per� l’italico paradosso�secondo il quale pi� tasse si pagano e meno servizi si ricevono:una situazione che rischia di penalizzare quanti contribuiscono regolarmente incentivando i cittadini a evadere o a sotto-dichiarare�cos� da non rinunciare a prestazioni sociali o altre agevolazioni da parte di Stato, Regioni e comuni.�

Per il Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali � dunque il momento di lavorare, in ambito fiscale, su�soluzioni nuove, concretamente calate sulla realt� del Paese.�Se il contrasto di interessi tra clienti e fornitori diretti di beni e servizi potrebbe rivelarsi un ottimo modo per favorire l’emersione e al tempo stesso agevolare le finanze delle famiglie italiane, un maggiore sviluppo del�welfare�aziendale, insieme alla detassazione di�premi, aumenti salariali e straordinari, potrebbe essere la giusta via per ridurre il cosiddetto cuneo fiscale-contributivo a carico dei lavoratori dipendenti�in modo equo e sostenibile per le finanze dello Stato.Certamente, secondo il Professor Brambilla, pi� della decontribuzione, che negli ultimi 3 anni ha portato a un mancato gettito nelle casse INPS pari ad almeno 66 miliardi.�

Mara Guarino, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

�30/10/2024�



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

Source link 

Informativa sui diritti di autore

La legge sul diritto d’autore art. 70 consente l’utilizzazione libera del materiale laddove ricorrano determinate condizioni:  la citazione o riproduzione di brani o parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi qualora siano effettuati per uso di critica, discussione, insegnamento o ricerca scientifica entro i limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera citata o riprodotta.

Vuoi richiedere la rimozione dell’articolo?

Clicca qui

 

 

 

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Informativa sui diritti di autore

La legge sul diritto d’autore art. 70 consente l’utilizzazione libera del materiale laddove ricorrano determinate condizioni:  la citazione o riproduzione di brani o parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi qualora siano effettuati per uso di critica, discussione, insegnamento o ricerca scientifica entro i limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera citata o riprodotta.

Vuoi richiedere la rimozione dell’articolo?

Clicca qui

 

 

 

Mutuo asta 100%

Assistenza consulenza acquisto in asta

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

Per richiedere la rimozione dell’articolo clicca qui

La rete #dessonews è un aggregatore di news e replica gli articoli senza fini di lucro ma con finalità di critica, discussione od insegnamento,

come previsto dall’art. 70 legge sul diritto d’autore e art. 41 della costituzione Italiana. Al termine di ciascun articolo è indicata la provenienza dell’articolo.

Il presente sito contiene link ad altri siti Internet, che non sono sotto il controllo di #adessonews; la pubblicazione dei suddetti link sul presente sito non comporta l’approvazione o l’avallo da parte di #adessonews dei relativi siti e dei loro contenuti; né implica alcuna forma di garanzia da parte di quest’ultima.

L’utente, quindi, riconosce che #adessonews non è responsabile, a titolo meramente esemplificativo, della veridicità, correttezza, completezza, del rispetto dei diritti di proprietà intellettuale e/o industriale, della legalità e/o di alcun altro aspetto dei suddetti siti Internet, né risponde della loro eventuale contrarietà all’ordine pubblico, al buon costume e/o comunque alla morale. #adessonews, pertanto, non si assume alcuna responsabilità per i link ad altri siti Internet e/o per i contenuti presenti sul sito e/o nei suddetti siti.

Per richiedere la rimozione dell’articolo clicca qui