Due punti nelle ultime tre partite tra campionato e Champions per la squadra di Thiago Motta, che adesso è quarta, ma a fine giornata potrebbe essere sesta
No, ancora non c’è modo di vincere con continuità davanti al pubblico di casa. Contro il Parma la Juventus pasticcia difensivamente e recupera due volte, senza però riuscire a trovare la chiave per andare oltre il 2-2 finale, in bilico fino ai minuti di recupero. Enrico Delprato al 3′ e Simon Sohm al 38′ gli autori dei due gol degli emiliani, di Weston McKennie (31′) e Timothy Weah (49′) le reti bianconere. La raffica di pareggi da record del 2024 – 16 in tutto – non si placa e il Napoli è ormai a sette punti di distanza, che cominciano a diventare davvero tanti.
nostalgia di bremer
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Per la seconda partita consecutiva Motta opta per Kenan Yildiz in panchina come arma nel secondo tempo sperando in un impatto devastante come contro l’Inter, ma rispetto al derby d’Italia l’allenatore bianconero tiene fuori sia Pierre Kalulu che Nicolò Fagioli: Federico Gatti al fianco di Danilo e Khephren Thuram a centrocampo i rispettivi sostituti, con un ritrovato Teun Koopmeiners tra le riserve. L’ex Fabio Pecchia – secondo tecnico della storia della Next Gen nel 2019-2020 – ne cambia invece tre rispetto all’1-1 di domenica contro l’Empoli, uno per reparto. Il match tra le due squadre più giovani della Serie A si sblocca già dopo tre minuti, perché Gatti e Weah sembrano non preoccuparsi dei centrali del Parma sugli sviluppi di calcio d’angolo: Botond Balogh fa sponda di testa e Delprato incorna a rete sotto l’incrocio. Senza Gleison Bremer la migliore difesa d’Europa è ormai un malinconico ricordo sbiadito. La Juventus prova allora ad affidarsi all’uomo più in forma, Francisco Conceiçao, e alle sue sgasate sulla destra, ma la prima chance arriva dalla fascia di Weah, con Zion Suzuki che respinge il tentativo di McKennie su cross dalla sinistra prima che Dusan Vlahovic fallisca il tap-in da un paio di metri, alto sopra la traversa.
come balla la difesa
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Dietro però la tenuta difensiva non c’è – Ange Bonny manca il pallone del raddoppio su magia in controllo di Antoine Hainaut – e i tifosi dell’Allianz Stadium continuano a tremare per tutto il primo tempo, mentre in costruzione regna un’imprecisione – di Andrea Cambiaso in primis – che rischia costantemente di innescare la rapidità degli uomini di Pecchia. Con mezz’ora circa di ritardo, però, la Juventus pare risvegliarsi e pareggia con gli stessi presupposti della rete avversaria: di testa, su sviluppi di corner. Viene premiato il solito fiuto offensivo di McKennie: Weah assiste con un cross dalla destra e lo statunitense realizza, smarcato in area. Il problema per Motta, però, è che Dennis Man al 38′ è dannatamente più veloce di Danilo: lo recupera e lo brucia con uno sprint sulla trequarti, lo semina allargandosi e poi serve al centro Sohm, potente quanto basta con il tiro di prima intenzione per bucare ancora Michele Di Gregorio, che tocca il pallone senza respingerlo.
la dura legge del pari
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Nella ripresa Hernani rimpiazza subito Mandela Keita e Vlahovic rimedia con un’evitabile ammonizione a un passaggio errato, poi al 49′ la Juventus si ricorda che le combinazioni tra i suoi esterni funzionano. Thuram spezza le linee avversarie in progressione e come al Giuseppe Meazza è Conceiçao a sfondare sulla destra servendo di nuovo Weah, puntuale per il tap-in a due passi dalla porta. Il minuto 58 è quello che Motta sceglie per i primi cambi, con Nicolò Savona per Juan Cabal (Cambiaso dirottato a sinistra) e Yildiz per Weah: insomma, è un invito dell’allenatore a forzare la partita a fronte dell’ipotizzabile fiato in esaurimento degli emiliani. Un cross velenosissimo di Yildiz – con doppio inserimento in area – chiede estrema attenzione a Suzuki, poi il boato dello Stadium accoglie il ritorno in campo di Koopmeiners per gli ultimi 20′. È un finale di gara aperto e vivace, con la Juventus che rischia dietro e allo stesso tempo sfiora il gol da tre punti per due volte nel recupero: Hainaut mura Manuel Locatelli e Delprato si immola su Yildiz all’ultimo secondo.
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