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Pensione più facile nel 2025 (4 anni prima), ecco perché la manovra finanziaria agevola la pensione di vecchiaia #finsubito prestito immediato


Per andare in pensione ci sono delle regole molto rigide. E che di fatto minano la possibilità di quiescenza a chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995. In effetti, i cosiddetti contributivi puri, cioè soggetti che hanno il primo contributo versato dopo il 31 dicembre 1995, sono assoggettati a requisiti aggiuntivi per andare in pensione anche a 67 anni di età.

Infatti, per poter andare in pensione come contributivo puro, anche per la pensione di vecchiaia serve raggiungere un determinato importo minimo del trattamento. Ed è una cosa che molti sottovalutano. Ma che a volte rischia di minare la possibilità di andare in pensione dei lavoratori.

Però, grazie a un intervento dell’ultima legge di Bilancio, tutto cambia. Perché ci sarà chi potrà aggirare questo ostacolo andando lo stesso in pensione ben 4 anni prima rispetto a quello che invece doveva succedere.

Pensione più facile nel 2025, ecco perché la manovra finanziaria agevola la pensione di vecchiaia

Andare in pensione come contributivi puri a volte può essere un’autentica impresa. Per esempio, a 67 anni di età con 20 anni di contributi versati, chi ha iniziato a lavorare prima del 1995 va in pensione a prescindere dall’importo della prestazione che riesce a raggiungere. Invece, per i contributivi puri non è così. Dal momento che per andare in pensione a 67 anni di età con 20 anni di contributi versati bisogna arrivare anche a un importo minimo della prestazione. Che non può essere inferiore all’importo dell’assegno sociale in vigore nell’anno di uscita. Per esempio, nel 2024, per andare in pensione a 67 anni di età, gli interessati devono raggiungere una pensione minima di 584,41 euro al mese.

Pensioni di vecchiaia più facili nel 2025, ecco perché

Dal momento che le pensioni contributive non godono delle integrazioni al trattamento minimo e delle maggiorazioni sociali come previsto dalla normativa vigente, è evidente che non tutti riescono facilmente ad arrivare a quel genere di importo, al punto da poter godere dell’uscita in quiescenza.

Ecco quindi che il governo, nella legge di Bilancio, ha deciso di dare una mano a quanti si trovano in questa condizione.

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La soluzione, infatti, è utilizzare, per chi ha dei versamenti nei Fondi pensione integrativi, l’eventuale rendita maturata. In pratica, nel calcolo della prestazione minima da raggiungere, oltre alla pensione derivante dall’INPS, si può usare anche la rendita. In maniera tale da arrivare più facilmente a questo genere di importo.

Cosa fa la previdenza integrativa sulle pensioni di vecchiaia in regime contributivo

Questo vantaggio offerto adesso dalla legge di Bilancio si aggiunge a un’altra soluzione di comodo che la pensione di vecchiaia in regime contributivo prevede. Infatti, per le lavoratrici madri che hanno avuto dei figli, arrivare all’importo soglia della prestazione prima citato è più semplice. Questo perché c’è una vecchia normativa che fa riferimento alla legge Dini che offre una soluzione vantaggiosa.

Infatti, se la pensione a 67 anni di età non arriva a 534,41 euro al mese e quindi non si può andare in pensione di vecchiaia a 67 anni di età con 20 anni di contributi versati, per le lavoratrici una sorta di trucco esiste.

Basta chiedere il calcolo della prestazione con un coefficiente di trasformazione migliore.

Perché le lavoratrici farebbero bene a sfruttare questa variabile

Le lavoratrici madri che hanno avuto uno o due figli, infatti, possono chiedere all’INPS di godere del calcolo della prestazione con il coefficiente non dei 67 anni ma quello dei 68 anni di età. Una vera agevolazione che diventa ancora migliore per chi ha avuto tre o più figli.

In questo caso, infatti, la lavoratrice può arrivare a chiedere all’INPS che la prestazione venga calcolata con il coefficiente ancora migliore. Cioè quello dei 69 anni di età. Dal momento che i coefficienti che trasformano il montante contributivo in pensione sono tanto migliori quanto più elevata è l’età di uscita, ecco che questa soluzione può essere facilmente utilizzata.

Ricapitolando, usando la previdenza complementare e sfruttando, nel caso delle madri lavoratrici, vecchie normative, andare in pensione a 67 anni diventa nel 2025 sempre più semplice. Una vecchia legge e adesso novità nella legge di Bilancio: andare in pensione 4 anni prima è possibile ed è più facile quindi. Perché effettivamente, se non si riesce a sfruttare questo doppio canale di agevolazione, anziché a 67 anni non resterebbe che attendere i 71 anni di età.

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