Una barriera di sabbia alta in alcuni punti anche tre metri per proteggere la costa dalle mareggiate. La muraglia, lungo i sette lidi, è stata alzata dai titolari degli stabilimenti. In azione per alcuni giorni alcuni Caterpillar, giganti gialli d’acciaio, che hanno costruito quella montagna, uno spettacolo per i turisti che in questi giorni di sole e temperature miti vanno al mare. Uno spettacolo, non così bello da vedere, è quel letto di tronchi, rami, copertoni e detriti che il grande fiume sta riversando in mare, detriti e animali morti spiaggiati lungo l’arenile. Nicola Bocchimpani (presidente AsBalneari), titolare del Bagno Pomposa, spiega quello che sta succedendo sulle nostre spiagge. “Quella barriera è fondamentale – precisa con decisione – per proteggere non solo lo stabilimento balneare ma anche le abitazioni. Qui, a differenze di altre località della costa, non ci sono protezioni a separare l’abitato dal mare. In mezzo, tra le onde e le case, solo le nostre spiagge. Dobbiamo difenderci e difendere le abitazioni”. Bocchimpani ricorda Volano, che finì sott’acqua. “Quell’anno – afferma – senza la barriera anche Pomposa, Nazioni e Scacchi sarebbero stati invasi dal mare”. ’Muraglia’ che si pagano gli stabilimenti. Gli operatori balneari investono cifre che oscillano tra i 1000 e i 2mila euro. “Anche Estensi e Spina hanno aderito – ribadisce –, ci siamo tutti”. “Le imprese turistiche a rischio erosione – interviene Gianni Nonnato, presidente del consorzio Lido Nazioni, titolare dello Chalet del mare – costruiscono quella duna di sabbia. Ci sobbarchiamo il costo per difenderci da eventi climatici estremi che ultimamente si manifestano in maniera sempre più diffusa. Le mareggiate provocano effetti devastanti alle strutture”.
Poi c’è quella distesa di tronchi che sembra cancellare il profilo della spiaggia. “Io lo chiamo effetto golena – così Bocchimpani spiega il fenomeno –. Il Po trascina tutti i detriti, siamo al cospetto di anni d’incuria. E sappiamo quali rischi si corrono. Basta guardare alla recente alluvione in Emilia Romagna, con muri di tronchi a fare da tappo al defluire delle acque, case allagate proprio perché i corsi d’acqua sono pieni di detriti. Spero che vengano spazzati via dalle imprese che hanno il compito di tenere pulite le spiagge. Parliamo di camion e camion di materiale. Che mi auguro non venga lasciato qui a marcire. Ci sono tronchi, mobili, animali morti”. Tutto quello che il fiume butta in mare e che il mare restituisce. Alle spiagge.
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