Con la manovra di Bilancio il governo Meloni, ha partorito un pacchetto pensioni privo della tanto attesa riforma. Nulla di nuovo è stato introdotto se si escludono i ritocchi alla pensione di vecchiaia per alcune lavoratrici. Però è anche vero che il governo ha deciso di confermare le misure di pensionamento in anticipo che scadono il 31 dicembre. Ben 3 misure anziché cessare nel 2024 vengono così prolungate anche per l’anno prossimo. La terza manovra finanziaria dell’attuale esecutivo nel pacchetto pensioni ha deciso quindi di allungare l’esperienza della pensione a 62 anni. Naturalmente una volta fuoriuscito il testo della manovra si avrà la conferma ufficiale di questa proroga, ma per il momento si da per certo che i lavoratori anche l’anno prossimo avranno la possibilità di andare in pensione a 62 anni.
Dall’INPS una pensione nel 2025 a 62 anni di età, ecco i requisiti e le penalizzazioni
Al riguardo i dubbi sono pochi, perché non essendoci grandissime novità previdenziali, la conferma della pensione a 62 anni è ormai certa o quasi. Infatti, come detto in premessa, le misure che scadevano il 31 dicembre 2024 verranno confermate. Compresa la tanto discussa quota 103 che permetterà pertanto di andare in pensione a 62 anni di età nel 2025.
La quota 103 è in funzione già da due anni. Infatti è nata nel 2023, confermata e modificata nel 2024 e adesso rinnovata di nuovo, probabilmente con la struttura dell’anno scorso. Però va detto che la misura 2024 è meno favorevole rispetto a quella 2023.
La quota 103 è un canale di uscita agevolato per andare in pensione perché permette di andare in pensione a 62 anni e non a 67 anni. Ma ci sono delle controindicazioni da considerare rispetto al favore dell’anticipo.
Ecco come uscire a 62 anni di età e prendere la pensione di quota 103
Dal punto di vista dei requisiti nulla cambierà rispetto alla versione 2024 della quota 103. Infatti la pensione continua ad essere fruibile dai lavoratori a partire dai 62 anni di età. Si aprono le porte del pensionamento quindi a quanti sono nati nel 1963 e che quindi dal primo gennaio prossimo compiranno 62 anni di età.
Non cambia nulla anche dal punto di vista dei contributi da versare perché restano fissati a 41 anni. Va ricordato che di questi 41 anni ben 35 anni devono essere effettivi da lavoro e quindi al netto dei contributi figurativi da malattie indennizzate INPS o da disoccupazione sia con la Naspi che con le precedenti misure.
Come età i vantaggi sono notevoli, ma ci sono le penalizzazioni
Se l’uscita dal punto di vista dell’età del lavoratore resta favorevole, restano anche tutte le penalizzazioni di cui accennavamo prima. A partire dal penalizzante calcolo contributivo.
Anche chi ha iniziato a lavorare prima del 1996 per uscire dal lavoro con la quota 103 a 62 anni di età e con 41 anni di contributi versati deve accettare il ricalcolo contributivo della prestazione. Inoltre l’importo della prestazione non può superare le quattro volte il valore del trattamento minimo INPS che quest’anno è pari a 598,61 euro. Quindi, la pensione anche se dovrebbe essere più alta nel 2025 non potrà superare 2.400 euro lordi al mese euro più euro meno.
Anche svolgere un lavoro è vietato con la pensione a 62 anni
Chi esce dal lavoro nel 2025 con la quota 103 e va in pensione a 62 anni di età deve considerare il fatto che non potrà più svolgere alcuna attività di lavoro sia autonomo che dipendente. L’unica attività che la normativa consente ancora di svolgere nonostante l’interessato sia andato in pensione con la quota 103 resta sempre l’attività di lavoro autonomo occasionale. In questo caso però non bisogna superare i 5.000 euro di reddito proveniente da questa attività nell’anno solare di riferimento. Ed anche questa è una evidente penalizzazione a cui vanno incontro i futuri beneficiari della quota 103.
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