Sassari Ottenere le cure nei tempi di legge dovrebbe essere, per i cittadini, un diritto. Far valere questa tutela, però, è un percorso tutto in salita.
Lorena è affetta da asma allergica, e la sua situazione clinica è in peggioramento. Il suo medico le ha prescritto una visita dall’allergologo, con una impegnativa a 30 o 60 giorni. «Per prima cosa ho chiamato il Cup – racconta – e il primo appuntamento che mi è stato proposto è per giugno 2025». La data è troppo avanti nel calendario, e allora la paziente decide percorrere la strada dell’intramoenia. Non trova disponibilità nella zona di Sassari, e quindi ripiega con il Policlinico di Monserrato, centro dell’angioedema. Questa volta, con le prestazioni a pagamento, gli spazi liberi ci sono.
«Mi ero informata, e sapevo che, in caso di inadempienza del sistema sanitario, quando non in grado di dare risposte al cittadino nei tempi previsti dalla legge, c’è la possibilità di ricorrere ai privati e di chiedere il rimborso delle spese sostenute alla propria Asl di competenza». Non è altro che l’art. 3, comma 13, del D.Lgs n. 124/1998 che testualmente recita: “Qualora l’attesa della prestazione richiesta si prolunghi oltre il termine fissato dal direttore generale, l’assistito può chiedere che la prestazione venga resa nell’ambito dell’attività libero-professionale intramuraria, ponendo a carico dell’azienda unità sanitaria locale di appartenenza e dell’azienda unità sanitaria locale nel cui ambito è richiesta la prestazione”.
«Sapevo che l’Asl 8 di Cagliari a maggio si era adeguata alla normativa e allora sono andato nel sito aziendale per capire come muovermi». Per prima cosa invia una Pec alla direzione generale dell’Asl di Sassari: «Faccio presente che il Cup non è stato in grado di garantire una prestazione nei tempi utili. Quindi l’unica alternativa per trovare la disponibilità restava l’intramoenia nella struttura di Monserrato». La mail però viene ignorata, e Lorena non riceve alcuna risposta.
Va a Cagliari e effettua gli accertamenti. «L’allergologo mi prescrive degli ulteriori accertamenti, e ancora una volta provo a farli a Sassari. Niente da fare: mancano alcuni degli allergeni utili a completare il quadro clinico. Devo nuovamente rivolgermi al centro di Monserrato». Anche Sassari ha un suo centro per Angioedema: «Nessuno, e tanto meno il Cup, mi ha mai indirizzato verso questa struttura. In ogni modo ho scoperto che si occupa prevalentemente di angioedema ereditario, quindi Cagliari era tappa obbligatoria». Alla fine, tra costi delle visite e costi degli esami e spese sostenute, il conto è di 500 euro. «Invio tramite Pec la richiesta di rimborso, e ancora una volta non ho alcun riscontro». Allora Lorena prova a contattare l’Ufficio relazioni col pubblico dell’Asl, ma non ottiene risposta. «Mi rivolgo anche all’ufficio legale, ma l’esito è sempre lo stesso: non mi riceve nessuno, l’unica persona con la quale sono riuscita a confrontarmi è una guardia giurata».
Dopo una serie di tentativi e tante insistenze, la risposta arriva: «L’Asl di Sassari aveva cestinato la mia Pec perché secondo loro non ho diritto a ricevere alcun rimborso per le spese mediche sostenute. Tutto questo nonostante una legge nazionale dica esattamente il contrario». Ora l’unica strada che resta da percorrere è quella legale: «Mi rivolgerò a un avvocato, perché sono convinta che i miei diritti di cittadino e di paziente siano stati lesi. Però mi metto nei panni di altre migliaia di persone che si trovano nelle mia stessa situazione, ma che magari non hanno gli stessi strumenti che ho io. Perché la sanità deve calpestare così i diritti di chi non può pagarsi le cure?».
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