Programmato in questi giorni lo sgombero dei locali di via Cavallotti, occupati in maniera indebita secondo il Comune di Como dall’Associazione Carducci, è stato congelato grazie al ricorso presentato dall’associazione che ha fatto valere la “possessoria“, ovvero il “possesso pacifico e ininterrotto“. L’argomentazione è stata scelta dalla presidente, l’avvocato Maria Cristina Forgione, che da oltre un anno è impegnata in un braccio di ferro con il primo cittadino, Alessandro Rapinese, desideroso di riappropriarsi della struttura per metterla a disposizione, almeno parzialmente, del Conservatorio di Como a corto di spazi. L’Associazione Carducci fa valere un documento del 1930 con cui i fondatori del sodalizio regalarono la sede al Comune in cambio dell’occupazione garantita e del pagamento delle bollette. E proprio sul costo delle utenze è iniziata a montare la diatriba tra il sodalizio e l’amministrazione comunale, quando ancora alla guida dalle città c’era il centrodestra con Mario Landriscina. Secondo l’interpretazione del Comune l’accordo sarebbe valido solo per alcuni locali e non per tutto l’immobile di via Cavalotti, che infatti in passato fu affidato anche all’Insubria per ospitare i suoi corsi in città. L’associazione secondo il Comune si sarebbe allargata negli anni andando a occupare anche alcune porzioni dell’edificio destinate ad altri e momentaneamente rimaste vuote.
Adesso la parola passa di nuovo ai giudici che il prossimo 20 novembre ascolteranno anche due testimoni, nel frattempo rimane in vigore la sospensione dello sgombero. L’Associazione Carducci si è dichiarata pronta anche a trovare un accordo, liberando alcuni locali in cambio del riconoscimento della propria legittimità a occuparne altri, ma il sindaco non sembra disposto a concedere sconti.
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