Il giallo della morte di una ragazza di Piazza Armerina, nell’Ennese, trovata impiccata con una corda a un albero del giardino di casa
È sempre più intricato il giallo della morte di Larimar Annaloro, una 15enne di Piazza Armerina, nell’Ennese, trovata impiccata con una corda a un albero del giardino di casa, martedì.
L’ipotesi che dietro a quello che gli inquirenti ritengono un suicidio possano esserci foto intime della ragazza, che qualcuno minacciava di diffondere o avrebbe già fatto circolare nelle chat, prende sempre più corpo. A confermarla è la sorella maggiore dell’adolescente, una giovane donna che vive in Lombardia, arrivata in Sicilia dopo la tragica notizia.
La lite con una coetanea che l’accusava di averle «rubato il fidanzato»
Intervistata durante la trasmissione di Rai 2 «Ore 14», tra le lacrime, ha parlato di immagini scattate alla sorella e «mandate». La Procura di Enna, che indaga a carico di ignoti per istigazione al suicidio, ha sequestrato il pc e il cellulare della ragazzina per ricostruirne le frequentazioni e gli ultimi momenti di vita. Sul corpo sono stati eseguiti anche gli esami tossicologici.
La mattina della morte l’adolescente — che con due fratelli e i genitori (un operaio e una barista) si era trasferita dalla Lombardia a Piazza Armerina un anno fa — aveva litigato con una coetanea che, raccontano alcuni testimoni, l’accusava di averle rubato un fidanzato. Le due erano arrivate alle mani. Una scena violenta a cui avrebbero assistito diversi compagni.
Le foto intime e le accuse della famiglia
Qualcuno avrebbe anche insultato pesantemente Larimar facendo intendere di sapere che circolavano sue foto intime. La 15enne, che frequentava il liceo scientifico del paese, tornata in classe si è sentita male e ha chiamato i genitori chiedendo di poter tornare a casa. «Siamo andati a prenderla — ha raccontato la madre —. Piangeva e mi stava per raccontare la causa del litigio, poi si è interrotta perché c’era mio marito».
La famiglia non ha dubbi: «L’hanno ammazzata», dicono, intendendo che a spingere la ragazzina a uccidersi sarebbero state le cattiverie dette da alcuni compagni. Insomma, forse pensando che le immagini ormai circolassero, si sarebbe vergognata e avrebbe deciso di togliersi la vita. Una scelta maturata e attuata in soli 45 minuti, il tempo impiegato dalla madre per tornare a casa, dopo averla lasciata per fare alcune spese.
Brava a scuola, ma nel mirino della cultura maschilista
Ma le disperate parole dei familiari lasciano sospesi molti interrogativi. «Era bravissima a scuola, aveva tutti otto. Se fosse stata depressa il suo rendimento sarebbe calato», dice la sorella di Larimar, ammettendo, però, che la 15enne non era ben vista dalle coetanee: «Le altre la odiavano».
Insomma, nonostante i buoni voti e un apparente inserimento positivo, il contesto in cui la ragazzina si muoveva era tutt’altro che sereno.
«Eri bella come il sole, intelligente, ma soprattutto buona, troppo per la società malvagia in cui viviamo», ha scritto su Fb la madre del fidanzatino della ragazza.
Una compagna ha riferito: «Una ragazza ha affrontato in malo modo Larimar. Questo mi hanno detto alcuni compagni che hanno assistito alla scena. Quella ragazza le contestava di avere avuto una storia col suo ex, diceva di aver visto un video. Sono volate parole grosse e pure spintoni. Ma la cosa più drammatica è che poco dopo Larimar è stata accerchiata da altre ragazze, che l’hanno insultata. Lei era disperata».
L’amica, addolorata, ha riferito: «Non riesco a darmi pace. Se quel giorno fossi stata a scuola le avrei parlato, l’avrei confortata. Invece è rimasta sola». Un altro alunno della stessa classe ha riferito: «Larimar voleva essere libera, solo questo voleva. Vivere la sua vita lontano dai pregiudizi e dalla gente bigotta». Il ragazzo denuncia: «Non si può morire così. Questa è una città ipocrita, maschilista. La lite dell’altro giorno è stata solo l’ultimo episodio. La verità è che Larimar era finita nel mirino di troppe malelingue da quando era arrivata in Sicilia».
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