Fondazione Mezzogiorno, coro di no all’Autonomia differenziata: «Impatto disastroso sull’economia»
«Politica ed impresa non sono compatibili». Antonio D’Amato, l’ex presidente nazionale degli industriali, che attualmente è il presidente della Fondazione Mezzogiorno, ieri ha chiuso ogni spiraglio sulla ipotesi di una sua candidatura nel centrodestra per le elezioni regionali in Campania che si svolgeranno tra circa un anno. Se ne era parlato più volte sia nell’ambito dello schieramento con il quale avrebbe dovuto proporsi, sia, più recentemente, durante la riunione di sabato scorso della maggioranza di centrosinistra come possibile competitor.
Vincenzo De Luca, per spronare i suoi e soprattutto i consiglieri del Pd a votare la legge Sommese, quella che potrebbe consentirgli di ricandidarsi alla presidenza della giunta della Regione Campania, aveva paventato l’ipotesi che, in sua assenza, il centro destra avrebbe puntato proprio su D’Amato. Il quale, però, ancora una volta, come già accaduto in altre occasioni nelle quali si vociferava di una sua possibile candidatura, ha detto no. Il suo rifiuto arriva in una giornata che per il centrodestra campano era stata già resa complicata dalle dimissioni di Annarita Patriarca, in polemica con la componente di Forza Italia che fa capo a Fulvio Martusciello, dalla segreteria provinciale del partito.
Il diniego di D’Amato è stato pronunciato a margine dell’incontro sull’autonomia differenziata promosso dalla Fondazione Mezzogiorno che si è tenuto nella sede della Unione Industriali di Napoli. Lui è intervenuto come relatore ed ha parlato per ultimo, dopo il giornalista Marco Esposito; l’economista Giuseppe Pisauro; il costituzionalista e docente alla Federico II Sandro Staiano; il presidente della Unione Industriali di Napoli, Costanzo Iannotti Pecci. Tutti, da diversi punti di vista, hanno ribadito la propria contrarietà all’autonomia differenziata. «L’impatto di queste norme sul mondo delle imprese — ha detto D’Amato — sarà disastroso. Non si può pensare che in un mondo di sfide globali possano essere devolute alle competenze regionali materie come il commercio estero, la politica energetica e quella ambientale».
Secondo il presidente di Fondazione Mezzogiorno altre sono le riforme necessarie all’Italia per recuperare competitività: quella che introduca il premierato e quella della giustizia. «Purtroppo — ha aggiunto — il tema dell’autonomia differenziata ha trovato spazio in un agone politico dove la Lega dal 1992 riesce a ricattare il centro destra ed il centro sinistra per portare avanti la sua visione identitaria e separatista». D’Amato ha fatto cenno alla circostanza che la riforma del Titolo V della Costituzione fu approvata nel 2000 dal centrosinistra sul filo di lana dello scioglimento delle Camere, con la speranza (rivelatasi peraltro fallace) di portare la Lega dalla propria parte nella successiva competizione elettorale o almeno di guadagnare il consenso di una parte dell’elettorato leghista. Passaggio dopo passaggio — nel 2019 Veneto, Emilia Romagna e Lombardia firmarono già una preintesa per il trasferimento della competenza su alcune materie — si è arrivati alla situazione attuale, nella quale ormai l’autonomia differenziata è legge. «Anche il governo in carica — ha sottolineato D’Amato — ha fatto della questione dell’autonomia differenziata materia di scambio e di trattativa politica. Le imprese hanno bisogno di ben altro in un frangente molto critico. L’Italia e l’Europa sono nel pieno di una crisi industriale, non finanziaria, mentre per risolvere i suoi problemi interni la Cina ha dichiarato una guerra commerciale al mondo e gli Stati Uniti rispondono all’aggressione della Cina con le tariffe».
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