TERAMO. Condanne confermate, anche se con qualche sconto. Ha retto, davanti ai giudici della Corte d’appello dell’Aquila, l’impianto accusatorio che aveva portato a tre condanne in primo grado per la morte sul lavoro di Roberto Morelli, il 31enne camionista di Napoli deceduto nel 2017 nel piazzale della ditta Metalferro di Castelnuovo Vomano, schiacciato da una balla di plastica. Caso all’epoca citato più volte dall’ex ministra della Giustizia Marta Cartabia dopo la lettera scritta dalla mamma della vittima sui tempi lunghi del procedimento penale: la stessa ministra, in più occasioni, aveva parlato proprio della tragedia teramana e della necessità di dare risposte più veloci nelle aule di tribunale.
La Corte d’appello (presidente Maria Gabriella Tascone, consiglieri Flavia Grilli e Laura D’Arcangelo) ha confermato la responsabilità per l’omicidio colposo di Morelli degli imprenditori Pasquale Di Giacinto, amministratore unico della Metalferro (per lui la pena resta confermata: quattro anni), e Luca Di Giacinto, amministratore unico della Dg Capital Service Srl, società che all’epoca dei fatti operava all’interno dello stabilimento svolgendo attività di selezione dei materiali provenienti da raccolte differenziate (per lui pena rideterminata e ridotta da quattro a tre anni), così come quella di Michele Bonaccorso, all’epoca dei fatti lavoratore interinale in servizio alla Dg Capital con mansioni di carrellista (per lui la pena resta di quattro anni). Pasquale Di Giacinto è stato assolto dal secondo capo d’imputazione che gli era stato ascritto, ovvero l’intralcio alla giustizia per impedimento del controllo, per il quale in primo grado aveva avuto un’ulteriore pena di un anno, e i giudici di secondo grado gli hanno anche revocato le pene accessorie. Tutti e tre gli imputati sono stati interdetti dai pubblici uffici per cinque anni.
L’avvocato Giorgio Varano, che rappresentava la parte civile (la madre e i cinque fratelli della vittima), ha dichiarato: «Siamo soddisfatti della conferma in appello della responsabilità penale degli indagati. È stata confermata la sentenza di primo grado, che secondo noi ha ricostruito tutta la verità dei fatti». In primo grado il tribunale di Teramo a favore delle parti civili aveva disposto provvisionali complessive immediatamente esecutive per circa un milione di euro. Sempre sul primo grado va detto che erano stati assolti altri due imputati, perché il fatto non sussiste Leo De Santis, responsabile della sicurezza sul lavoro per conto della Metalferro, e per non aver commesso il fatto Pierluigi Angelozzi, dipendente della Dg Capital.
Commenti di tenore opposto sulla sentenza d’appello da parte degli avvocati Florindo Tribotti, che difendeva Bonaccorso («Una sentenza ingiusta che impone il ricorso all’ulteriore grado di giudizio. Michele Bonaccorso non ha commesso nessun reato») e Gennaro Lettieri, legale di Luca Di Giacinto: «La Corte di appello ha confermato una sentenza ingiusta, lacunosa, contraddittoria e congetturale. Proporremo ricorso per Cassazione». Pasquale di Giacinto era difeso da Guglielmo Marconi. (d.v.)
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