Romano, classe ‘78 e residente a Frascati, Mirko Pellegrini non è un nome nuovo alle cronache. Soprattutto in Calabria. Perché l’imprenditore, che attraverso le sue 17 ditte intestate a prestanome, lavorerebbe da anni al rifacimento delle strade di Roma e, addirittura avrebbe eseguito opere già in occasione del Giubileo del 2016, è attualmente sotto processo ed è stato coinvolto in due inchieste della procura Distrettuale antimafia di Reggio Calabria “Cumbertazione” e “Waterfront”.
CON IL CLAN
La prima risale al 2017 e riguarda il sistema integrato che da Cosenza a Gioia Tauro avrebbe consegnato gli appalti pubblici alle imprese della ‘ndrangheta. In particolare le indagini avevano interessato due gruppi imprenditoriali: i Bagalà di Gioia Tauro, legati ai Piromalli, e Barbieri, che avrebbe fatto riferimento ai potentissimi Muto di Cetraro. “Cumbertazione”, è il nome dell’operazione nel corso della quale a Pellegrini viene notificato un decreto, così come ad altri imprenditori sospettati di essere uno strumento operativo dei clan della Piana. “Waterfront”, l’altro blitz, è del 2020 e riguarda i lavori di rifacimento del lungomare di Gioia Tauro e del porto di Rosarno, oltre a un’altra serie di gare per opere pubbliche tra il 2014 e il 2016. In questa inchiesta, in particolare, secondo l’accusa «Mirko Pellegrini, rappresentante legale, direttore tecnico e socio unico della “Edilstrade S.r.l.”, avrebbe messo a disposizione la propria impresa per la partecipazione alle gare oggetto di turbativa, mettendosi comunque a disposizione di ogni esigenze dell’associazione». Secondo l’accusa le aziende si sono prestate a partecipare fittiziamente alle gare, singolarmente o in associazione di imprese per conto dell’organizzazione (ricevendo in cambio una percentuale che variava dal 2,5 per cento al 5 per cento sulla base d’asta, al netto del ribasso), in altri casi, avrebbero presentato offerte fittizie, ottenendo in cambio la garanzia che l’organizzazione, a sua volta, avrebbe presentato offerte fittizie per appalti di loro interesse in modo che si aggiudicassero le gare.
L’INTERCETTAZIONE
«Mirko, rappresentante legale, direttore tecnico e socio unico della Edilstrade srl, secondo l’accusa, avrebbe messo a disposizione l’azienda – si legge nelle carte – per la presentazione di un’offerta concordata con altre imprese partecipanti al cartello, per condizionare il risultato della gara in loro favore». Agli atti dell’inchiesta anche un’intercettazione del 21 gennaio 2014 tra Giorgio Morabito, legato al clan dei Piromalli, e Cristiano Zulian, dalla quale «emerge chiaramente come gli stessi concordassero le percentuali di ribasso da indicare nella busta di presentazione alla gara d’appalto telematica: «Perché è il cognato qua del nostro amico e non… mi sembra male non fargli… dare la collaborazione (si riferisce a Domenico Coppola, cognato di Francesco Bagalà, ndr). Eh, a Mirko eventualmente una, vedi tu». Così «chiedendo espressamente – spiegano gli investigatori – di fargliela fare a Mirko Pellegrini, per la Edilstrade srl». Cumbertazione e Waterfront sono processi tuttora pendenti presso il Tribunale di Palmi, in attesa del giudizio di primo grado.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link