Ho letto con avidità il libro di Carlo Santulli, La biolingua dell’economia circolare, OperaNarrativa, 2024 – 132 pagine. Confesso di esserne rimasto avvinto fin dalle prime righe della Premessa:
“Questo è un libro sulle parole che usiamo nella bioeconomia, o nell’economia circolare, ma in realtà cerco di parlare di ciò che conosco meglio (…):il problema dei rifiuti, che è centrale al raggiungimento dell’economia circolare, perché questa di rifiuti non ne produce. È un ideale, l’economia circolare, e quindi, come l’uomo ideale, ha un difetto quasi impercettibile: non esiste. Però, un po’ come il paese di Bengodi, il fatto che non esista non ci impedisce di cercarlo, quest’ideale”.
Poi ho proseguito nella lettura, soffermandomi su alcuni altri passi, per me accattivanti, della Premessa (come giornalista e soprattutto come poeta le parole e oil loro uso sono la mia gioia e il mio strazio):
“Ho pensato di scriverlo come si farebbe per un libro di narrativa, cosicché la lingua e le parole potessero trovare il loro spazio, ma non invadessero tutto.(…) Il libro non dà definizioni, perché ne abbiamo anche troppe, basta sfogliare Internet anche a caso, ma cerca di parlare di questi temi con rigore (rigour e speriamo non penalty).Vorrei che lo leggeste come un romanzo, se vogliamo c’è anche una certa suspense e (…) ci sarà senz’altro una conclusione lieta, uno di quei finali aperti che danno tanta speranza, almeno a me. (…)”
Poi mi sono addentrato in problemi importantissimi (e dei quali avverto un certo fastidio perché ne sento spesso parlare con superficialità oppure astrusamente da cosiddetti addetti ai lavori), affrontati da Santulli con rigore e al tempo stesso con leggerezza, talvolta con humour, e soprattutto con efficacia. Aiutano ad approfondire questioni – è il caso di dirlo – di vitale interesse per noi e per la nostra Terra in cui viviamo, facendoci (male) i fatti nostri e rinviando scelte che dipendono da ognuno di noi e poi dalle nazioni, che su questi temi sono disunite (altro che ONU!) e refrattarie ad assumere quelle idonee misure che, comunque la si giri, richiedono ricerca scientifica continua, regole e limitazioni.
Santulli lo fa con uno stile particolare che qui di seguito esemplifico: “parlare di resilienza mi suscita un’immagine piuttosto negativa, perché per misurare quanto un materiale è resiliente occorre romperlo, anzi lo si ferisce pure con un intaglio perché si rompa come diciamo noi o meglio la fisica, cioè al centro …(…) La resilienza è la capacità dell’ambiente di resistere a un trauma, o di assorbire senza traumi l’energia che noi spendiamo, e spesso sprechiamo o consumiamo in eccesso, per le nostre attività. La sostenibilità invece è la speranza e la richiesta che, una volta che l’ambiente abbia assorbito quell’energia, non si trasformi troppo, in modo tale che i nostri discendenti possano esercitare le loro, di attività, che saranno chissà quanto diverse dalle nostre…”
Mi accorgo di esagerare nelle citazioni ma, secondo me, il compito principale di una recensione, è quello di indicare le ragioni per cui è consigliabile leggere un libro, avendolo ritenuto interessante per gli auspicabili lettori. Perciò gli stessi mi perdoneranno se cito anche i titoli degli agili capitoletti del libro perché danno l’idea sia degli argomenti trattati che del modo di affrontarli. Nel nostro caso, nel libro di Santulli, a un tempo stesso, in maniera rigorosa e con leggerezza e con un’ironia sempre garbata. E con il piglio di un professore non barboso e pedante, che si sforza di essere chiaro e di informare correttamente e senza annoiare.
I titoli sono questi: “Orientarsi tra le buone pratiche (senza bussola né Google Maps) – Un po’ per celia, un po’ per morire il più tardi possibile – Circolare destra e sinistra – Produci consuma butta (poi riproduci) – Percolazione nell’economia e nelle discariche – Lineare, ma non semplice (e anche un po’ sporchetto) – Come ti racconto il riciclo – Solo una parola – Per un effimero successo – Compostabile non combustibile – Programmato ci sarà lei! – Se mi sostieni andiamo fino in fondo – Due piani e doppi servizi – Un finale semiaperto o socchiuso” –
Infine consiglia, con relativa sinossi “Altri libri sull’economia circolare e sui materiali: una bibliografia ragionata, ma assolutamente di parte”.
In conclusione Santulli nel suo libro, en souplesse, tratta argomenti “pesanti” per l’avvenire dell’umanità e non si nasconde “le difficoltà tuttora presenti”, ma invita anche a tenere d’occhio quella bellezza che abbiamo davanti a noi e che spesso non riusciamo a vedere.
Quanto alla lingua (anzi la biolingua) quella “che nel frattempo avremo forgiato (o stampato, perché ci vuole meno energia, in fondo), ci aiuterà a venirne fuori”. Lo speriamo vivamente.
Carlo Santulli è professore di Scienza e Tecnolgia dei materiali presso l’Università di Camerino, Scuola di Scienze e Tecnologie. “Cervello di rientro” dall’Inghilterra nel 2006, i suoi interessi di ricerca sono sui materiali compositi, le fibre naturali e i materiali sostenibili, lo riutilizzo degli scarti e le bioplastiche.
Ha scritto i libri “Biomimetica: la lezione della natura” (2013, seconda edizione 2018) e “Ragionare sulla sostenibilità e sulla circolarità” (2022). Si occupa anche di disseminazione su temi di divulgazione ambientale e sostenibilità nelle scuole (PCTO). Ha collaborato per molti anni con Progetto Babele (dal 2003). Ha scritto due romanzi, “Ghigo e gli altri” (2008, seconda edizione 2018) e “La piazza con la toppa a cuore” (2022). Vive a Terni.
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