Sondrio – La provincia di Sondrio è il fanalino di coda in Lombardia in fatto di importi pensionistici erogati dall’Inps. Il dato emerge dal report dell’osservatorio Inps elaborato dal centro studi Cgil e dallo Spi (Sindacato pensionati italiani) di Sondrio. Dal 2020 ad oggi, le pensioni erogate sono calate di ben 1.135 unità. Le rivalutazioni del 2022 e del 2023 hanno dato una boccata di ossigeno, “insufficiente però se rapportata alla perdita di potere d’acquisto a seguito dell’andamento dell’inflazione, penalizzando di fatto le pensioni superiori a 4 volte il trattamento minimo – si legge nel comunicato congiunto Cgil – Spi Sondrio -, dove è stata riconosciuta una rivalutazione solo parziale e sulle quali il Governo ha fatto cassa per un ammontare di quasi 10 miliardi nel biennio”.
La percentuale delle prestazioni nel “Fondo pensioni lavoratori dipendenti” nella nostra provincia, che è del 44% sul totale, risulta essere di gran lunga inferiore a quella regionale (55%), mentre sono superiori quelle degli autonomi e parasubordinati (35% contro il 28%), così come quelle assistenziali (20% contro il 16% lombardo). “L’importo medio lordo mensile degli assegni erogati in provincia, escludendo per il momento la gestione dei dipendenti pubblici, secondo i dati forniti dall’Inps – dice Sandro Bertini, segretario provinciale Spi – pur superando per la prima volta la soglia dei mille euro e attestandosi a 1.034 euro, risulta essere ancora il dato il più basso della Lombardia che mediamente è di 1.298,86 euro, ovvero 263,85 euro, il 20% in meno”.
Quali i motivi? “Innanzitutto il basso livello di industrializzazione sul territorio – conclude Bertini – e i salari che sono più bassi. Questo comporta scarsa offerta di lavoro dipendente e un aumento di quello autonomo. Per quel che riguarda gli autonomi, infatti, le pensioni in provincia di Sondrio sono più alte della media lombarda. Infine, l’alta precarietà del lavoro, carriere discontinue, svariate criticità soprattutto per quanto riguarda l’occupazione femminile”.
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