Le comunità energetiche sono un flop. I 2,2 miliardi di euro stanziati nel Pnrr per sostenere la formazione di queste aggregazioni in comuni con meno di 5.000 abitanti andranno perduti, dato che secondo gli esperti sentiti da ItaliaOggi mancano i presupposti tecnici per farle funzionare.
Al momento ci sono infatti due generi di problemi. Da una parte l’esistenza di comunità (Cer) create in disequilibrio energetico e dall’altra l’uso dell’associazione in partecipazione per poter avviare questo genere di iniziative. Questo strumento risulta infatti essere l’unico possibile, alla luce del regolamento messo in piedi dall’attuale governo Meloni e siglato dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, che prevede tra l’altro la possibilità per i membri della comunità di essere liberi di entrare e uscire dalla struttura energetica.
La criticità ruota dunque tutto attorno al fatto che l’associazione in partecipazione è impossibile da finanziare da parte dalle banche visto che non è in grado di fornire sufficienti garanzie per poter poi ricevere fondi, con l’obiettivo di costruire l’impianto che fornirà l’energia alla comunità.
Questo porta con sé il problema che, al momento, le comunità energetiche che si riescono a costituire sono solo quelle dove uno dei partecipanti ha già a disposizione un impianto. Il che significa: un’azienda che ha riempito il tetto di pannelli fotovoltaici o una villetta o un privato che si è creato la sua fonte rinnovabile di energia. La conseguenza di questa dinamica è la creazione di comunità poco efficienti dal punto di vista energetico e l’irrilevante risparmio monetario legato alla partecipazione comunitaria.
Secondo i dati dell’ultimo report del Politecnico di Milano, sul mercato elettrico nel 2024, una famiglia di quattro persone con un consumo di 3.806 kWh, un costo annuo in bolletta di 713,45 euro, risparmia, grazie alla comunità energetica di cui fa parte, solo 23,30 euro l’anno. Una riduzione irrisoria molto probabilmente dovuta al fatto che la costruzione di base del gruppo è del tutto sbilanciata. Anche perché, nel caso di comunità «fatte bene» il risparmio annuo per una famiglia tipo che ha un consumo di 3.000 kWh si dovrebbe aggirare tra i 70 e i 100 euro.
Comunità energetiche troppo piccole e sbilanciate. Lo sbilanciamento energetico, stando agli esperti sentiti da ItaliaOggi, è legato a due fattori. Da una parte, alla bassa produzione di energia immessa nel mercato, dall’altra alla presenza all’interno di una comunità energetica di un’impresa che consuma la maggior parte della produzione messa in circolo. Al momento il 66% degli impianti ha una produzione di 60 kW (solo il 34% ha oltre i 200 kW). Questo ha come conseguenza la bassa immissione di energia nella rete elettrica e dunque il basso risparmio.
Dal punto di vista tecnico il risparmio, nel partecipare ad una comunità, è legato alla quantità di energia che viene consumata durante la produzione della stessa. E dunque, se all’interno del gruppo c’è un impianto che produce energia, basandosi sul fotovoltaico e un’impresa, va da sé che questa consumerà la maggior parte dell’energia, visto che produce durante il giorno, lasciando le briciole ai privati. Il consumo domestico risulta infatti concentrarsi, per la maggior parte, tra le 18 e le 21. Questo spiegherebbe quindi il risparmio di soli 23 euro l’anno nella simulazione fatta dal Politecnico. L’ottimo sarebbe dunque quello di riuscire a costruire delle comunità bilanciate fin dal principio in modo da evitare squilibri energetici e risparmi irrisori.
Tutti possono dare il via ad una comunità energetica. In linea di principio tutti possono cercare una comunità energetica di cui fare parte. Il problema è la messa a terra. Al momento non esiste infatti un registro dei soggetti aggreganti delle comunità e dunque se si vuole cercarne una locale, non si hanno effettivamente i riferimenti.
La soluzione potrebbe dunque essere, se proprio ci si vuole lanciare in questa avventura, giocare in prima fila, ponendosi come produttori di energia (il classico caso è la villetta indipendente che ha riempito il tetto di pannelli solari e che ha energia in eccesso), e cercare dei membri interessati a far parte del tuo nucleo energetico.
Il motivo? Non dimentichiamo che i produttori di energia che la rimettono sul mercato hanno a disposizione degli incentivi. E dall’altra parte, chi fa parte di una comunità, potrà avere sempre del risparmio in bolletta, più o meno generoso in base alla comunità energetica di cui fa parte.
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