REGGIO EMILIA – Il problema abitativo, la questione ambientale, la sanità, le carceri e il lavoro, ma anche la sua passione per i fumetti che ha trasferito nella campagna elettorale. Abbiamo parlato di queste tematiche con Federico Amico, candidato del Pd alle regionali del 17-18 novembre.
Lei ha avuto un’esperienza, prima di fare politica, nel mondo dei fumetti. Ci risulta che li abbia utilizzati anche in campagna elettorale. E’ vero?
Sì, ho sempre avuto una grande passione per i fumetti e, all’inizio degli anni ’90, ho anche lavorato come sceneggiatore per alcune pubblicazioni. Recentemente, ho incontrato l’editor Matteo Casali, direttore creativo e co-fondatore di Scuola Comics, che ha coinvolto al disegnatore Tommaso Ronda e allo sceneggiatore Francesco Pelosi questa la nostra idea di usare il linguaggio dei fumetti per affrontare alcuni temi e concetti complessi. È un progetto che stiamo portando avanti anche attraverso i social, con Instagram.
Passiamo a un tema molto sentito, ovvero del problema abitativo. Cosa fare per risolverlo?
In Emilia-Romagna, dobbiamo avviare un piano straordinario per recuperare circa 4.000 alloggi non utilizzati. Pur avendo investito 20 milioni a inizio legislatura molto è ancora da fare per garantire una manutenzione adeguata di questi immobili. Eppure, riportare questi alloggi sul mercato aiuterebbe a ridurre la pressione su quello privato. Un mio obiettivo è quello di avere una legge regionale sul co-housing, che integra abitazioni e servizi per creare comunità più solidali e sostenibili.
La questione ambientale è più che mai attuale. Come intende affrontarla?
Ho contribuito a promuovere una legge sulle comunità energetiche e l’utilizzo delle fonti rinnovabili, ma è chiaro che dobbiamo fare molto di più. Gli eventi climatici estremi, come alluvioni e allagamenti, ci impongono di rivedere la gestione del territorio. Serve de-sigillare il suolo, renderlo più permeabile per rallentare il deflusso dell’acqua e, al contempo, effettuare una manutenzione adeguata dei canali e delle casse di espansione. Però non possiamo fare tutto solo con il bilancio regionale: per un intervento come la cassa di espansione di Sala Baganza sono stati necessari 140 milioni di euro. Stiamo cercando di ottenere più fondi dal governo, perché servirebbero due miliardi, ma per ora ne abbiamo ricevuti solo 18 milioni.
L’Emilia-Romagna è una delle Regioni che consumano più suolo in Italia, soprattutto in zone a rischio. Questo, come si è visto, rende impermeabile il suolo e peggiora gli effetti delle alluvioni. Lei cosa propone?
Il consumo di suolo in Regione viene da lontano, la Legge Regionale sull’urbanistica ha bisogno di modifiche e meccanismi più stringenti per limitarlo. Purtroppo, sono ancora pochi i comuni che hanno adottato il Piano Urbanistico Generale (PUG), strumento fondamentale per contenere il consumo di suolo, anche se Reggio Emilia è un buon esempio in questo senso. Dobbiamo continuare a ridurre il consumo di suolo, de-sigillare i terreni già edificati e, nelle costruzioni pubbliche, iniziare a misurare l’impatto carbonico per introdurre delle compensazioni, come la forestazione urbana.
Sul fronte sanitario quali sono le priorità?
Uno dei temi principali è il finanziamento del sistema sanitario che, purtroppo, è sempre più limitato. Questo ci costringe a ripensare l’organizzazione dei servizi. Bisogna migliorare il rapporto con i medici di medicina generale, per evitare che i problemi si ripercuotano sui cittadini. Da sempre sosteniamo la medicina di gruppo e le Case della Comunità, dove il servizio sanitario collabora con quello sociale per una presa in carico completa dei pazienti. Ma, per tutto questo, servono più fondi dal governo. Inoltre, c’è una forte carenza di personale, che rende difficile rispondere adeguatamente ai bisogni sanitari della popolazione.
Il lavoro è un altro tema centrale. Come si può garantire occupazione di qualità?
Il nostro obiettivo è sempre stato quello di promuovere il lavoro di qualità e la sostenibilità ambientale. Credo che sia importante incentivare il salario minimo e usare gli appalti pubblici per garantire equità, richiedendo il rispetto dei contratti nazionali e delle norme di sicurezza sul lavoro. Serve inoltre una politica attiva per ridurre il precariato nei subappalti e aumentare l’occupazione femminile. Negli appalti pubblici si potrebbe fissare una percentuale minima di lavoratrici, così da incentivare l’occupazione femminile.
Qual è il suo punto di vista sulla cultura e il suo ruolo sociale?
La cultura è fondamentale per la crescita dello spirito critico e la coesione sociale. Biblioteche, teatri, musei e altri spazi culturali devono essere accessibili e offrire attività coinvolgenti. Voglio promuovere un piano straordinario per sostenere gli spettacoli dal vivo e aiutare le piccole realtà culturali locali. Esistono leggi nazionali, come l’Art Bonus, che incentivano le donazioni alle istituzioni culturali con agevolazioni fiscali, ma sono poco sfruttate e anche in questo caso voglio impegnarmi per una legge regionale che lo potenzi.
Recentemente ci sono state polemiche riguardo alla manifestazione di Casapound a Bologna. Come giudica quello che è accaduto?
Penso che organizzare una manifestazione di Casapound a Bologna, vicino alla stazione, dove è ancora aperta la ferita della strage dei primi anni Ottanta, sia stato un errore. Hanno chiamato persone da fuori città, e credo che tutto questo si ritorcerà contro di loro. Al posto di promuovere la sicurezza, queste iniziative finiscono per peggiorare la situazione e criminalizzare ulteriormente. Se parliamo di sicurezza, ci servono soluzioni reali, non manifestazioni che alimentano le tensioni. Sono con il sindaco Lepore che ha chiesto spiegazioni al capo del governo su come sia stato possibile che un manipolo di fascisti si sia potuto radunare vicino alla stazione di Bologna, è un diritto dovere che la città sappia.
Contro la criminalità c’è chi invoca più carceri. I penitenziari sono pieni e, spesso, i giudici lasciano a piede libero le persone arrestate, anche in flagranza di reato. Lei cosa ne pensa?
Credo che il carcere, così com’è, non sia un ambiente rieducativo, anzi, spesso finisce per incentivare la criminalità. Invece di costruire nuove carceri, dovremmo investire in programmi di rieducazione che offrano ai detenuti una possibilità concreta di reinserimento sociale. È importante fornire a chi delinque opportunità di lavoro e collaborare con le aziende per creare percorsi di reintegrazione. Questo approccio aiuta a contrastare il ritorno alla criminalità. Serve anche affrontare il problema dell’organizzazione criminale, che spesso trae profitto dalle attività illecite.
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