è di questi giorni la notizia della riapertura da parte del governo dei termini per aderire al “Concordato Preventivo” da parte degli autonomi con partita Iva. Mi sto chiedendo se qualche giornalista oltre a trascrivere tanto quanto dettato dal governo vuole fare ancora giornalismo sul campo e informare correttamente i lettori. Partendo da alcuni dati ufficiali in Italia abbiamo 3.800.000 partite Iva ma dal concordato dobbiamo già togliere 1.200.000 partite Iva agricole che già usufruiscono di un regime fiscale agevolato. Se poi togliamo i 500.000 autonomi “eroici” che hanno aderito al primo termine del Concordato Preventivo rimangono circa 1.900.000 potenziali imprese autonome che potrebbero aderire al concordato. Ma se questi autonomi sono come l’idraulico che è venuto lunedì a farmi una riparazione e che al momento del pagamento mi ha detto: «250 con ricevuta, 200 senza ricevuta» e visto che tali riparazioni o lavoretti non sono deducibili nella dichiarazione redditi ho risposto: «senza dubbio 200», alimentando così la sua evasione fiscale, allora concludo che ancora una volta il Concordato Preventivo è una operazione di facciata senza informazione e trasparenza di dati con lo scopo di raccogliere solo voti.
M.D.
La risposta del direttore del Gazzettino Roberto Papetti
Cara lettrice,
il “concordato preventivo” proposto ai lavoratori autonomi dal governo non ha funzionato come si prevedeva, perché per molte partite Iva non era conveniente: il costo da pagare per garantirsi la tranquillità e l’assenza di accertamenti, non è stato giudicato così interessante. Ora infatti verrà prorogato modificato e corretto, nella speranza (non so quanto concreta) di riuscire a convincere altre partite Iva a sottoscriverlo. Ma all’artigiano che è venuto a casa sua e che lei ha accettato di pagare in nero, non interesserà mai nessun tipo di concordato. A lui preme solo versare meno tasse possibili. E riesce a farlo, non perché i giornali scrivono sotto dettatura o perché il governo cerca solo voti, ma perché tanti accettano di pagare senza pretendere la ricevuta. Magari non fa piacere sentirselo dire: ma è esattamente così. Non vivo su Marte e non intendo fare la morale a nessuno. So bene che un buon numero (non tutti, per fortuna) di professionisti a partita Iva sottopongono spesso ai loro clienti l’alettante ipotesi dello “sconto fiscale”, come, con un certo senso dell’ironia, lo definì un elettricista.
Sappiamo come funziona: tu cliente non mi chiedi la ricevuta e io ti faccio pagare il 20-25% in meno. Ci guadagniamo entrambi e il gioco è fatto. Questo gioco però si chiama evasione fiscale e per renderla possibile bisogna essere in due: chi incassa e chi paga. Possiamo provare a giustificarla in ogni modo: con il “così fan tutti”, con la banale convenienza, con l’assenza di deducibilità di alcune spese o in molti altri modi ancora. Ma ogni volta che accettiamo quello “sconto” andiamo ad ingrossare le fila dei professionisti del “nero” e l’evasione. Ma il concordato, con tutto questo, c’entra poco o nulla.
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