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Ragaini: «Risparmio, meno tasse per avvicinarlo alle imprese» #finsubito prestito immediato


di
Marco Sabella 

Il presidente dell’Aipb: «Il private banking vale 1.200 miliardi. Motore per la crescita. Bisogna agevolare gli investimenti di lungo termine. La raccolta cresce del 3,5%»

Dall’obiettivo primario di preservare il capitale all’individuazione delle strategie per incanalare le risorse dei grandi patrimoni su un percorso di crescita. E’ questo il tema su cui ruoterà il prossimo XX Forum dell’Aipb – l’Associazione italiana Private Banking – che si terrà il 21 novembre a Milano, a Palazzo Mezzanotte e il cui filo conduttore è, appunto, «il Private Banking per la crescita». A fine giugno 2024, le grandi fortune degli italiani gestite attraverso il sistema del private banking ammontavano a 1.196 miliardi, in crescita di oltre il 3,5% rispetto all’anno precedente sotto il profilo della raccolta e del 5-6% dal punto di vista delle performance, positive, di mercato. «Registriamo quindi un aumento vicino al 10% che fa del private banking un pilastro, visto che il settore rappresenta circa un terzo dell’intera ricchezza finanziaria nazionale, stimata in 5.600 miliardi, con l’esclusione delle proprietà immobiliari», spiega il presidente dell’Aipb Andrea Ragaini. 

«Vogliamo mettere le risorse finanziarie del sistema del private banking al centro di un progetto di crescita per l’economia nazionale e per i patrimoni dei nostri clienti, visto che a causa del rallentamento economico e dell’inflazione di questi anni la ricchezza privata ha subito una minaccia e deve essere investita in modo da generare rendimenti migliori», sottolinea. A questo scopo l’educazione finanziaria gioca un ruolo importante. «Con i circa 14 incontri annuali che i clienti di private banking tengono con il loro banker di riferimento è evidente che diamo un contributo di grande rilievo alla crescita delle competenze economiche e delle conoscenze finanziarie dei cittadini», spiega. 




















































Non a caso il 50% della ricchezza investita in impieghi produttivi (anziché essere tenuta dormiente sui conti correnti) proviene dal sistema del private banking. Mentre la quota di ricchezza detenuta in strumenti di liquidità, che a livello nazionale è pari al 40%, scende al 20% per la media dei titolari delle gestioni di private banking. Non sorprende che l’impiego in attività produttive e in capitale di rischio, a cominciare dalle azioni, sia più elevata per chi dispone di grandi fortune. Sale al 20% del totale del capitale disponibile, contro una media nazionale del 15%.

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Del resto l’identikit di chi ricorre ai servizi specializzati del private banking è quello di una popolazione di oltre 700mila famiglie, che dispongono di una ricchezza finanziaria (esclusi dunque gli immobili) di oltre 500 mila euro per famiglia. «La nostra ambizione è di far crescere sempre di più gli impieghi produttivi del risparmio, a scapito delle giacenze di conto corrente detenute per scopi precauzionali. E questo richiede un impulso alla diffusione dei prodotti assicurativi, un settore in cui l’Italia appare molto arretrata rispetto alle economie europee con cui si confronta», afferma Ragaini. 

Ma lo spostamento di risorse verso investimenti produttivi di lungo termine e ad elevata remunerazione non basta a imprimere quello slancio che l’economia nazionale richiede da un utilizzo efficace del risparmio. «Occorre che anche le autorità politiche e regolamentari concorrano a questo obiettivo con forme di agevolazione e detassazione del risparmio investito in attività capaci di creare ricchezza nel lungo termine», conclude il presidente dell’Aipb.


17 novembre 2024

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