E adesso il guitto di Kiev, Zelensky, l’attore Nato, prodotto in vitro di Washington se non di Hollywood (l’attore più pagato di tutti i tempi), parla espressamente di possibile fine della guerra nel 2025. Insomma, il guitto sta più o meno apertamente riconoscendo che la guerra potrebbe finire presto, anche se naturalmente non esplicita il fatto che detta fine potrebbe chiaramente avvenire nel senso di una sconfitta dell’Ucraina. Ucraina che, teniamo a precisare, il guitto non sta difendendo ma che sta anzi sacrificando sull’altare dell’imperialismo a stelle e strisce, quell’imperialismo che usa l’Ucraina stessa come instrumentum belli contro la Russia di Putin, colpevole di non genuflettersi al nuovo ordine mondiale liberal-atlantista e anzi di propiziare un auspicabilissimo ordine multipolare, sottratto al monopolarismo della civiltà dell’hamburger. Peraltro, non è ozioso ricordare che storicamente ogni “campagna di Russia” si è risolta in una disfatta per chi si è arrischiato in una simile impresa. Non si trascuri neppure il fatto che con l’elezione recentissima di Donald Trump sembra davvero che la musica possa rapidamente cambiare, dacché il codino biondo che fa impazzire il mondo non sembra aver alcun interesse a far proseguire questa sciagurata guerra, che infiniti lutti sta arrecando al popolo ucraino e anche, diciamolo pure, alla nostra Europa, martoriata dalle sanzioni alla Russia (il primo caso storico di sanzioni che danneggiano il sanzionante e non il sanzionato) e dai continui aiuti finanziari e bellici inviati a fondo perduto al guitto di Kiev. Per parte nostra, speriamo vivamente che la guerra finisca il prima possibile, acciocché terminino i supplizi inflitti al popolo ucraino e alla nostra Europa, ma poi anche acciocché non sia messo in discussione il nascente ordine multipolare propiziato da quegli stati sovrani nazionali disallineati che, come la Russia, la Cina e l’Iran stanno resistendo alla globalizzazione dell’Occidente, che meglio andrebbe intesa come anglobalizzazione o come americanizzazione coatta dell’intero pianeta, condannato a piegarsi al modello nichilistico di un Occidente che ormai bene sarebbe definire uccidente, data la sua palese essenza pantoclasta e distruttiva non solo dell’altro ma anche di sé.
Di Diego Fusaro.
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