Stop ad operazioni e visite su quasi tutto il territorio nazionale. Oggi, mercoledì 20 novembre, è il giorno dello sciopero generale di 24 ore indetto da medici, dirigenti sanitari, infermieri e altre professioni sanitarie.
La mobilitazione nasce per denunciare le gravi criticità del sistema sanitario nazionale ma assume particolare rilevanza in Sicilia, dove la situazione è ancora più preoccupante. Giuseppe Bonsignore, segretario regionale della Cimo (Confederazione Italiana Medici Ospedalieri), punta il dito contro la Regione Siciliana, accusata di non applicare correttamente le normative nazionali che prevedono incentivi e agevolazioni per i medici pubblici, contribuendo così alla fuga di personale verso il settore privato o l’estero.
Disparità nell’applicazione delle normative
Secondo Bonsignore, il Decreto Legge n. 73 del 7 giugno 2024, che prevede una defiscalizzazione al 15% per le prestazioni aggiuntive richieste ai medici per smaltire le liste d’attesa e sopperire alla carenza di personale, è stato applicato nelle altre regioni italiane. In Sicilia, invece, l’applicazione è parziale e disomogenea: alcune aziende sanitarie la rispettano, altre no, bloccando perfino i pagamenti per lavoro già svolto.
Un’altra disparità riguarda l’indennità per i medici del Pronto Soccorso, introdotta dalla Legge di Bilancio 2022 e ampliata nel 2023. Nonostante i fondi siano stati assegnati alle aziende sanitarie siciliane, molte di queste non hanno ancora erogato le somme ai medici interessati, lasciando la situazione in stallo.
Fondi bloccati
Il problema più grave, secondo Bonsignore, riguarda il mancato utilizzo dei 19 milioni di euro stanziati tra il 2019 e il 2022 per il recupero dei tagli ai fondi contrattuali dei medici ospedalieri siciliani. Mentre nel resto d’Italia tali somme sono già state distribuite, in Sicilia restano inspiegabilmente bloccate nelle casse della Regione.
Lo sciopero si preannuncia come un grido d’allarme per salvare un sistema sanitario siciliano ormai al collasso.
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