(Adnkronos) – Lecce, 20 novembre 2024. Dal 21 novembre, fino al 18 dicembre 2024, il Museo Castromediano, Pinacoteca “Antonio Cassiano” di Lecce ospita in anteprima assoluta “Legni Preziosi”: dal Barocco dell’Italia meridionale, l’esposizione di tre preziose sculture votive in legno policromato, restituite ai colori e alle dorature originali grazie al lavoro del centro interdisciplinare M.O.S.A.I.C. (con i fondi del Piano Nazionale della Ricerca) e per la prima volta esposte al pubblico. Le tre importanti sculture in legno policromato di età barocca sono state restaurate dal centro M.O.S.A.I.C. (Multidisciplinary Organization for Studying and Analyzing materials in Art and Conservation), nato dalla collaborazione dell’Università del Salento con il Polo Bibliomuseale della Puglia e la Provincia di Lecce. La prima fase di questa collaborazione è stata ospitata dal laboratorio di restauro del Museo Castromediano, in attesa che il Centro si insedi nell’ex Convento dei Domenicani di Cavallino. Le tre opere, finora non esposte al pubblico, provengono da luoghi di clausura monastica: un busto di Ecce Homo e un Sant’Onofrio dal Monastero delle Benedettine di Lecce e un altro Ecce Homo da quello delle Clarisse di Nardò. Il restauro è stato preceduto e accompagnato da approfondite indagini sui materiali: analisi delle specie legnose utilizzate, sezioni stratigrafiche delle policromie, tomografie assiali computerizzate (tac). Ricerche bibliografiche e d’archivio e comparazioni filologiche hanno completato il quadro delle conoscenze in un’ottica interdisciplinare, che ha permesso di ricostruire nel modo più completo possibile la storia delle tre sculture, oggi riferibili con buona probabilità rispettivamente ad Antonio Gallo, Diego Viglialovos e Giacomo Colombo. Nel caso di Viglialovos la probabilità è diventata certezza grazie alla scoperta di un cartiglio con la sua firma all’interno della statua. Il restauro ha rivelato le policromie originali, in tutti e tre i casi riscoperte al di sotto di ridipinture più tarde. L’Ecce Homo delle Clarisse ha ritrovato, una volta rimosse spesse vernici ossidate, un delicato incarnato rosato; quello delle Benedettine ha rivelato un magnifico e quasi integro estofado (decorazione graffita su foglia oro) occultato da una spessa ridipintura; infine il Sant’ Onofrio mostra ora la sua raffinata veste pittorica originale, che si deve con ogni probabilità allo stesso Colombo, noto come pittore oltre che scultore. Nella pulitura delle tre opere sono state messe a confronto diverse tecniche, tra cui l’utilizzo di un prodotto brevettato, ecocompatibile, a base di enzimi lipasi stabilizzanti, che usato in forma di gel, evita i rischi di irritazioni o sensibilizzazioni agli operatori. Le opere restaurate, scalate cronologicamente dal primo Seicento dell’Ecce Homo di Nardò, al 1674 di quello di Lecce, fino ai primi del Settecento del pezzo attribuito al Colombo, rappresentano tre tappe significative nella storia della statuaria sacra meridionale, che nella mostra si confrontano con le opere della collezione permanente della Pinacoteca Antonio Cassiano, tra le quali vi sono altre sculture in legno seicentesche, e con le magnifiche statue-reliquiario provenienti dalla chiesa leccese di Sant’Irene. —immediapresswebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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