Il primo cittadino censura il comportamento del gruppo Dfs e guarda avanti: «Ho 2-3 idee, una francese». Natale triste per l’inchiesta sul terreno dei Pili: «Parlerò ai pm dopo aver visto le carte»
«Questo è per me un Natale triste: auguro a tutte le famiglie momenti lieti e la capacità di mettere da parte le difficoltà». È amaro il sorriso del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, di fronte ad una platea di centinaia di cittadini accorsi in piazza Ferretto a Mestre per assistere all’accensione del grande albero. Da sopra il palco installato al centro della piazza, fatica a mostrare lo stesso carisma di sempre davanti al microfono. «Solo io so il peso che sto portando, non si può immaginare quanto grande sia», confessa poi, riferendosi all’inchiesta Palude e al sospetto degli inquirenti che per la vendita dell’area dei Pili ci fosse un «accordo illecito» tra il sindaco e il suo staff e il magnate di Singapore Ching Chiat Kwong. «Io ho fiducia nella procura – ha dichiarato Brugnaro – dal magistrato ci andrò certamente, ma non prima di aver visionato tutte le carte: è un mio diritto. Aspetterò di leggere nero su bianco quali sono le accuse, in modo da arrivare preparato, evitando di rispondere a casaccio».
La vicenda giudiziaria
La vicenda giudiziaria non è la sola questione a turbare il Natale del primo cittadino: l’inattesa chiusura del Fondaco dei Tedeschi e il contesto agitato in cui il sovrintendente Fortunato Ortombina sta per lasciare il teatro La Fenice, concorrono a rendere il periodo tutt’altro che rilassato. «Sono basito dal modo in cui una grande azienda internazionale come la Dfs si è comportata. Una modalità tanto immorale non l’ho mai vista in vita mia: lanci degli allarmi, dai dei segnali, non fai così», afferma sul Fondaco. Brugnaro pare però avere le idee abbastanza chiare sul futuro: «Ciò che va fatto ora – sottolinea – è da una parte tutelare i lavoratori e dall’altra aiutare la proprietà a trovare un altro grande investitore. Io spero che il Fondaco rimanga il polo del lusso, ma in chiave diversa, con un altro grande soggetto: ho già in mente due o tre attori economici che sarebbero ideali, sto puntando su uno in particolare, ma non posso fare nomi». E si lascia sfuggire: «Magari qualcuno dalla Francia. La città ha bisogno di grandi investitori: questi però vanno presi e abbracciati, accompagnati, convinti che investire qui è un affare».
Il ricollocamento
Sia l’idea di trasformare il Fondaco in un polo del food, sia il ricollocamento negli hotel non fanno breccia. «Parlare a ruota libera prima di sentire non conviene mai – dichiara Brugnaro – è meglio evitare discorsi di fantasia. Parlare di polo del food semplicemente non è concreto. La disponibilità dimostrata dagli albergatori, da imprenditore, l’ho invece apprezzata tanto, e a loro va il mio plauso. Si deve però considerare che dentro al Fondaco lavorano anche alti professionisti, non tutti possono finire a fare i camerieri, si dovrebbe pensare ad un’altra forma di ricollocazioni. Il tasso di alberghi in centro storico poi è già molto alto».
La Fenice
C’è poi la tensione latente, esplosa in uno sciopero, che ha colpito il teatro La Fenice: «Di cui non sospettavo nulla, e che mi ha rattristato molto – ha detto il sindaco – Mi dispiace soprattutto per Ortombina, che se ne va nel bel mezzo di uno sciopero, dopo aver messo il cuore qui». Ortombina ha dato le dimissioni a partire dall’11 dicembre, data entro la quale si dovrà nominare un nuovo consiglio che avrà poi il compito di indicare il nome del nuovo sovrintendente. «Pierangelo Conte e Nicola Colabianchi sono i due nomi papabili – conclude Brugnaro – Conte l’ho incontrato nei giorni scorsi e nei prossimi raggiungerò Colabianchi. Per me è importante però trovare un accordo con il ministro della Cultura Alessandro Giuli sul successore. La dirigenza invece ho chiesto resti tutta la stessa».
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