Incontro di presentazione e conoscenza reciproca, nei giorni scorsi, tra gli “ambasciatori” della Comunità energetica rinnovabile (Cer) diocesana e il vescovo di Treviso, mons. Michele Tomasi, nel salone del vescovado. Con un comunicato diffuso oggi si rende noto che una quarantina di persone, uomini e donne, giovani e pensionati, alcuni con competenze specifiche nel settore delle energie rinnovabili, liberi professionisti o con esperienza nella Pubblica amministrazione o in aziende private, altri ancora cittadini curiosi e preparati, provenienti da tutto il territorio diocesano (e anche da altre zone), hanno accettato l’invito del presule e si sono presentati raccontando le motivazioni che li hanno spinti a rispondere all’appello lanciato dalla Fondazione Diocesi Energy Ets. Un appello lanciato qualche mese fa per raccogliere disponibilità a diffondere la conoscenza della Comunità energetica e a raccogliere eventuali disponibilità a farne parte, come consumatori e/o produttori.
“Credo nel fotovoltaico e voglio dimostrare ai miei figli che si può fare qualcosa per il mondo”, ha detto uno degli ambasciatori; altri hanno portato la loro esperienza di produttori e consumatori, mentre un giovane, papà di due bambini, si è detto disposto a “provare a cambiare le cose, per il futuro dei miei figli”. Attenzione alle nuove generazioni e al creato, quindi, e attenzione ai poveri: “Con questo sistema vinciamo tutti, soprattutto chi ha meno possibilità” ha sottolineato un altro.
Sergio Criveller, economo della diocesi e presidente della Fondazione Diocesi Energy ets, ha fatto il punto sul percorso, sottolineando gli aspetti economici e sociali della Cer, mentre don Paolo Magoga, direttore dell’Ufficio diocesano di Pastorale sociale, del lavoro e salvaguardia del Creato, ha messo in luce che progetti come questo rappresentano un ponte tra la Chiesa e il mondo. Gratitudine è stata espressa dal vescovo a tutti i presenti. “La Cer – ha affermato mons. Tomasi – sta prendendo spirito e carne anche attraverso di voi. La struttura della Fondazione di partecipazione ci consente di coinvolgere anche le comunità più piccole, mettendo insieme produttori, consumatori e tecnologia”. “È un contributo concreto che vogliamo dare, noi ci proviamo a rispondere al grido della terra e al grido dei poveri”, ha proseguito il presule ricordando che “rinnovabile” è anche la comunità, che si rinnova e trova forme nuove per stare volentieri insieme, legando le reti che già ci sono.
Dalla prossima settimana gli ambasciatori si incontreranno nuovamente, online, per partecipare ad alcuni webinar, proprio per essere ancora più competenti, preparati e coordinati.
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