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La carica delle piccole imprese: «Siamo il 90% delle aziende, è ora di cambiare paradigma» #finsubito prestito immediato


di
Christian Benna

Al Sermig la Giornata delle Pmi. Sertorio: «Facciamo squadra in filiera»

«Small is beautiful». Cinquant’anni fa l’economista svizzero Ernst Schumacher coniava lo slogan «Piccolo è bello» che avrebbe trovato la sua fortuna nel made in Italy, in quel tessuto produttivo tricolore forse povero di grandi multinazionali, ma ricco di eccellenze manifatturiere. 

Venerdì a Torino, al Sermig, quel concetto che sembra aprire una terza via alla crescita e allo sviluppo è tornato protagonista, anche se in una versione aggiornata, al Pmi Day di Confindustria, per una giornata dedicata al confronto tra imprese e scuole.
«Più del 90% delle aziende italiane sono Pmi. La nostra economia e buona parte dell’occupazione è fatta da queste imprese. È venuto il momento di conoscerle e raccontarle, soprattutto ai giovani», ha spiegato Filippo Sertorio presidente di Piccola Industria dell’Unione Industriale di Torino, associazione che rappresenta circa duemila imprese. Negli anni Novanta il mito del made in Italy «piccolo è bello» delle aziende familiari si scontrava con il gigantismo delle multinazionali nel mare magnum della globalizzazione e con l’emergere delle grandi compagnie tecnologiche. Il «meraviglioso» mondo della biodiversità manifatturiera italiana, esalata dai distretti industriali, strutture uniche al mondo, sembrava destinato all’estinzione. 




















































«E invece nonostante le crisi passate e attuali siamo ancora qui a raccontare un nuovo capitolo della nostra storia». Le Pmi si sono specializzate in nicchie di mercato spesso irraggiungibili dalle multinazionali. Basti pensare al Piemonte: al packaging industriale per bevande, vino e non solo; ai fornitori di componenti per l’aerospazio; all’evoluzione del tessile in aziende dello sport-tech; allcchimica e alla farmaceutica. 

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«Oggi le nostre piccole e medie aziende si occupano di intelligenza artificiale e di sostenibilità, siamo protagonisti di un’industria avanzata», afferma Sertorio.
E piccole imprese lo sono solo per ragione sociale. Perché in realtà sul territorio le Pmi operano in logica di filiera. Nel complesso il sistema delle piccole e medie imprese piemontesi conta circa 11 mila realtà. La buona notizia è che, nonostante le difficoltà, dalla competizione globale alle crisi economiche, le Pmi crescono. Nel 2007 erano 10 mila in Piemonte. E molte delle ex piccole, il 20% circa, oggi sono medie, con più di 50 addettiri (la metà del Pil regionale). 

Secondo il rapporto di Confindustria sulle Pmi regionali le piccole del Piemonte cubano 63 miliardi di giro d’affaccupano 312 mila addetti. Il tasso di specializzazione è tra i più alti d’Italia, oltre il 33% del totale.
Ieri in tutta Italia hanno partecipato più di 50 mila ragazzi al Pmi Day. 

La novità di questa edizione è l’evento organizzato da Piccola Industria Confindustria, Unione Industriali di Torino e Anitec-Assinform nel capoluogo piemontese in collaborazione con Rete Nazionale Licei Economici Sociali d’Italia. Qui il tema della formazione e della cultura d’impresa si è intrecciata a una delle grandi sfide che le Pmi italiane stanno affrontando: la transizione digitale «È cambiato il paradigma: mentre prima facevamo fatica a convincere le scuole a partecipare a questa giornata, oggi sono le scuole sono gli insegnanti e i presidi che ci cercano — ha spiegato Sertorio— , per chiederci di andare a parlare nelle scuole, e di far venire gli studenti nelle nostre aziende».

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22 novembre 2024



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