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COP29: pochi gli impegni concreti, la bozza ignora i combustibili fossili e delude il Pianeta #finsubito prestito immediato


La 29esima Conferenza delle Parti si avvia verso una conclusione che lascia l’amaro in bocca. Nella bozza diffusa il 22 novembre, nessun accenno alla riduzione dell’uso di petrolio, gas e carbone, principali responsabili del riscaldamento globale. Al contrario, il documento punta su misure vaghe come innovazioni tecnologiche e risparmio energetico

La COP29 di Baku si avvia verso una conclusione deludente. La bozza di documento sulla mitigazione del cambiamento climatico, diffusa il 22 novembre, non contiene alcun riferimento alla necessità di ridurre l’uso dei combustibili fossili, principale causa del riscaldamento globale.

Un’omissione che rischia di compromettere gli sforzi globali per contrastare la crisi climatica e mantenere l’aumento delle temperature entro la soglia di 1,5 °C, come stabilito dall’Accordo di Parigi. Vediamo cosa potrebbe succedere se il documento venisse approvato.

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Il testo, invece di affrontare il problema alla radice, si limita a indicare misure generiche di riduzione delle emissioni, puntando su innovazioni tecnologiche, compresa la cattura del carbonio, e risparmio energetico

Si tratta di soluzioni che, pur avendo un ruolo nel processo di decarbonizzazione, non possono sostituire la necessità improrogabile di abbandonare progressivamente petrolio, gas e carbone.

Sul fronte finanziario, la bozza di accordo presenta aspetti controversi. Mentre si chiede un aumento dei finanziamenti per il clima da tutte le fonti, pubbliche e private, fino ad almeno 1.300 miliardi di dollari all’anno al 2035, la bozza “decide di porre un obiettivo in estensione” rispetto all’Accordo di Parigi, con i Paesi in via di sviluppo che si assumono l’onere di mobilitare 250 miliardi di dollari all’anno al 2035 per l’azione climatica.

A tal proposito, la Presidenza della COP29 ha dichiarato:

Come prima riflessione sulle indicazioni delle Parti, la decisione sul Nuovo Obiettivo Collettivo Quantificato contiene un invito a tutte le Parti a collaborare per aumentare i finanziamenti ai paesi in via di sviluppo per l’azione per il clima da tutte le fonti pubbliche e private fino ad almeno 1,3 trilioni di dollari all’anno entro il 2035. Inoltre, riflettendo la proposta delle parti dei Paesi sviluppati, include la decisione di stabilire un obiettivo di estensione dell’obiettivo di mobilitare congiuntamente 100 miliardi di dollari all’anno, con le parti dei Paesi sviluppati in prima linea, a 250 miliardi di dollari entro il 2035 per le parti dei paesi in via di sviluppo per l’azione per il clima.

Questo approccio solleva almeno due criticità: da una parte ambiguità sulle fonti di finanziamento e dall’altra l’insufficienza delle risorse. Nel primo caso, non è chiaro in che misura questi 250 miliardi dovrebbero provenire da fondi pubblici dei Paesi sviluppati o da altre fonti, come investimenti privati o prestiti. Nel secondo caso, anche raggiungendo l’obiettivo dei 1.300 miliardi, la cifra potrebbe essere insufficiente rispetto alle reali esigenze dei Paesi più vulnerabili, che subiscono gli effetti più gravi della crisi climatica.

Le reazioni indignate

La mancanza di un impegno chiaro sulla riduzione dei combustibili fossili e le ambiguità sul fronte finanziario hanno suscitato reazioni indignate da parte di attivisti e organizzazioni ambientaliste.

“È una vergogna che, nonostante la piena consapevolezza delle devastanti crisi climatiche che affliggono i Paesi in via di sviluppo, i paesi sviluppati abbiano proposto solo una misera cifra di 250 miliardi di dollari all’anno”, ha dichiarato Harjeet Singh, attivista per il clima e sostenitore del Trattato di non proliferazione dei combustibili fossili.

Anche Mohamed Adow, direttore del think tank Power Shift Africa, ha criticato duramente la presidenza azera della COP29, definendola “una delle peggiori nella storia recente” e denunciando il caos e la mancanza di leadership che hanno caratterizzato i negoziati.

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Un’occasione sprecata?

La COP29 di Baku rischia di essere ricordata come un’occasione sprecata. Mentre gli scienziati lanciano appelli sempre più urgenti sulla necessità di agire con decisione per evitare il collasso climatico, i leader mondiali sembrano incapaci di prendere impegni concreti e vincolanti. L’assenza di un chiaro riferimento alla riduzione dei combustibili fossili nella bozza di accordo è un segnale preoccupante, che mette in luce la forte influenza delle lobby del settore e la mancanza di volontà politica di affrontare il problema alla radice.

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