FVG – Assemblea M5S Roma, Capozzella: “Basta essere partito del sud, parliamo al Nord, basta dire no a tutto. M5S in Fvg allo sbando. Dialogo con tutti per vera alternativa”
“Ogni territorio – dice Capozzella – ha un suo essere che lo caratterizza fin dal Dna delle sue genti. Il Nordest è da sempre legato al mondo della piccola e media impresa, delle professioni, del lavoro ad ogni settore e livello. Ecco che allora occorre riprendere a vivere a fianco a queste persone. Occorre tornare, faccio un esempio, alla battaglia contro Equitalia che tanto venne seguita e sostenuta proprio da chi era ed è impegnato nel mondo del lavoro, soprattutto autonomo.
A Nordest le partite Iva, gli artigiani, i piccoli imprenditori hanno fatto girare al massimo la locomotiva Nordest sono stati abbandonati e dimenticati. In un momento dove il Veneto e Il Fvg perdono quote di mercato a favore di Lombardia e Emilia Romagna, serve un cambio di rotta. Dobbiamo parlare e dialogare con chi ogni giorno alza la saracinesca o apre la porta di un capannone”
“Con il ministro Patuanelli abbiano avuto l’unico momento di attenzione da parte di un mondo che è la spina dorsale del Nordest, Fvg in testa. Poi più nulla a favore di un posizionamento che ha guardato più al sud che al nord Italia. Qui non abbiamo più dialogo: dobbiamo tornare a far sentire la voce di ha problemi quotidiani e che spesso trova solo un pacca sulla spalla e nulla di più. Abbiamo lasciati ad altri campi di azione”
“E’ innegabile che il M5S oggi è visto come un partito del sud. La questione meridionale è nota fin dalla unità d’Italia. Gramsci negli anni ‘20 la citava come un problema fondamentale per lo sviluppo del Paese. Ma il nord oggi naviga a vista e rischia di trovarsi in forte difficoltà. Basti pensare alla crisi in Germania che ha frenato il nostro export. Ecco che serve uscire dal palazzo di piazza Oberdan a Trieste e stare fra la gente, la nostra gente, quella del ‘fare da soli’.
Seguire chimere di chi dice no a tutto non porta a nulla qui in Fvg e nel Nordest in particolare. Occorre poi riconoscere il percorso del Titolo V della Costituzione: la legge Calderoli è già stata bocciata dalla Consulta, ma quel percorso non va demonizzato ma analizzato e al nord è un problema sentito a cui va data una risposta senza se e senza ma. La Costituzione prevede una maggiore autonomia delle regioni”.
“Il filosofo Cacciari dice bene: dopo la rabbia, arriva la disperazione e non si sa cosa possa accadere dopo. Ecco perché, soprattutto al nord, la gente diserta le urne.
Occorre invertire la rotta. Un esempio: il Fvg è terra che ha fame di energia, ma qui si bloccano i campi fotovoltaici. Fra poco il gas tornerà a crescere e così le bollette. Fra qualche anno avremo sempre più anziani e, quindi, una spesa sanitaria in forte aumento. Se si ferma la produzione di pil, come faremo a pareggiare i conti? Ecco che occorre scendere in campo e proporre una forte transizione energetica e guadare, in prospettiva, con attenzione alla produzione di energia nucleare green. Ma se da partito ‘verde’ blocchiamo anche la energia solare, come faremo ad essere credibili?”
“A Roma porterò le istanze del Nordest che lavora e che vuole crescere con uno sviluppo sostenibile. Il no per il no non paga: basta vedere i risultati elettorali raggiunti, dal 2 e poco più per cento delle ultime regionali alla debacle delle europee. Sono dati che confermano come il M5S sia lontano, oggi, anni luce dal nord e dalla sua gente e dai suoi problemi. Certo, la differenza la fa la classe dirigente e come viene scelta. Chi lavora ha cognizione di causa di ciò che lo circonda. Qui gli slogan della sconfitta della povertà, cari al sud, non pagano”.
“In attesa di cosa deciderà l’assemblea del M5S a Roma anche sulle alleanze, occorre ribadire che il Fvg è da sempre stato un campo di esperimenti politici e a livello locale, spesso, non valgono i diktat dei visitors.
Umbria e Emilia Romagna dimostrano che su basi comuni e programmi condivisi si può far parte di alleanze allargate che possono coinvolgere un vasto campo elettorale dal centro alla sinistra. Viceversa la Liguria insegna che se ci sono spaccature e divisioni motivate da vecchi rancori e giovanili comportamenti non si va da nessuna parte.
Non vale l’ammucchiata per l’ammucchiata, così si perde e non si è credibili, ma serve una piattaforma forte comune, programmatica e condivisa. Il banco di prova in Fvg saranno Pordenone e Monfalcone quando di andrà alle urne, poi la Regione. Nessuno è cespuglio ma ramo forte in un albero dalle forti radici. Il resto sono chiacchiere”.
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