I negoziati alla Cop29 sono durati un giorno in più, si pensava che non si arrivasse ad un accordo ed invece alla fine dopo tre bozze l’intesa è stata raggiunta sull’aumento degli aiuti climatici ai Paesi in via di sviluppo. Dai 100 miliardi di dollari all’anno attuali, previsti dall’Accordo di Parigi, si arriverà gradualmente a 300 miliardi all’anno nel 2035.
I 300 miliardi di dollari saranno destinati ai Paesi in via di sviluppo che hanno bisogno di denaro per liberarsi dal carbone, dal petrolio e dal gas che causano il surriscaldamento del pianeta, per adattarsi al riscaldamento futuro e per pagare i danni causati dalle condizioni climatiche estreme.
La cifra non si avvicina all’importo totale di 1.300 miliardi di dollari che i Paesi in via di sviluppo chiedevano, ma è tre volte superiore all’accordo di 100 miliardi di dollari all’anno del 2009 che sta per scadere. Le delegazioni hanno detto che questo accordo va nella giusta direzione, con la speranza che in futuro arrivino altri fondi.
I Paesi occidentali hanno chiesto di ampliare l’elenco degli stati responsabili dei finanziamenti per il clima, ritenendo che la Cina, Singapore e i Paesi del Golfo fossero diventati più ricchi. Ma alla fine non è arrivato per loro nessun obbligo. Un modo per accontentare Pechino che vuole erogare i suoi aiuti senza avere vincoli.
A Baku viene approvato anche il mercato internazionale del carbonio, che permetterà agli stati di investire in progetti di decarbonizzazione all’estero. La sua istituzione era il secondo dossier più importante della Cop.
Il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha espresso preoccupazione, per lui si poteva fare di più, ma ha esortato le nazioni a considerare l’accordo come “fondamenta” su cui costruire.
Per il presidente americano Joe Biden, “nessuno può fermare la rivoluzione sull’energia pulita” ed ha salutato l’accordo come un risultato storico.
Duro il commento dell’India. L’importo che si propone di mobilitare è abissalmente misero. «È una somma irrisoria», ha detto la funzionaria indiana Leela Nandan. Lo stesso vale per l’Africa che ha lanciato e continuerà a lanciare l’allarme sull’inadeguatezza dei finanziamenti per il clima.
Anche per la Francia l’accordo è deludente e non all’altezza delle sfide, come ha voluto sottolineare il ministro francese per la Transizione ecologica Agnès Pannier-Runacher.
«Con una semplificazione, potremmo dire che abbiamo portato lo spirito del Piano Mattei nel dibattito della Cop29», è invece il commento del ministro dell’Ambiente e della sicurezza economica, Gilberto Pichetto, secondo cui nel negoziato l’Italia ha portato la sua strategia per una finanza climatica più efficace che rifletta i nuovi equilibri globali con alcuni obiettivi specifici: allargare la base dei contributori con un ruolo maggiore dei paesi sin qui non considerati donatori; contabilizzare i contributi delle banche multilaterali di sviluppo; incoraggiare le iniziative filantropiche; favorire meccanismi che, partendo dai contributi degli Stati, spingano i grandi investitori a finanziare progetti per una decarbonizzazione come motore di sviluppo nei Paesi più vulnerabili.
FOTO: SHUTTERSTOCK
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