Milano unica città italiana a ospitare il tour-lampo: quattro giorni di corsi, posti subito esauriti. Le fan con fidanzati al seguito e tenute in stile Jane Fonda, chi arriva dalla Sicilia e chi da Stoccolma. Lui: «Vi adoro»
Sono le nove e mezza del mattino quando, in via Gallarate, una macchia fluo buca la nebbia persistente. Chi attraversa la strada non indossa il fucsia per segnalarsi alle auto, così come non è questo il pensiero primario di chi si presenta indossando a mo’ di sciarpa festoni rossi luccicanti, scippati dritti all’albero di Natale. La visibilità in potenza è d’altro tipo. Qui infatti si scrive la moda instagrammabile, l’imperativo è ballare come le dive del pop – ecco le tenute eccentriche – facendosi due, quattro, sei e pure otto risate in compagnia: Justin Neto, coreografo stella dei social, ha infatti scelto Milano per l’unica serie italiana delle sue «Dance Class», sessioni a metà tra il fitness e la danza, tanto cliccate quanto democratiche al grido di «alla portata di tutti».
Top model e impiegati
E tutti son proprio tutti: veri ballerini e impiegati, istruttrici in libera uscita e ragazzini/e trascinati/e dalle mamme che poi si litigano la prima fila. Tre milioni di follower, un plotone di fan che include, tra le altre, Gisele Bündchen. La Justneto-filosofia si nutre di musica intramontabile, passi mutuati da Beyoncé, Shakira, Britney Spears, stili sudamericani. Riassunto? «Energia, pensieri positivi, cacciate lo stress. Let’s go!».
I biglietti introvabili
Allora eccoci, Milan Dance Class. Le allieve (il genere maschile è netta in minoranza, ancorché presente) si radunano. Il fatto che la tappa lampo si spalmi sul weekend, dunque evitando richieste di permessi e fughe dagli uffici, aiuta. Il portone si apre. La palestra «Fuori di danza» è una delle sedi scelte per il tour – Neto arriva dagli Usa e ripartirà per Parigi — e il titolare Giulio Riva ammette: «Quando ci è stato chiesto l’affitto della sala, tra le più grandi in città, non conoscevamo il fenomeno. Poi hanno cominciato ad arrivare chiamate da tutta Italia, abbiamo guardato i social e abbiamo capito il perché».
Su Instagram il passaparola è forsennato («Aggiungete qualche data, vi prego»). Quattro giorni a Milano, tre lezioni al giorno da un’ora, 45-50 persone ognuna. Chi si presenta in via Gallarate ha già un traguardo tagliato: si è conquistato il biglietto, costo 60 dollari. «Il tempo di prendere la borsa, estrarre la carta di credito e puff: sold out», spiega Annalisa, impiegata di San Donato. «Comparivano nuove date e in pochissimo il gruppo era completo. Ho tenuto d’occhio costantemente: ce l’ho fatta». «Figuriamoci come è stato difficile per noi che eravamo in cinque», confermano Roberta, Chiara, Monica, Annika e Maria. Come divisa indossano una t-shirt con foto di gruppo (il loro) stampata sopra: «Viaggiamo sempre insieme, festeggiamo qui i nostri compleanni, che siano 50 o 63 anni». Tre vengono da Milano, una da Pescara, una da Stoccolma. Ci sono architetti, agenti di commercio, impiegate comunali, imprenditrici: «Se ci intervista ora è meglio, dopo saremo mezze morte, la palestra non è il nostro forte». Risata.
Le milanesi come Jane Fonda
Professionisti del settore si iscrivono? «Anche ballerine con le scarpette», racconta Thiessa Owens, vestale della chat degli iscritti milanesi che sfiora i 600 membri. All’Aethos di piazza Ventiquattro Maggio – altra sede – erano talmente tante le prenotazioni che hanno traslocato in cortile: body e guanti di pelo, nessuno ha fatto una piega. Ancora Owens: «Stramberie se ne vedono soprattutto a New York: gli addii al nubilato non li contiamo più». Potevamo esser da meno? Ecco una cricca in tenuta arcobaleno, Jane Fonda nell’oggi, con i compagni al seguito, timidi in principio e inclusi con gran successo nell’ambitissimo reel conclusivo («Anche questo è il bello, andare sui social di e con Justin»).
Il fidanzato con il libro: «Io no»
C’è chi arriva dal quartiere e chi si è fatto una notte di viaggio: Sicilia, Napoli. «Io, da Reggio Emilia, mi sono accaparrata ben due lezioni», esulta Elisa. Filippo accompagna la fidanzata e, incurante di «Gloria» che pompa dagli amplificatori dalla sala, sprofonda in un libro. Limonov di Emmanuel Carrère è il suo scudo: «No, io non ballo, sto qui. Non ci penso proprio».
Re dei social
Quando Neto si presenta, rivelando sotto il giaccone una maglietta con stampa di Mariah Carey («È Natale, no?»), mette in chiaro: «Divertiamoci e non preoccupatevi di altro». La sua storia è quella di un successo vorticoso: nato nel 1986 a Parìba, passi in salotto guardando la tv («Britney Spears — dice in una pausa tra le lezioni — è stata di fatto la mia prima insegnante di inglese. L’ispirazione? I musical di Broadway»), entra nello staff di una grande palestra, dove lo eleggono dipendente dell’anno. Iniziano a rivolgersi a lui gli artisti del suo Brasile, con Giuliana Paes e Anitta esplode il successo, alimentato da video perfettamente studiati sui social. Oggi la sua base è New York. «Sono a Milano, e in Italia, per la prima volta: amazing, vi adoro. Purtroppo della città non ho visto niente perché faccio le lezioni e poi sono stanchissimo. La prossima volta resterò di più. Sognavo l’Italia, gli italiani sono energici come i brasiliani».
Cellulari banditi e ripensamenti
I cellulari sono (quasi) banditi, perché il video sarà poi prodotto dagli organizzatori. Sulla prestazione finale le partecipanti caricano in creatività: dalle borse, oltre agli asciugamani, spuntano cerchietti da renna e occhiali scuri. E riecco i festoni rossi: roteano come boa di struzzo su «All I want for Christmas is you». Sicuro effetto wow. «Ma scusate, se li mettete al collo non pungono?»: la signora che interroga le compagne addobbate ha scelto l’understatement della tenuta blu. Si trova pentita: «Avrei dovuto inventarmi qualcosa pure io». Fuori dalla sala, intanto, anche altri hanno cambiato idea. Alla porta vetrata, dove già si assiepano le corsiste della sessione successiva, Filippo ha guadagnato una postazione ottima e osserva. Carrére può aspettare. La prossima volta si balla? «Non fa per me…». Tono categorico svanito. Un ritorno di Justin Neto è previsto in primavera. Gutta cavat lapidem. Forse anche Instagram.
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