Nel Viterbese 696 imprese a rischio usura. Sono quelle segnalate alla Centrale dei rischi della Banca d’Italia nei primi sei mesi del 2024. Con questi numeri la provincia è 82esima a livello nazionale per attività in sofferenza. Rispetto allo stesso periodo del 2023, sono calate di 14 le ditte col bollino rosso (per un calo percentuale del 2%) ma i numeri assoluti rivelati dalla Cgia di Mestre restano comunque alti, soprattutto rispetto agli anni precedenti. “L’aumento delle segnalazioni in centrale rischi purtroppo è tangibile e dipende dalle difficoltà incontrate dalle imprese negli ultimi anni nel rientrare delle rate di prestiti e mutui, prima per via del Covid poi per la guerra e per il conseguente aumento delle materie prime e dei consumi energetici”, conferma Andrea De Simone, segretario provinciale di Confartigianato imprese di Viterbo.
L’identikit dei più a rischio? Si tratta prevalentemente di artigiani, esercenti, commercianti o piccoli imprenditori che sono scivolati nell’area dell’insolvenza e, conseguentemente, sono stati segnalati dagli intermediari finanziari alla Banca d’Italia. Le conseguenze? Affatto trascurabili perché di fatto, questa “schedatura” preclude a queste attività di accedere a un nuovo prestito.
Tornando alla fotografia della situazione, a livello nazionale sono quasi 118mila le imprese che si trovano a rischio usura. Nel resto del Lazio, spicca in negativo Rieti che si piazza quarta a livello nazionale con 236 segnalazioni tra gennaio e giugno 2024, ovvero un aumento del 15% rispetto allo stesso semestre del 2023. Segue Latina in 13esima posizione con un totale di 1.374 in pericolo e un +8,1% rispetto all’anno scorso; quindi Roma 18esima con 10.827 e un incremento percentuale del 6,9% e chiude Frosinone 38esima con 1.155 attività all’attenzione della Centrale dei rischi e un incremento del 3,6%.
DI fatto, quindi, la Tuscia è l’unica ad aver registrato un seppur minimo decremento ma questo non consente di tirare un sospiro di sollievo.
Come ricorda ancora De Simone, sulle segnalazioni “ha pesato anche il forte clima di incertezza creato da un costante rialzo dei tassi di interesse verificatosi tra il 2020 e l’inizio del 2024: si è passati da un Euribor negativo a uno di oltre il 4%, con una leggera inversione di tendenza negli ultimi mesi. L’aumento, quindi, delle rate ha messo alcune imprese, specie le più piccole, nella condizione di non riuscire a onorare i prestiti”. E l’economia del Viterbese si regge proprio sulle micro-aziende.
“Esiste da tempo il Fondo antiusura del Mef, strumento utile gestito da banche e confidi, però – rimarca il segretario di Confartigianato – negli ultimi anni una eccessiva burocratizzazione dei suoi meccanismi di funzionamento ha fortemente condizionato l’acceso per le imprese”. Chi finisce nella black list della Centrale dei Rischi difficilmente può beneficiare di alcun aiuto economico dal sistema bancario, rischiando, molto più degli altri, di chiudere o, peggio ancora, di scivolare tra le braccia degli strozzini. “Come associazione – conclude – lanciamo un appello agli imprenditori che vivono momenti di difficoltà: non cadete mai nel tranello senza ritorno dell’usura e dei prestiti troppo facili, per l’accesso al credito rivolgetevi sempre alle banche di riferimento e ai confidi territoriali espressione delle associazioni di categoria come la nostra, che sono presidi di legalità e sostegno reale”.
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