Rimini, 25 novembre 2024 – “Chiediamo al giudice di non archiviare il caso sulla morte di nostro figlio affinché le due ostetriche indagate non continuino a lavorare in questo modo”.
E’ un appello forte e chiaro, ma anche commosso e straziante, quello che arriva da Alessandro, Federica Semprini Pironi, 34 anni, e Marco Pirini, 41, i genitori del piccolo Alessandro, il bambino per il quale era stato programmato il parto in casa, ma venuto alla luce già morto il 5 novembre del 2022 all’ospedale a Rimini, dove la madre si era recata dopo le complicazioni nel travaglio.
Per quella vicenda due ostetriche di 46 e 28 anni sono state indagate per omicidio colposo.
Attraverso il proprio avvocato Piero Venturi, la famiglia ha presentato un’istanza di opposizione alla richiesta di archiviazione avanzata dal sostituto procuratore Annadomenica Gallucci sulla base dell’analisi eseguita dai consulenti tecnici della Procura, l’anatomopatologa Arianna Giorgetti e il professor Pantaleo Greco.
Anche i familiari hanno prodotto una consulenza medico-legale, affidata in questo caso ai professori Domenico Arduini e Giuseppe Fortuni.
Secondo la tesi sostenuta dall’avvocato Venturi, le ostetriche avrebbero commesso una serie di errori che poi si sono rivelati determinanti nel concorrere al decesso del piccolo.
Anzitutto, sarebbe mancata la diagnosi di prolungamento patologico della prima e della seconda fase del parto, oltre al trasferimento in ospedale per la somministrazione di ossitocina. Non solo, perché le due ostetriche avrebbero dovuto somministrare una terapia antibiotica dopo 18 ore dalla rottura delle acque e, successivamente, avrebbero dovuto trasportare la paziente in ospedale all’esatto momento di 24 ore dalla Prom.
Per l’avvocato Venturi le ostetriche “avrebbero dovuto chiamare il 118 per trasportare la paziente in ospedale”.
“Restiamo convinti che se avessero agito diversamente Alessandro sarebbe qui con noi – dicono i genitori di Alessandro – Le due ostetriche hanno violato pesantemente le linee guida, quando mio marito insisteva per andare in ospedale, loro continuavano a ripetermi che non c’era bisogno”.
Le due ostetriche sono difese dalle avvocatesse Martina Montanari e Chiara Baiocchi, che nel corso dell’ultima udienza in aula hanno “rilevato come in questa vicenda manchi un elemento fondamentale, ovvero il nesso di causalità tra la condotta delle ostetriche e il decesso. Questo non siamo noi ad affermarlo ma la perizia dettagliata eseguita dai consulenti della Procura”. Le ostetriche, negano dunque il nesso di causalità con il decesso, supportate dalla perizia tecnica della Procura.
A decidere sulla richiesta di archiviazione dovrà ora essere il gip Vinicio Cantarini.
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