La Manovra 2025, attesa alla Camera a metà dicembre, introduce importanti novità sui fringe benefit. Il governo Meloni punta cioè a incidere su quegli strumenti di welfare aziendale che le imprese possono offrire ai propri dipendenti per alleggerire il peso di determinate spese.
Tra le principali misure, emergono incentivi destinati a favorire la mobilità lavorativa e ridurre il divario tra domanda e offerta di lavoro, con vantaggi fiscali significativi sia per i lavoratori che per le aziende.
Tetto massimo di 5.000 euro
Per il 2025, il governo ha previsto un’esenzione fiscale per le somme erogate, o rimborsate, dai datori di lavoro ai dipendenti assunti a tempo indeterminato che decidano di trasferire la residenza a oltre 100 chilometri dalla precedente abitazione. Il beneficio, con un limite massimo di 5.000 euro annui, copre i costi di locazione o manutenzione dell’abitazione per i primi due anni dalla stipula del contratto di lavoro.
Si tratta di una misura mirata a incentivare la mobilità lavorativa in un momento in cui molte imprese faticano a trovare le competenze necessarie sul territorio locale.
Le soglie di esenzione fiscale
Per il triennio 2025-2027, la legge di Bilancio conferma la possibilità di beneficiare dei fringe benefit con soglie di esenzione fiscale più ampie rispetto al passato:
- 1.000 euro annui per i lavoratori in generale;
- 2.000 euro annui per i dipendenti con figli fiscalmente a carico, inclusi quelli adottivi o affidati.
Questi importi si applicano al valore dei beni e servizi forniti dall’azienda, nonché ai rimborsi per le spese relative a:
- utenze domestiche (acqua, luce e gas);
- canoni d’affitto o interessi sul mutuo dell’abitazione principale.
I dipendenti con figli a carico dovranno dichiarare il loro diritto al beneficio al datore di lavoro, specificando il codice fiscale dei figli, mentre le aziende sono chiamate a informare le rappresentanze sindacali unitarie laddove presenti.
Le voci interessate dalla modifica dei fringe benefit sono le medesime del 2024, a cambiare è il fatto che riguarderanno in particolare chi accetta di trasferirsi a oltre 100 chilometri. L’Agenzia delle Entrate spiega che per quanto riguarda le utenze di luce, gas ed energia elettrica, il dipendente, per poter utilizzare i fringe benefit, deve dimostrare che le spese riguardano immobili ad uso abitativo posseduti o detenuti, “sulla base di un titolo idoneo dal dipendente, dal coniuge o dai suoi familiari, a prescindere che negli stessi abbiano o meno stabilito la residenza o il domicilio, a condizione che ne sostengano effettivamente le relative spese”. Stando così le cose non vale fare il pendolare e appoggiarsi, magari occasionalmente, alla stanza degli ospiti di un parente o di un amico.
Cosa sono i fringe benefit
I fringe benefit sono una forma fondamentale di welfare aziendale, cioè benefici extra concessi ai dipendenti oltre alla retribuzione base. Vengono erogati, talvolta sotto forma di voucher, per coprire una serie di spese e vantaggi come auto aziendali, buoni pasto, telefoni aziendali (così come tablet e pc), assicurazioni sanitarie, concessione di prestiti, acquisti di azioni societarie, alloggi, asili aziendali, acquisto di beni e servizi e altro ancora.
Sono destinati esclusivamente ai lavoratori dipendenti, senza distinzione tra pubblico e privato. Restano dunque esclusi i lavoratori autonomi.
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