Il tema è controverso ma voglio dirlo: in linea generale il finanziamento pubblico ai partiti è giusto. Fu sbagliato e forse demagogico toglierlo. E il risultato fu politica “open” infeudata. Fondazioni affaristiche e personali, partiti simulacri e cross founding, opacità varie. In più senza controlli sui rimborsi e rendicontazioni.
In Italia come in Germania i partiti hanno rilevanza costituzionale. E nella seconda viene sancito nel Grundgsetz che “sono organi costituzionali”. Mentre da noi è affermato che “concorrono alla formazione della volontà popolare”. Ergo sono architrave della democrazia.
Adesso si vuole ridurre la donazione volontaria del 2 per mille sull’IRPEF e portarla allo 0,2 ma per tutti, inclusi i non optanti. Ovvero, da 1milione e 800mila opzioni volontarie al 2 per mille a 30 milioni a quota fissa dello 0,2 per tutti i contribuenti e tutti i partiti.
Comprendiamo i dubbi di Mattarella sui profili di costituzionalità. Si obbliga anche chi detesta i partiti a un obolo estorto. Ma un qualche modo si dovrà pur trovarlo. In Germania lo Stato eroga ai partiti il triplo rispetto a noi: più di 150 milioni. E oltre 260 milioni alle Fondazioni vicine ai partiti. Fanno 400 milioni. Da noi la miseria di 21 milioni. Non è possibile. E infatti i partiti sono ormai cartelli elettorali oligarchici e opachi. Luoghi fantasma. Comunità aeriformi di opinione. Brand e cordate notabilari. Partiti personali familiari o del leader, partiti azienda. Esposti a patti scellerati con le imprese. Altro che radiosa primavera del civismo associativo, secondo la retorica del post tangentopoli! Lo abbiamo visto. Più lottizzazione, più assalto alla diligenza, più occupazione dello Stato.
Ora come è evidente occorrono a riguardo norme serie e cogenti. Rendicontazione, pubblicità dei contribuiti privati anche piccoli, albi pubblici per i donativi. Soglia agli esborsi privati dei singoli, come una tantum. Soglia agli sponsor per congressi. Equa distribuzione della pubblicità per i giornali politici. Facilitazioni per spazi pubblici e centri congressi.
La politica costa ed è un diritto civico e i partiti con statuto vidimato e democratico vanno finanziati anche dallo Stato. Altrimenti si rischia di cadere nell’eterno connubio populistico e antidemocratico tra la plebe e Lor Signori.
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